Altro tradimento clamoroso fu quello che vide protagonista Sgonfio, al secolo Romolo Maggi, ai danni della Torre.
E' l'anno 1932 ed il Palio è rimandato al giorno 3 per la pioggia. Il podestà, in quel momento Bargagli Petrucci, aveva il compito di stabilire l'ordine segreto della mossa, ma un dipendente del comune (montonaiolo) dalla carta assorbente rimasta nel cestino del podestà lo aveva ricostruito scoprendo che prevedeva Montone e Torre molto vicine.
Chiacchiere molto fondate dicevano che Sgonfio, fantino del Montone, avrebbe fatto il gioco della contrada di Salicotto ed in effetti neppure Busisi, capitano della Torre, seppe spiegarsi perché il Maggi, al quale aveva offerto una cifra molto alta, avesse tenuto ferma al canape la sua contrada favorendo la vittoria dell'Onda.
Per di più, mentre tutti seguivano la corsa dei primi, al secondo giro il fantino del Montone aveva imboccato San Martino e, lasciato il cavallo di fronte alla chiesa dei Servi, si era involato.
Passa qualche mese ed una mattina tre torraioli arrivano alla casa di Sgonfio chiedendo di comprare alcune bestie. Il fantino, che di mestiere fa anche il treccolone e commercia in cavalli, ciuchi e altri animali, non sospetta nulla ed accetta di andare nella stalla con i tre.
Dopo un po' i presunti compratori afferrano il fantino e con le minacce riescono a intimidirlo estorcendogli, finalmente, la verità. Si scopre così che il dipendente comunale, che aveva visto l'ordine fra i canapi, lo aveva portato al governatore dell'Oca che aveva offerto a Sgonfio 1.500 lire in più della cifra pattuita con la Torre; Sgonfio aveva così ottenuto 5.000 lire (al posto delle 3.500 offerte da Busisi) e la Torre aveva perso il Palio.
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Nel 1932, Palio di luglio, all'Onda viene assegnata la Gobba, ottima cavalla, mentre gli altri favoriti sono Chiocciola e Torre. Il T.O.N.O. (alleanza Tartuca, Oca, Nicchio e Onda) decide, allora, di puntare sull'Onda e a vestire il giubbetto bianco-celeste va Ganascia.
La Torre, però, cerca di «arrivare» il fantino ondaiolo e quando la comparsa sta lasciando la contrada, con Ganascia già a cavallo del soprallasso (allora il fantino faceva «tutto il giro» prima di entrare in Piazza) arriva un telegramma che gli viene consegnato: «La mamma sta male. Ti aspettiamo col treno delle 11» che, in gergo, voleva dire che per lui erano disponibili 11.000 lire se avesse fatto il gioco della Torre.
Un paio di contradaioli più vispi degli altri fanno scendere il fantino e lo conducono al cospetto dei dirigenti di fronte ai quali Ganascia giura e spergiura che dietro questo messaggio non c'è nulla di losco.
Alla fine i dirigenti sembrano convinti, ma non lo sono altrettanto i contradaioli che avevano avuto il primo sospetto tanto che, rivolti al fantino, gli dicono: «Ora tu vai a fare il tuo dovere, ma tuo fratello Nello resta con noi chiuso nella sala delle vittorie fino a che il Palio non sarà corso. Tu scapperai anche fra i carabinieri, ma noi facciamo a lui quello che dovremmo fare a te».
Il discorso fu tanto convincente che Ganascia prima di entrare dal Casato in Piazza (fra l'altro sembra che sapesse già l'ordine di partenza a causa della solita carta assorbente sottratta da un dipendente comunale ondaiolo) rivolto ai figuranti del rione di Malborghetto disse: «Andate a sciogliere le campane, stasera si vince».