GIUOCO DI PALLONE NEL CAMPO
Il 17 agosto 1904, mentre la Contrada della Selva festeggiava la vittoria nella Carriera dell'Assunta facendo il giro dei rioni delle consorelle con il drappellone, con il cavallo e il fantino vittoriosi, per celebrare la chiusura della "Mostra dell'arte Antica Senese", ebbe luogo la "Pallonata". Si trattò di un festeggiamento veramente straordinario, del quale è opportuno far cenno, sebbene le Contrade non vi prendessero parte.
Racconta Virgilio Grassi: Da un gruppo di giovani cittadini appartenenti in prevalenza all'associazione Ginnastica, venne approntato un "Giuoco di Pallone" o "Pallonata", da svolgersi nel Campo, come fu consuetudine fare dal 1400 alla fine del 1700. (...) La "Pallonata" vivacemente riesumata in quest'anno, venne giuocata nell'interno del Campo come in antico, tra il "Terziere di Città" e quello "di San Martino", dicendosi dai colori dei costumi il primo "partito bianco" e "partito rosso" il secondo. (...) Furono assai apprezzati il buon volere e l'attivo zelo dei giuocatori, che nella lunga contesa del pallone, gettato da una delle finestre del Palazzo Comunale, dettero prova di sagacia destrezza. Il giuoco terminò con un "ballo tondo" o "chiaranzana" tenendosi tutti i giuocatori per mano in circolo, quasi danzando al suono di una musica appropriata. Per quanto lo spettacolo destasse interesse per la sua novità e fosse applaudito, ha avuto in seguito una sola replica.
Il giuoco fu preceduto da un corteo aperto dai Trombetti di Palazzo. Ciascun Terziere sfilò in piazza così composto: Gonfaloniere del Terzo accompagnato da due mazzieri e seguito dai rotellini di Palazzo e dai paggi, cioè dai bambini che dovevano eseguire una danza caratteristica detta "chiaranzana"; i Mantenitori della Pugna (vale a dire i Deputati della Festa), tre per ciascuno dei due Terzieri in lotta, precedevano il gruppo della cosiddetta Fazione Nobile o degli esecutori (giocatori), a questo facevano seguito il gruppo dei paggi, quello degli alfieri e dei tamburi.
Lo svolgimento e le regole del gioco furono descritte in un opuscoletto curato dal Comitato Esecutivo della Festa presieduto dal Sig. Carlo Barabesi. Il testo fu scritto da C. Scapecchi. Direttore speciale della festa fu il pittore Federigo Joni.
LA PALLONATA. È un giuoco destinato in antico nella stagione carnevalesca. Cominciato in remoti tempi fu seguitato nel XIV e XV Secolo, trascurato nella seconda metà del 500 fu ripreso poco dopo e portato al XVII Secolo.
Dagli alti, in Archivio esistenti, del Governo di Balìa è saputo che veniva eseguito nella Piazza del Campo oggi Vittorio Emanuele. Gli esecutori erano i cittadini nobili e venivano divisi in due fazioni. La fazione del Terziere di San Martino e quella del Terziere di Città. Il Terziere di Camollia come quello più deficiente di nobili famiglie divideva in due i pochi pugnaci giovani e cedevane metà per ciascun Terziere.
Le due fazioni vestivano un eguale costume, ma di due ben distinti colori. Il Terzo di San Martino costume rosso, il Terzo di Città bianco, e ciò perché fosse più facile riconoscere chi apparteneva a questo od a quel Terziere.
Precedeva il giuoco una danza caratteristica, "La Chiaranzana", eseguita da bambini che chiamavansi paggi, i quali con evoluzioni, figurazioni e giuochi di spade e banderuole mettevano una gaia e brillante nota alla festa. Dopo di ciò cominciava il giuoco.
Da una delle finestre di Palazzo prima, dalla torre del mangia dopo, al suono di trombetti e rintocchi di giubilo della Campana maggiore, veniva lanciata nel centro della Piazza una grossa palla che le due fazioni debitantente appostate nelle due metà del largo campo si contendevano trasportandola e giuocandola col pugno. Rimaneva vincitrice la fazione rossa, se sempre a pugni, avesse potuto lanciare la palla nella Via del Casato, la fazione bianca se al contrario gli fosse riuscito lanciarla in Via di San Martino. Nessun premio alla parte vincitrice l'ambita e desiderata sopraffazione della parte avversaria era il coronamento della lunga e faticosa giostra, che protraevasi anche per due ore e mezzo, senza che nessuna delle due parti rimanesse vincitrice; fino a che il Capitano del popolo veduti gli esausti, stanchi per il lungo affaticarsi e menar di mano non dava il segnale di por termine alla festa facendo sparare delle piccole colubrine.
