Palio di Provenzano
di lunedì, 2 luglio 1855

Discreta mossa, e mediocre carriera.

Scappò prima la Torre, e seconda la Chiocciola, quali si nerbarono fino alla voltata di S. Martino dove entrò prima la Chiocciola, e si mantenne la Torre seconda quale tenne indietro il Bruco e Montone a forza di nerbo per non essere passata, alla terza girata i Chiocciolini levarono dal corso il Cavallo della Tartuca, che era il peggio di tutti, e che si era fermato, per timore che si fosse fermato apposta per dare inciampo o chiappare il Cavallo della Chiocciola, e così impedirgli la vincita.

Alberto Comucci, rifacendosi alla descrizione di questo Palio narrata dal Sacerdote Silvio Burgassi, scrive: «il fantino della Selva Santini Francesco (detto Gobbo Saragiolo) al 2° giro prese la via di S. Martino; questo fatto diede luogo ad un lunghissimo strascico che ebbe il suo epilogo dinanzi ai Tribunali.

Il 17 Luglio 1855 il fantino della Selva, Santini Francesco, domiciliato a Siena, faceva precetto a Gaetano Traballesi nella sua qualità di Capitano della Contrada della Selva onde nel termine di giorni cinque pagasse all'istante la somma di lire quaranta residuo di maggior somma fissata per la corsa del Palio nella Piazza del Campo dì 2 Luglio 1855.

Dallo spoglio delle prove testimoniali abbiamo rilevato che il cavallo assegnato alla Selva, montato dal fantino Santini Francesco soprannominato il Gobbo Saragiolo nella corsa del 2 Luglio 1855 al secondo giro entrò nella via di S. Martino.

Il Santini a sua discolpa sosteneva che ciò avvenne dai continui colpi di nerbo assestati al suo cavallo dal fantino della Torre Buoni Giuseppe. Nel questionario presentato dalla contrada della Selva era detto invece che tale circostanza era insussistente, in quanto che il fantino Buoni che correva per la Torre trovavasi indietro ad una distanza eguale ad una lunghezza di due cavalli e conseguentemente non avrebbe potuto il fantino della Torre raggiungerlo con il nerbo.

Dalla Selva si sosteneva che il fantino Santini di sua spontanea volontà entrò in S. Martino e che nessuna causa potè influirci.

A conforto di questa tesi si obiettava di aver constatata la bocca del cavallo con manifesti segni di tracce che stavano a provare di avere il Santini fatto non poco sforzo in guisa che il morso danneggiò la bocca stessa, mentre l'aveva tanto gentile che pure un ragazzo l'avrebbe voltato a S.Martino come era avvenuto per le prove.

Non poche persone furono poi concordi per ritenere che il fantino Santini si fosse fatto corrompere.

Alcuni seri e gravi indizzi mostrarono che egli avesse l'animo deliberato di eliminarsi dalla pista.

Infatti non appena entrato in S. Martino fermò subito il cavallo, ne discese, si tolse l'uniforme della contrada e si rivestì dei suoi propri abiti che un suo figlio nascostamente gli aveva recati anzichè di averli lasciati secondo il costume in contrada.

I testimoni Porciatti Giuseppe e Mancianti Giuseppe ebbero a deporre che la mattina successiva al Palio incontrato il Santini dai suddetti due appartenenti alla Selva, gli domandarono ragioni del tradimento ed egli rispose: - Ma che dovevo vincere per voi altri miserioni che mi davi 140 monete, quando ne ho guadagnate 170? Altri testimoni furono interrogati, tra i quali alcuni deposero al discarico del Santini, compreso il fantino della Torre Buoni.

Con sentenza del R. Pretore 15 Febbraio 1860 veniva assolta la contrada della Selva da quanto era stato richiesto e preteso da Francesco Santini il quale perciò veniva condannato nelle spese del giudizio liquidate in £ 200».

In appello il Tribunale di Siena, il 28 Giugno 1861, confermava la sentenza del Pretore.

