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NICOLA PISANO (1220-1278)

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Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.

Nicola Pisano

Scultore.

N. forse in Puglia, o secondo alcuni a Pulìa presso Lucca, 1220 circa - m. 1278/1287

I capolavori di questo insigne scultore, precedenti alle opere di Dante, di Giotto, e di altri grandi del sec. XIV, annunciano veramente un'epoca nuova, non soltanto per l'arte, ma per tutta la cultura italiana. Ma perché inserire Nicola Pisano tra i grandi senesi? Il fatto e che delle sue origini ben poco si conosce; si deve allora dedurre che Nicola non e un vanto di nessuna città? Oppure che è un vanto di Pisa perché si chiama Pisano? In verità l'arte sublime di Nicola è un vanto dell'Umanità, ma in particolar modo delle città dove egli maggiormente visse e operò, nelle quali, se da un lato lasciò suoi capolavori, dall'altro venne inevitabilmente influenzato dalla cultura locale. Siena reclama a buon diritto, più di molte altre città, di annoverare Nicola tra le sue glorie.

Egli, tra l'altro, dovette soggiornare presso l'Abbazia di S. Galgano, nei dintorni di Siena, prima di recarsi a Pisa. In quest'ultima città, nel 1259-60, Nicola realizzò la sua prima grande opera in ordine di tempo, probabilmente in virtù della quale fu detto Pisano: lo stupendo pulpito del Battistero. Il pergamo, a pianta esagonale, e sorretto da colonne su cui si impostano archi trilobi divisi da statuette poste sui capitelli, con figure di profeti sulle riquadrature; le cinque formelle della balaustra rappresentano la «Natività», l'«Adorazione dei Magi», la «Presentazione al Tempio», la «Crocifissione», il «Giudizio Universale». In quest'opera si nota una intensa rielaborazione delle forme classiche, non riscontrabile nell'anteriore scultura toscana; tale derivazione non si esaurisce in una palese derivazione da opere d'arte antiche, ma si pone come elemento costitutivo della visione artistica di Nicola, le cui sculture recano l'impronta di una umanità viva e concreta, nettamente svincolata dall'astrattezza e dalla trascendenza tipiche del Medio Evo; il sereno e nobile ideale artistico viene espresso con un linguaggio ricco di cadenze ampie e maestose. Sono evidenti, nel pergamo di Pisa, le influenze gotiche, particolarmente appariscenti negli archi trilobi su cui poggia il parapetto, nell'architettura sullo sfondo dei rilievi, nel modo di trattare i panneggi, e, soprattutto, nell'intensità espressiva di alcune figure.

In seguito Nicola fu a Siena, dove eseguì, nel periodo 1265-69, il pulpito della Cattedrale, valendosi della collaborazione del figlio Giovanni, dei fratelli Lapo e Donato, e di Arnolfo di Cambio. Ammirando quest'opera insigne, appare subito evidente che ci troviamo di fronte ad uno dei più significativi capolavori dell'arte scultorea italiana di ogni tempo. Questo pergamo è di struttura più complessa di quello di Pisa, è a pianta ottagonale anziché esagonale, è più riccamente rivestito di sculture, ed in esso si accentuano decisamente gli elementi gotici alla staticità e alla severa semplicità delle figurazioni pisane, supolitiche e folti di figure come a Pisa, ma percorsi da una sciolta vena narrativa, atta ad esprimere con più vibrante commozione i moti dell'animo, mentre la lavorazione del marmo acquista una finezza straordinaria nei morbidi trapassi di piani.

Altra splendida opera è la Fontana di Piazza a Perugia, ultimata nel 1278, progettata da Nicola, e da lui decorata con statue e rilievi in collaborazione col figlio Giovanni; non è agevole, in questo caso, distinguere la mano dei due Pisano. Parimenti, non è stato ancora stabilito in maniera persuasiva se, e in quale misura, spettano a Nicola o alle sue maestranze varie altre opere, come i rilievi del portale del Duomo di Lucca, quelli dell'arca di S. Domenico a Bologna, ecc.

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