Sei gentiluomini venivano eletti dal Governo di Balìa, 3 per la parte di Città e 3 per la parte di San Martino, ai quali si dava il nome di Mantenitori della pugna ovvero Deputati della festa. Avevano il precipuo incarico di vigilare a che il giuoco non assumesse troppo sentite forme e che i singoli elementi non uscissero da quelle regole imposte dalla loro condizione di nobili e dalla più corretta cortesia.
Il popolo partecipava a questa festa componendo cortei grandiosi simboleggianti avvenimenti del tempo. Nei primi del secolo XVII volle raffigurare il ritorno di Cristoforo Colombo dall'America. Tali corteggi avevano il loro sviluppo nell'interno della piazza ed era qui che eseguivano il loro sviluppo coreografico.
La festa come resulta dall'ingialliti documenti d'Archivio era grandiosa ed interessante per la Varietà dei costumi e per il brio con il quale veniva eseguita.
Il "Club Sport" volendo illustrare e festeggiare la cospicua Mostra, affermazione importante dell'arte retrospettiva senese, costituito in Comitato assunse l'impegno assai oneroso di riprodurre il giuoco in ogni sua parte.
Fu l'Egregio Comm. Lisini, Sindaco della Città, che primo esumò i ricordi e i documenti storici del tempo, a Lui che spiritualmente fu l'organizzatore di tutto va tributato il dovuto elogio.
Nella prima parte della presente venne dimostrato quale l'intendimento della festa e come essa procedeva, dicemmo come si componevano i cortei e quali l'avvenimenti che intendevano rappresentare.
Oggi fu necessario portare qualche piccola modificazione per ragioni di tempo ed anche perché ragioni d'ordine pubblico non permisero diversamente.
I giovani giostranti in Numero di 100 divisi in due fazioni entreranno nella Piazza del Campo: il terzo di San Martino dalla Via del Casato; il terzo di Città dalla via San Martino. Vestiranno il costume del secolo XV con copricapo alla Veneziana.
Alla testa dei due cortei i Trombetti di Palazzo suonanti una marcia dell'epoca, composizione del distinto M° Mascagni, il Gonfalone del Terzo accompagnato da due Mazzieri, 4 Rotellini di Palazzo e il Gonfaloniere del Terzo, gruppo di 20 bambini cosiddetti paggi, gruppo di 3 Mantenitori della pugna, fazione giostrante composta di 50 giovani, gruppo di 34 paggi in costume medioevale, gruppo di 8 alfieri giuocatori di bandiera, gruppo, di 8 tamburi.
Le Contrade sono così disposte: ("partito rosso") Terzo di San Martino - Nicchio, Montone, Leocorno, Torre, Civetta, Oca, Drago, Istrice e Giraffa; ("partito bianco") Terzo di Città - Chiocciola, Tartuca, Pantera, Aquila, Selva, Onda, Lupa, Bruco e Civetta.
Al suono delle due fanfare i cortei entreranno in Piazza del Campo da San Martino e dal Casato e per le omonime discese entreranno nel centro della Piazza, proseguendo in giro internamente fino a prendere le relative poste: a San Martino il partito rosso, al Casato il partito bianco.
I paggi delle due parti si staccheranno dalla loro relativa fazione e converranno nel centro del Campo preparandosi ad eseguire il Ballo così detto "La Chiaranzana". Ballo figurato e mimico d'effetto bellissimo preparato dal distinto coreografo Sig. Rando. Terminato il ballo al suono della campana maggiore, al rullo dei tamburi tutti e allo squillo dei trombetti verrà lanciata dal loggino della torre del Mangia la Palla.
Il giuoco avrà da qui il suo sviluppo o rimarrà vincitrice quella fazione che saprà lanciarla al di là di un ostacolo posto alle due salite di San Martino e del Casato.
È raccomandato alla cortesia del pubblico di rimandare all'interno della Piazzz la palla ogni qualvolta questa, per ragione di movimenti, sia fatta, uscire dal campo di giostra, essendo proibito ai "pugnatori" nel modo il più assoluto di uscire dal terreno al giuoco adibito.
Vinto che abbia una fazione avrà sviluppo un'azione coreografica generale per mezzo della quale i partecipanti alla festa usciranno dal Campo dando così termine allo spettacolo. Il rullio dei tamburi, tre volte ripetuto il suono dei trombetti è segnale di vittoria.