Seconda vittoria per il Leocorno nel giro di poco più di un anno. Un ruolo determinante per gli esiti di questa carriera lo gioca, pur non correndo, il Nicchio che paga la monta di Rancani nel Leocorno.
La quarta prova salta per la pioggia, nelle altre accade ben poco. Nell'Aquila Nappa vince la concorrenza di Fulmine, nell'Istrice, alla Prova Generale, Picino toglie il posto a Testina.
Il Bruco, che ha avuto in sorte un cavallo zoppo, si rifiuta di correre le prove e minaccia anche di non partecipare al Palio. Il Comune, minacciando gravi sanzioni, convince la dirigenza brucaiola a partecipare alla carriera col fantino Zaraballe.
Poco prima dell'ingresso dei cavalli fra i canapi, un gruppo di nicchiaioli, armati di bastoni, entra in pista per minacciare Rancani, che secondo molti è venduto all'Istrice.
Dalla mossa parte primo l'Istrice, tallonato proprio dal "motivato" Rancani, seguono Onda, Torre, Giraffa e Lupa. Picino gira primo a San Martino dove, nelle retrovie, cade il Bruco.
Si delineano le posizioni, Istrice primo, seguito come un'ombra dal Leocorno, poi Onda e Giraffa, al Casato cadono Lupa e Torre.
Ormai l'Istrice sembra avere la vittoria in tasca, Picino, sempre in testa nei tre giri, si prepara ad affrontare l'ultimo Casato, sempre con Rancani alle costole.
Ma proprio all'ultima curva, il fantino del Leocorno, smentendo le voci della vigilia, nerba forte Esperta riesce a trovare un varco all'interno.
L'arrivo è incertissimo, Rancani riesce a mantenere il minimo vantaggio ottenuto al Casato e porta il cencio in Pantaneto, beffando l'Istrice ed il grande Picino.
Per Arturo Bocci detto "Rancani" è il cappotto personale che coincide con la sua quinta ed ultima vittoria.
Restano famose le dichiarazioni del fantino dopo questa vittoria, a chi gli domandava come mai avesse preferito vincere per il Leocorno piuttosto che prendere i soldi dell'Istrice, lui rispondeva che il denaro prima o poi l'avrebbe speso, mentre il suo nome sul Palio sarebbe rimasto per sempre.