Esempi e detti morali
La pace (III)
A chi dico io, o donne? A chi parlo io? Oimé, io dico a' miei senesi! Doh, immé, che se voi poteste vedere il mio cuore, io vi parlo tanto teneramente e con tanto amore, che vedendolo voi mei credareste! Io mi dolgo tanto di voi, perché io so' pure di voi e vego che voi sapete mal tenere la nostra libertà. Doh, diciamo un poco: quanto tempo avete voi usata questa nostra libertà in Siena? — Tanto. — Bene: in che l'avete voi convertita questa libertà? E mirate bene prima che voi mi rispondiate, che voi mi rispondiate a ragione. Dice colui: "Perché ci è della robba in abondanzia: aviamo fertilità ne le nostre vigne e ne le nostre terre, e lavoransi i nostri poderi molto bene. Aviamo del bestiame, e per la pace che noi aviamo, il manteniamo."
Io ti ridomando un'altra volta: La robba che tu hai, perché l'hai tu acquistata? Sàmelo tu dire? La principale cagione, io ti dico. Solo per la pace che tu hai âuta, le vigne so' state lavorate e hai del vino in abbondanzia. Simile, i poderi per lo lavorare t'hanno renduto del grano in abondanza e dell'altra biada. Perché si so' lavorati? Pure per la pace che voi avete âuta. El bestiame che tu hai tanto multiplicato, che n'è stato cagione? Pure la pace. Non cognosci tu che la guerra è cagione di tutte queste cose spèrgiare? E chi t'ha conceduta questa pace? Iddio perché tu la guidavi meglio che tu non la guidi oggi.