Luglio 1798.
Col tremito alle mani, colle lacrime agli occhi, e col palpito, e gemito di cuore vengo io Pietro Nenci aiuto cancelliere di questa Comunità Civica [vergo?] la carta col presente mio carattere per registrare a memoria dei posteri che in questo giorno non si eseguì la solita corsa di Palio nella Piazza Grande. La ragione di ciò si fu la terribile scossa di terremoto accaduta in questa città il 26 di maggio di quest'anno alle ore una, e minuti dieci pomeridiane. Tale fu il patimento delle fabbriche, e tale lo spavento, e lutto resosi padrone dell'animo di ogni ceto di persone, che il Governo non credè a proposito di permettere la consueta corsa di Palio con decidendosi differirla a tempo più confacente, e più lontano dalla seguita funestissima disgrazia, e forse al 16 agosto futuro, come in fatti accadde, e come dirò più abbasso.