Vinse la Contrada della Chiocciola correndovi per fantino Pietro Locchi detto Pierino nel cavallo di Santi Franci della razza Clementini di Cotorniano.

Nella mattina alle 10 1/2 col mezzo della strada ferrata giunsero in Siena le loro Altezze reali Ferdinando gran principe di Toscana ed il principe Francesco di Paola conte di Trapani consorte dell'arciduchessa Maria Isabella figlia di sua Altezza imperiale e reale il nostro amatissimo Sovrano, i quali assisterono alla Corsa prendendo posto nella ringhiera del Casino dei Nobili; per cui la vincita della carriera è stata in quel punto avendo a tale effetto la Comunità fatto erigere il solito palchino per i signori Giudici.

Le Contrade ammesse alla Corsa erano: Tartuca = Oca = Torre = Nicchio = Unicorno = Val di Montone = Chiocciola = Drago = Bruco, e Selva.

La comparsa era decorata dalle due bande, dei Filarmonici e di quella della Comunità la prima diretta dal maestro Brizzi, e l'altra dal maestro Ticci.

Alle ore 6 1/4 le comparse entrarono in Piazza essendo già libero il corso, mediante un vistoso numero di truppa di linea in deficienza di gendarmeria, e con l'ordine prescritto dal relativo regolamento, e terminato il giro delle comparse, e dopo collocati tutti al posto assegnato, venne dato il segno collo sparo del mortaletto incendiato presso la gavina (a sinistra di fonte Gaia), onde i fantini si disponessero a presentarsi al canapo.

Adempita la chiama dei fantini per ordine della tratta segreta, ed appena giunti al terzo colonnino voltando al Casato venne contro ogni loro aspettativa calato il canapo (mossa assai giovane) partì primo il Drago, che alla Fonte fu raggiunto dalla Chiocciola, a San Martino passò il Nicchio, alla Pianata fu inseguito dalla Chiocciola, la quale prima si mantenne fino a vincita di Palio.

Alla seconda girata il Gobbo Saragiolo che correva nella Selva, andò in San Martino.

Gravi nerbate furono scambiate fra i fantini, ma non si ebbero infortunj di cadute di alcuni di essi, per cui si può dirsi che la carriera riescisse sufficientemente combattuta e gareggiata.

La Deputazione dei pubblici spettacoli si componeva dei nobil signori conte Bernardo Tolomei e cav. Lorenzo Grottanelli de Santi.

I Giudici della mossa erano il conte Giovan Battista Ottieri della Ciaja e Assunto Grassellini.

I Giudici della vincita vennero eletti i nobil signori Giovan Battista Brancadori Perini, Alberto Alberti e Alessandro Arditi Sciarelli.

Tutti i Deputati, e Giudici indossarono una divisa a tracolla bianca, e nera, onde per tali venissero riconosciuti, e rispettati, e così tutto terminò con perfetta calma, e tranquillità.

Nella sera con un treno straordinario le loro Altezze partirono alle ore 10 per Firenze.

Con Delib. Mag. del 13 luglio 1855 è stato stabilito che la scelta dei cavalli in occasione della loro dazione alle Contrade sia, ed esser debba di esclusiva competenza dei Giudici mossieri e che i Capitani delle Contrade respettivamente ammesse alle Corse elevino il deposito prescritto dal regolamento dalle £ 40 alle £ 50 all'oggetto che l'aumento delle £ 10 serva a garantire la Comunità della spesa di visite del veterinario, giacché se avviene che qualche cavallo per malattia reale non possa essere presentato alle prove la spesa della visita rimarrà a carico della Comunità, ma se d'altronde il cavallo viene giudicato idoneo a correre alle prove, la spesa debba rimanere a carico della Contrada da prelevarsi dalle suddette £ 10.

1855. 2. Luglio. In questo giorno per la Corsa i Giudici della Mossa per la prima volta vennero in Piazza con una Sciarpa a tracolla, bianca, e nera, a distintivo del loro Grado.