Palio dell'Assunta
di giovedì, 16 agosto 1894

Corsero Aquila, Bruco, Civetta, Drago, Istrice, Nicchio, Pantera, Selva, Tartuca, Leocorno.

La Tartuca col Fantino Ansanello e l'Istrice avevano i migliori cavalli. La prima mossa non potè essere dichiarata buona perchè abbassato il canapo senza ordine del mossiere, tuttavia la Tartuca ed altri scapparono seguitando a far correre i propri cavalli per due giri, mentre il Fantino dell'Istrice che non riusciva a fermare il proprio battè fortemente il ginocchio destro nella tavola della piegata di S. Martino cadendo tramortito dal dolore.

Sebbene per tale caduta dovesse essere il giorno dopo condotto allo Spedale, pure in quel subito riavutosi, alzato, incoraggiato e posto sul proprio cavallo, si ripresentò con gli altri al canapo. E mentre questo veniva abbassato per la nuova mossa sempre il fantino dell'Istrice per la furia di partire, stava per cadere nuovamente ma in un istante si rimise in sella, percosse la testa del cavallo che gli contendeva il Palio e corse così bene da riportare alla contrada dell'Istrice sicura vittoria.

Il giorno dopo, durante il giro della comparsa dell'Istrice per Siena, i tartuchini, mentre gli istriciaioli bevevano in una bettola di via delle Murella, un tartuchino staccò le nappe al Palio. Ne nacque un tafferuglio e molti andarono contusi all'Ospedale.

Qualche giorno dopo, a mezzo della Questura le nappe furono recuperate e restituite all'Istrice.

Arrivate le Contrade al luogo della mossa cominciarono ad entrare fra i due canapi, mentre il mossiere Tito Sarrocchi, stando dinanzi al primo canape, le allineava in buon ordine. Non ne erano entrate che sei o sette quando alcuni fantini di queste, per la fretta di guadagnare terreno, senz'altro attendere, misero i loro cavalli in partenza.

La guardia municipale comandata al verrocchio, per evitare ai malcauti fantini di rovinarsi, sia pure senz'ordine del mossiere e senza considerare il pericolo che costui avrebbe corso, abbassò il canape.

I cavalli, resi liberi e lanciati in carriera, trascinarono nel loro andare il mal capitato mossiere, il quale dopo breve tratto, urtato e spinteggiato in mille guise perse l'equilibrio rotolando a terra malamente.

Intanto i cavalli corrono. In testa è la Tartuca incalzata dall'Istrice, il cui fantino nel piegare a San Martino, voltando troppo a stretto, urta col ginocchio destro nel colonnino d'angolo e cade. Nel frattempo un colpo di mortaletto annunziava la nullità della mossa.

Tabarre, per la grave lesione riportata al ginocchio, dichiarò che non si sentiva più di correre. Gli Istriciaioli lo soccorsero e lo incoraggiarono, consigliandolo a risalire a cavallo. A sangue caldo Tabarre giudicò il male minore di quello che era e coraggiosamente si ripresentò al canape, dal quale cercò di liberarsi con tutta sollecitudine. Però, per la fretta di uscirne, poco mancò che non cadesse di nuovo, ma fu un attimo: ripreso l'equilibrio, inferse una nerbata sul collo del suo cavallo e, a gran distanza dagli altri, primo partì.

Indisturbato fino a vincita di Palio sempre in testa al gruppo si mantenne, avendo alle calcagna la Tartuca, seguita dal Nicchio, dall'Aquila e dall'altre Contrade in giostra.

Libri sul Palio di Siena

STORIA DEL PALIO: 16 AGOSTO 1894 - Il successo del dolorante Tabarre ed il sorteggio "galeotto". di Davide Donnini

Il Palio di agosto del 1894 è ricco di episodi singolari e perciò degni di essere raccontati. Dalla tratta uscirono favorite Tartuca ed Istrice che, come monte, si affidarono ad Ansanello ed a Tabarre, con questi due fantini che risultarono i grandi protagonisti del Palio, caratterizzato da un prologo molto particolare: non erano ancora state chiamate al canape tutte le contrade che alcuni fantini forzarono la mossa e partirono al galoppo.

Tartuca ed Istrice arrivarono lanciati a San Martino, il cui colonnino fu fatale per Tabarre che finì a terra e si rialzò decisamente acciaccato. Una volta fermati i cavalli e richiamate al canape le contrade, Tabarre dichiarò di non voler più rimontare, in quanto contuso e non in condizione per correre; solo dopo diversi minuti e grazie soprattutto agli incoraggiamenti degli istriciaioli, il fantino di Volterra si convinse a riprendere il suo posto e, al momento della mossa valida, prese la testa, evitando per un soffio un’altra caduta a causa dell’ennesima forzatura collettiva.

Ansanello, aiutandosi anche con il nerbo, provò per tutti e tre i giri a superare l’avversario, visibilmente dolorante, ma tutti i suoi tentativi furono vani, e Tabarre, stringendo i denti, poté mantenere la posizione fino al bandierino.

I contradaioli di Castelvecchio, fin dalla tratta certi della vittoria, mal digerirono la purga, ed il giorno successivo, durante il giro di omaggio alle consorelle dell’, mentre la comparsa sostava in territorio tartuchino, riuscirono addirittura a rubare le nappe del drappellone, scatenando un violento alterco tra i due gruppi di contradaioli. L’arrivo delle forze dell’ordine fu decisivo nel sedare una rissa che stava degenerando e che provocò numerosi feriti. Alcuni giorni dopo, grazie alla mediazione delle dirigenze ed all’intervento della questura, le nappe furono restituite alla contrada vittoriosa.

Un ulteriore singolare episodio relativo a quel Palio accadde durante l’estrazione delle contrade: il capitano del Montone, chiamato ad sorteggiare la ghiandina dall’urna, dichiarò che si sarebbe auto estratto, cosa che puntualmente avvenne. Le modalità dell’estrazione lasciarono però molto perplessi gli altri capitani che, sospettando qualche broglio, non esitarono ad esternare le loro forti rimostranze per l’accaduto all’autorità comunale che, una volta preso atto delle proteste ordinò, cosa più unica che rara nella storia paliesca, la ripetizione dell’estrazione. La seconda volta, il capitano del Montone fu decisamente meno fortunato, tirando a sorte il Drago. E quella estrazione, con buona pace del capitano montonaiolo, fu ben accetta dagli altri colleghi capitani.

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