Il drappellone della Tartuca per il Palio del 16 agosto 1797 vinto dall'Aquila:
La Tartuca fu anche estratta a sorte e corse. I Deputati della Festa erano Augusto Gassi e Ferdinando Pieri, i Giudici della Mossa, nominati dal Gonfaloniere della Comunità Civica, Giulio Ranuccio Bianchi Bandinelli e Domenico Placidi.
Il Palio lo vinse l'Aquila che conserva il drappellone. Nei documenti dell'Archivio Comunale sono riportate le solite spese rimaste a carico della Comunità e vi è anche aggiunto che i "ricorritori", cioè i quattro tartuchini che figurano nella richiesta del Palio, sostennero le spese "di per sé", comprendendo in questo anche il costo del drappellone, come era logico per un Palio d'agosto. Poiché non figura nient'altro nei verbali delle adunanze e nella contabilità della Contrada, non è noto a chi sia stato commissionato il palio vinto dall'Aquila. La "mano" dell'artista appare comunque diversa da quella dei Fraticelli.
Il dipinto è di fattura modesta e raffigura, come era ormai consuetudine già a partire da quando alcuni privati cittadini avevano preso ad organizzare la "ricorsà', una Madonna, che ha però fattezze e colori particolari, il leone del Popolo ed una Balzana ormai deteriorata, alla quale fa seguito la data annuale.
Dopo oltre venti anni, durante i quali il Palio d'agosto era stato organizzato da privati cittadini a partire dal 1774, la Tartuca, per celebrare degnamente la vittoria di luglio, decise di provare a ripristinare la vecchia usanza - ma per le Contrade sarà l'ultima volta- facendo ricorrere a proprie spese il Palio dell'Assunta. La Tartuca introdusse però la variante di non autoescludersi dall'iscrizione, in via del tutto eccezionale rispetto ai Palii d'agosto precedentemente voluti dalle altre Contrade.
Tramite il Capitano venne quindi inviata la necessaria richiesta di autorizzazione alle Autorità per organizzare il Palio: "Francesco Fineschi Capitano della Contrada della Tartuca che ha riportato il Palio nel dì due luglio p.p., Gio. Batta Franci, Gio. Corbini, e Pietro Chiarini Socj, servi e sudditi umilissimi della R.A.V. con tutto il più profondo ossequio e rispetto si danno l'onore esporre che bramerebbero far correre il Palio in questa Piazza di Siena a nome del Pubblico nel dì sedici del futuro mese d'agosto. Espongono inoltre che molte altre volte è stata accordata la Grazia al Capitano della Contrada vittoriosa di far correre il Palio previo il solito deposito da farsi nella Cancelleria di questa Comunità Civica, per erogare la somma depositata nelle spese che sono necessarie. Espongono finalmente che per far ricorrere il d.o Palio hanno bisogno di fare la solita questua come era stato praticato altre volte, senza di cui non potrebbero riuscire nell'intrapreso assunto, rendendosi pronti altresì di adempire inviolabilmente gl'ordini veglianti, che perciò Genuflessi l'oratori al Regio Trono supplicano l'Innata Bontà e Paterna Clemenza della Reale Altezza Vostra a volersi degnare concederli la domandata Grazia, che è quanto umilmente domandano. Che della Grazia, etc, quam Devotissimi
Io Leonido Guerrini di commissione di Francesco Fineschi che disse di no sapere scrivere suplico med.mo M.o. P.a
Io Giovanni Corbini supplico come sopra M.o. P.a
Io Pietro Chiarini no tanto in nome proprio quanto anche in nome di Gio. Batista Franci che disse di non sapere scrivere, dico ancho per medesimo supra che a quanto e sopra M.o P.a
Il Provveditore dell'Ufficio Generale delle Comunità informi, e dica il suo parere, lì 11 luglio 1797, Terrosi".
Il testo della missiva lascia presumere che le persone firmatarie della medesima, anche in nome del Capitano vittorioso Francesco Fineschi, siano stati i Mangini del Palio di luglio, o comunque componenti della Contrada che si occupavano della corsa. Il 19 luglio fu ottenuto il parere favorevole dell'Autorità e, avviata la necessaria questua, il Capitano e i collaboratori depositarono ben 500 lire a copertura del premio di 40 tolleri e delle spese.