Palio di Provenzano anticipato a causa della Festa Nazionale dello Statuto. Corso il 2 per incidenti.
Nella prima domenica di giugno, con la celebrazione della Festa dello Statuto ebbe luogo anche il Palio, al quale presero parte le Contrade: Aquila, Chiocciola, Lupa, Leocorno, Torre, Drago e Tartuca, d'obbligo; Onda, Montone e Istrice per sorteggio.
Pare che la Contrada della Tartuca avesse intenzione di vincere il Palio in aperto contrasto col pubblico consenso, perchè, sebbene avesse soppresso dai propri costumi e dalle proprie bandiere il nero, e lo avesse sostituito con altrettanto turchino i senesi vedevano sempre nei suoi appartenenti quei medesimi che si erano troppo apertamente manifestati sostenitori della casa di Lorena.
I mossieri, sapendo ciò, prima che i fantini uscissero dal cortile del Podestà, li avvertirono di essere cauti nell'avvicinarsi al canape. L'avvertimento a nulla valse, ché il fantino della Tartuca, il famoso Bachicche, avendo avuto sentore che doveva essere afferrato dal fantino della Lupa, per sfuggire al pericolo, mise il cavallo in carriera prima del segnale di partenza.
La Lupa e altre Contrade lo seguirono; però il canape rimase teso e i cavalli vi urtarono con estrema violenza, sì che quello della Lupa rimase morto sul terreno e l'altro della Tartuca, il giorno dopo, fece la stessa fine nella stalla, mentre i due fantini che li guidavano, sbalzati di sella, rotolarono a distanza sulla pista producendosi gravi lesioni e contusioni.
Anche i cavalli e i fantini della Torre, dell'Istrice, dell'Onda e del Montone, sebbene con miglior fortuna, ruzzolarono in terra.
Questo fatto determinò l'eccitamento della folla che in massa si riversò sotto il palco dei giudici a chiedere provvedimenti. Un granatiere di servizio, nel frattempo, ebbe la infelice idea di spianare il fucile contro il popolo.
Il disordine assunse, allora, proporzioni vastissime ed avvenne un fuggi fuggi generale, fra le grida disperate delle donne che maggiormente contribuirono ad aumentare la confusione.
Durante questo pandemonio un certo Petri, in divisa di guardia nazionale, uomo di carattere assai violento, si permise di disarmare un granatiere. Un ufficiale indignato gli assestò due schiaffi e ne dispose l'arresto. Ma intanto il disordine era divenuto generale, nè era più il caso di far correre il Palio che fu perciò rinviato al giorno dopo.
Verso le sei del pomeriggio del giorno appresso, nonostante cadesse una pioggia dirotta, senza lo sfilamento dello storico corteo, le otto Contrade, cui era rimasto sano il cavallo, andarono alla mossa.
Dato il via, la Torre prese subito la testa del gruppo e cercò di mantenersi in quella posizione, ma la Chiocciola, sebbene scappata ultima dal canape, volendo vincere ad ogni costo, dìfesasi abilmente col nerbo dalle insidie del Montone e dell'Onda, riuscì a entrare seconda e si avvicinò alla Torre tentando di passarla.
Il fantino di quest'ultima Contrada fece ogni sforzo per impedirle di avanzare e, alla pianata del terzo giro, compreso che ogni resistenza era inutile, prese a mezza vita il fantino della Chiocciola cercando di tirarlo giù dal cavallo ma non gli fu possibile.
Allora balzò sullo stesso cavallo della Chiocciola, il quale si trovò con due fantini sul dorso e logicamente dovette rallentare il corso, mentre l'altro della Torre, scosso, riprese il primo posto e sarebbe riuscito vincitore se la folla non fosse uscita nella pista, frastornandolo.
L'Istrice, col cavallo baio scuro di tal Pietro Cianchelli, montato dal fantino Giuseppe Boni detto Bonino, sebbene assai distante dalle suddette Contrade, approfittò di questa confusione e, scantonando abilmente in mezzo ai popolani che avevano invasa la pista, passò in testa e vinse il Palio contro ogni aspettativa, mentre i Torraioli, a forza di nerbate, spingevano avanti il loro cavallo che giunse al traguardo quasi contemporaneamente a quello dell'Istrice, ma sempre secondo.
Gli Istriciaioli si presentarono a ritirare il drappellone, ma i Torraioli tumultando protestavano, pretendendolo costoro inquantochè volevano dimostrare che a vincere era stata la Torre e non l'Istrice.
Intanto, sotto il palco dei giudici si era raggruppata una massa imponente di popolo e in prevalenza di appartenenti alle due Contrade suddette. I Torraioli non volevano persuadersi e cominciavano già ad azzuffarsi con gli Istriciaioli, quando dalle competenti autorità fu ordinato che la folla fosse allontanata.
Uno squadrone di Ussari si avvicinò subito e rapidamente provvide a sciogliere l'assembramento e a scortare poi il drappellone che fu riposto nel palazzo comunale. Questo provvedimento opportunissimo condusse gli animi alla calma e permise ai giudici di campo di consegnare, il mattino seguente, alla Contrada dell'Istrice, che aveva regolarmente vinto il Palio, il drappellone medesimo.