Il Conte Francesco Ugurgeri, Assessore e Deputato allo Spettacolo, ebbe la soddisfazione di constatare l'esito felice della storica festa, che egli volle quest'anno più grandiosa del solito, per la quale aveva chiesto ed ottenuto dal Consiglio Comunale l'aumento della somma stanziata per il Palio.
A causa dell'infortunio del cavallo della Pantera, rivelatosi più grave del previsto, e della morte di quello del Drago, il Palio fu corso soltanto da otto Contrade.
Poco prima della mossa vi fu un colpo di scena imprevisto. La sorte aveva assegnato all'Oca la stessa morellina del Sig. Lorenzo Franci con la quale aveva vinto il 3 luglio. Ciò alimentò il sospetto tra i contradaioli che in qualche modo persino le autorità politiche e municipali favorissero segretamente la Contrada di Fontebranda.
Fu preso di mira anche il Sarrocchi il quale, poco prima della mossa del Palio, proprio mentre cavalli e fantini stavano uscendo dall'Entrone, si rifiutò decisamente di salire sul verrocchio tra lo stupore delle autorità e dei capitani.
Dopo la prova generale, il Sarrocchi aveva infatti saputo di non riscuotere più la completa fiducia delle Contrade perché accusato di parteggiare per l'Oca. Non si trattò dunque di un malore, della paura di non contentare nessuno, di un tentativo di corruzione reso pubblico o del rifiuto di un favoritismo, ma semplicemente di un atto di orgoglio personale, condito con un pizzico di dispetto. Infatti il Sarrocchi avrebbe potuto decidersi prima, senza aspettare il momento in cui i cavalli stavano andando alla mossa...
Naturalmente, di fronte all'imprevedibile colpo di scena, le autorità comunali si affrettarono a trovare subito un sostituto, che venne individuato nella persona del Sig. Angiolo Landozzi, maresciallo delle Guardie Municipali, ma l'effettuazione della corsa dovette essere ritardata di alcuni minuti tra lo sconcerto del pubblico, che nulla aveva capito di quanto stava succedendo.
Il Conte Ugurgeri sorvegliò personalmente l'operazione della mossa, che per fortuna fu data senza che si verificasse il minimo incidente.
La corsa riuscì discreta. In effetti, sin dalle prime prove si poté prevedere un bel palio, essendo la maggior parte dei cavalli quasi della medesima forza, e la previsione si avverò poiché i fantini si distribuirono moltissime nerbate essendo scappati tutti in gruppo serrato.
Vinse la Contrada della Tartuca con il fantino Angelo Volpi di Monteroni, indifferentemente soprannominato Bellino o Bruttino, ma da taluni chiamato anche con l'appellativo "Occhio squarciato".
L'Oca con il fantino Ermanno Menichetti non figurò affatto, perché il Bruco la ostacolò con il nerbo prima ancora che fosse calato il canape; successivamente, la Torre e la Selva continuarono a tenerla indietro col nerbo per quasi tutta la gara.
Dalla mossa partì 1° il Nicchio, ma giunto a San Martino fu passato dalla Tartuca che era partita seconda; questa poi si mantenne sempre prima e vinse facilmente il Palio. L'Aquila partita ultima, perchè impedita dalla Civetta, raggiunse all'ultimo giro sotto Casa Sansedoni il Nicchio che era sempre 2°, e dopo molte nerbate riuscì a passarlo dopo l'ultima voltata al Casato.
L'Oca non potè figurare affatto perchè il Bruco la nerbò prima che fosse calato il canape, e poi la Torre e la Selva continuarono a nerbarla per quasi tutta la corsa. Alla vincita arrivarono nell'ordine seguente: 1ª Tartuca, 2ª Aquila, 3° Nicchio, 4ª Torre, 5ª Oca, 6ª Selva, 7ª Civetta, 8° Bruco.
In onore del fantino vincitore la Contrada della Tartuca diede alle stampe presso la tipografia Sordo-muti di L. Lazzeri un sonetto ornato in basso con una bella testuggine.
La sera, dopo la Corsa del 16 agosto, nel rione vittorioso della Tartuca ebbero luogo fino a tarda ora le consuete scene d'entusiasnto, e la festa si ripeté pure la sera dopo.
Non solo nella Tartuca si fece festa la sera del 17 Agosto. Nella Torre, esultante per la sconfitta e mancato cappotto dell'Oca, dovuta in gran parte alle nerbate dategli da Pioviscola fantino della Torre (al secolo Agostino Papi), unitamente a Sciò del Bruco e a Momo della Selva, si gridava: "Ocheee! Daccelo il paperone!".
Molti si erano messi il cappotto da inverno e molto faceva ridere un noto sacerdote (Don Pier Agamennone Alessandri), che con l'ombrello aperto girava per il rione ripetendo comicamente: "Piovìscola!". Pure nella mattina l'Alessandri aveva girato per le principali vie della Città, con l'ombrello sotto il braccio, ripetendo: "Piovìscola!".
Si fece pure festa, non si sa perché, nel Nicchio e nell'Oca. In quest'ultima si bevve e si ballò allegramente. Accompagnati da una fanfara molti popolani e popolane cantavano una canzone piena di arguti sarcasmi, che vedeva "pioviscolare" nella Torre.
Invece che con la tradizionale cena, i componenti la Contrada della Tartuca in unione ai componenti la Società di M.S. di Castelsenio festeggiarono, la Domenica 2 Ottobre, la vittoria riportata il 16 Agosto con una scampagnata a Monteroni d'Arbia.
Mossiere doveva essere il Sig. Tito Sarrocchi, ma avendo egli saputo dopo la prova generale di non riscuotere più la fiducia generale delle Contrade, perchè accusato di parteggiare per l'Oca, dette la mattina del Palio le dimissioni dal detto ufficio, e alla sera la mossa fu data dal Sig. Angelo Landozzi maresciallo delle guardie municipali.
Dopo il Palio, Paolo Neri proprietario del cavallo della Pantera, chiese al Comune un equo indennizzo e comunicò che probabilmente avrebbe dovuto uccidere l'animale. Anche Pasquale Mattii chiese un risarcimento, ma la Giunta respinse entrambe le richieste, considerato che è costante consuetudine rispondente all'uso comune del noleggio degli animali da tiro e da soma che i proprietari dei cavalli si sottopongano a tutti i rischi e pericoli cui possono andare eventualmente incontro i cavalli stessi.