Tratto dal sito www.italica.rai.it
Di Pietro Lorenzetti, nato a Siena intorno all'ultimo ventennio del 1200, poco o nulla si sa. Spesso le esili notizie sulla sua vita si confondono con quelle relative al fratello Ambrogio
I due pittori, però, furono artisticamente, e pare anche umanamente, molto diversi. Se il Ghiberti loda Ambrogio, egli ignora del tutto Pietro, mentre Vasari definisce Pietro filosofo e letterato, oltre che artista, gli dedica una delle sue Vite, ma dimostra di non sapere della sua parentela con Ambrogio.
Si suppone che Pietro fosse il maggiore dei due e che studiasse di pittura nella bottega di Simone Martini in Siena. Niente altro si sa della sua vita, eccezion fatta per gli spostamenti tra alcune città toscane e umbre, accreditati dalla datazione delle sue opere.
Nei primi anni del 1300 fu, sicuramente, ad Assisi. Dopo il 1315, si mosse verso Firenze e vi soggiornò per un periodo sufficientemente lungo per dipingere un Polittico e alcune opere singole in luoghi sacri.
In questo stesso periodo fu a Cortona, forse solo per il tempo strettamente necessario a dipingere la Croce della chiesa di San Marco.
Tra il 1326 e il 1329 Pietro tornò ad Assisi per affrescare il braccio sinistro della Basilica Inferiore di San Francesco. Il ciclo pittorico consta di numerose scene. Di sicura attribuzione sono la Discesa al Limbo, la Risurrezione, la Deposizione.
A lungo i critici hanno discusso sulla paternità di altre scene, è certo, comunque, che egli lavorasse con maestranze.
Dopo il 1329 Pietro tornò nella città natale. A Siena dipinse una celebre Natività, nella quale il suo stile si dimostra maturo e composito.
Pare che egli trovasse la morte nel 1348, probabilmente colpito dalla peste, che uccise anche il fratello Ambrogio.
Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.
Pittore.
N. Siena, 1280 circa - m. Siena, probabilmente 1348.
Con l'opera dei Lorenzetti, la pittura senese definì la sua posizione nei confronti di quel grandissimo fenomeno figurativo che fu il cosiddetto «volgare pittorico» di Giotto. Se Duccio ne aveva avuto sentore e Simone ne aveva sviluppato alcuni caratteri schiettamente gotici e raffinatamente internazionali, i Lorenzetti, pienamente consapevoli della nuova situazione storica, produssero un'arte originale, specchio delle loro aspirazioni, ma anche frutto del patrimonio culturale della loro città. Grazie a loro Siena ebbe un ruolo fondamentale per lo sviluppo di un linguaggio pittorico «italico», cioè indipendente sia da quello bizantino che da quello gotico. Pietro fu probabilmente di qualche anno più anziano di Ambrogio e certamente ne influenzo la formazione artistica; pur dotato forse di minore talento naturale e di minore originalita del fratello, Pietro si inserisce a buon diritto fra i maggiori pittori senesi, e non soltanto del suo secolo.
Secondo il Vasari egli sarebbe stato allievo di Giotto, ma sembra più verosimile pensare che, cresciuto artisticamente nell'orbita duccesca (l'influsso di Duccio di Buoninsegna si rivela in modo particolarmente chiaro nei dipinti del primo periodo), egli sia stato poi improvvisamente illuminato dal contatto con Giotto ad Assisi. Il senso costruttivo delle sue opere, pure espresso dalla linea e dallo spazio, è vigorosamente sostenuto anche dal colore, plastico, severo, eppure ricco di effetti decorativi.
Poco sappiamo della sua vita; le prime notizie sono del 1306 e le ultime del 1344; morì probabilmente durante la grande pestilenza del 1348. La sua produzione artistica fu vastissima, come grande fu la sua influenza sui pittori successivi. Una grande quantità di opere si trova in Siena (nei Duomo e in mold edifici cittadini) e nei dintorni (Chiesa del Monastero di Lecceto, ecc.), ma l'artista lavorò anche a Massa Marittima, ad Assisi, Firenze, Arezzo, Cortona, Pisa, e molti altri luoghi ancora.
Qui di seguito forniamo un elenco delle opere principali. Il primo lavoro da ricordare e costituito dagli affreschi della Basilica Inferiore di S. Francesco ad Assisi, raffiguranti «Storie della Passione di Cristo» e altri soggetti, realizzati probabilmente in più riprese, negli anni 1315-29 circa. Di ottima qualità formale, le storie assisiati contengono anche una notevole carica emotiva, e si impongono come uno dei monumenti pittorici più insigni di tutto il sec. XIV.
Del primo periodo, precedente al 1320, è una bella «Madonna» nella Cattedrale di Cetona, in cui Pietro sembra plasmare, con la propria fantasia e con il proprio sentimento, gli spunti narrativi che gli venivano da Giotto e dalla scultura di Giovanni Pisano, pure se l'influenza di Duccio appare ancora preminente. Ricordiamo poi un grandiose polittico realizzato per conto del Vescovo Guido Tarlati (1320), ancora oggi situate nella Chiesa di S. Maria della Pieve ad Arezzo.
Del 1326-27 sono gli affreschi del Convento e della Chiesa di S. Francesco a Siena, tra i quali spicca la grande «Crocifissione», posta nella Cappella di S. Andrea dei Piccolomini, che è uno dei più alti e drammatici capolavori del Maestro, in cui il corpo aspramente e potentemente modellato del Cristo richiama decisamente la scultura di Giovanni Pisano; in seguito, seguaci di Pietro, influenzati anche da Ambrogio, completarono la decorazione iniziata.
Del 1329 è la tavola della «Madonna in Trono col Bambino tra S. Nicola di Bari, il Profeta Elia e quattro Angioli», parte centrale di un grande polittico eseguito per la Chiesa del Carmine, che, insieme ad altri frammenti del polittico stesso, è conservata nella Pinacoteca Nazionale di Siena. Nella medesima Pinacoteca si trovano tre «Santi» parti di polittico del 1332.
Agli Uffizi di Firenze si trovano le tavole con «Storie della Beata Umiltà» (1330-35 circa), e la tavola della «Madonna in Trono col Bambino e Angioli» (1340). Altro memorabile capolavoro è la «Natività della Vergine» (1335-42) conservata nel Museo dell'Opera del Duomo a Siena; in quest'opera tarda, Pietro sembra perdere l'intenso sentimento drammatico dei lavori precedenti, evidenziando invece una nuova serenità contemplativa, vicina a quella del fratello.
Molte altre opere meriterebbero di essere menzionate; tra queste, ricordiamo una splendida «Crocifissione» nella Pinacoteca di Cortona, una magnifica tavola nella Chiesa di Monticchiello, e gli affreschi, purtroppo perduti, realizzati insieme ad Ambrogio, per lo Spedale di S. Maria della Scala a Siena.