Nel dopo pranzo, in cui dalla conversazione degl'Uniti del Casino era nella Piazza grande preparata la corsa del Palio co' cavalli da esporsi dalle Contrade, parea che il tempo colla dirotta pioggia fusse d'impedimento, quando ecco che nelle ore 22, cessando l'acqua, si fecero i serenissimi principi vedere nel palco per loro servizio alzato nella facciata della Mercanzia, tutto con dommaschi di color rosso cremisi parato, che subito fu dato principio alla festa, col seguente ordine.
Primieramente dopoché per la strada del Casato ebbero a loro luoghi, toccati in sorte, disposte le Contrade, comparvero nella Piazza i signori Giovanni Sansedoni a cavallo, con abito di velluto ponsò, tutto con oro gallonato, e Giuseppe de' Vecchi con altro abito di velluto, ma di color blu, anco questi con oro gallonato, a quali precedevano suonatori di trombe, corni da caccia e timpani, serviti da quattro servitori a livrea a cavallo per ciascuno, con cavalli di rimonta, e con otto lacchè a piedi, quattro per ciascuno, due aiutanti, del Sansedoni cioè Antonio Semini, e del Vecchi cavaliere Fulvio Martinozzi e due altri sotto aiutanti, anco questi decorosamente, ma di non nobile estrazione; con una tale dunque, così pomposa mostra fecero il giro della Piazza fino alla strada che dicesi Chiasso Largo, da dove retroceduti, smontarono per ricevere dalle loro altezze annuenza per dar principio allo spettacolo, dalle quali ottenuta tornarono nella Piazza, e accomodatisi a lor posti dentro allo steccato, in faccia al palco granducale accosto la Fonte, per mezzo de' loro sotto aiutanti, ordinarono l'ingresso delle Contrade, la prima di tutte fu quella della Lupa con 40 uomini con pennacchi bianchi e neri sopra l'elmo di simili colori, giubbone bianco, calzoni a girello neri, sotto calzoni del medesimo colore, calze bianche, con banda a traverso nera, picca in mano bianca e nera, con scudo nella sinistra a balzana colla lupa, e con bandiere di simili colori.
In secondo luogo comparve la Torre, anco questa come tutte le altre con 40 uomini, senza gl'uffiziali, tutti vestiti con giubboni e calzoni di color rosso scamatine, con alamari e galloni ne contorni e cuciture bianchi, con girello in testa che formava una torre, con calze bianche, picca in mano e con bandiera di vari colori, in mezzo alla quale l'elefante, Arma della medesima Contrada.
Ne succede in terzo luogo l'Aquila, con morioni in testa dorati, con penne azzurre e gialle, con petto a botta giallo di pelli, colorito a squamme, con aquila dorata per l'avanti e con mascarone anco questi dorato per di dietro, con girello a calzoni aperti di dommasco giallo, contornato con gallone azzurro, sottocalzoni di pelli azzurre, calze bianche, picca in mano dorata e con bandiera con aquila imperiale nera, in campo d'oro contornato di bianco e azzurro.
Venne in seguito, in quarto luogo, la Contrada dell'Onda, con morioni in testa d'argento, giubboni celesti, orlati con finimento d'argento, girelli a calzoni aperti bianchi, contornati di celeste, calze bianche e con bandiera bianca e celeste a onde.
In quinto luogo la Selva, con berrettoni da cacciatori in testa di color verde, d'oro e bianco, con lunga veste verde contornata pure e ornata co' colori d'oro e bianco, calzette bianche, zaino da cacciatori a armacollo, con bandiera di simili colori e il capitano di questa Contrada dispensò al popolo sonetto in lingua francese in lode delle altezze loro reali.
In sesto luogo il Nicchio, con giubboni e calzoni di colore azzurro, contornati e ornati di bianco, morione in testa, alabarda in mano con bandiera di colore azzurro, con nicchio in mezzo, coronato con corona d'oro, e il capitano di questa Contrada ancora, che era vestito alla francese, ma co' colori simili agl'uomini che conducea, dispensò al popolo altro sonetto in lode de' serenissimi principi.
In settimo luogo la Tartuca, con 40 uomini tutti vestiti a mori, con girello giallo, penna in testa gialla e banda pure a traverso gialla, con arco e freccia in mano e con bandiera di simili colori, con tartuca in mezzo.
In ottavo luogo la Chiocciola, con giubboni gialli, ornati e orlati col bianco, girello rosso contornato di giallo, con picca dorata in mano e con bandiera con colori, rosso, azzurro e giallo con chiocciola in mezzo.
Nel nono luogo venia il Bruco, con berrettoni in testa gialli, con penne gialle e verdi, giubboni verdi contornati con oro, calzoni e girelli gialli contornati di verde, con picca in mano, sciabola a fianchi e con bandiera verde, gialla e azzurra con bruco in mezzo.
Nel decimo e ultimo luogo comparve l'Oca, con morioni in testa d'argento, penne verdi e bianche, con petti a botta di color d'argento e verde, arabescati con oro, con girelli verdi e sottocalzoni rossi, con picca in mano d'argento, scudo verde e bianco, col motto "Clanglit ad Arma" e con bandiera verde, bianca, con qualche poco di rosso, con oca in mezzo.
Gl'Uffiziali che conduceano dette Contrade e che erano tutti vestiti alla francese, consisteano nel capitano, tenente, sergente e alfiere, compirono il giro della Piazza, ma nel passare avanti al palco dell'altezze loro reali fecero colle bandiere profonda reverenza e dipoi, occupati i posti loro destinati, fu sparato il mastio, segno indicativo per presentarsi i cavalli, guidati da loro fantini, alla mossa; ricevuta da serenissimi principi l'annuenza, sortirono velocemente dal canape, che dopo terminati i tre giri, rimase vittorioso il cavallo della Contrada del Bruco, al quale per ordine de signori giudici che erano i medesimi componenti la Conversazione del Casino, fu consegnato il Palio, consistente in braccia 28 di velluto verde a due ordini, con fregio in mezzo di lana braccata bianca con argento, con gallone d'argento di peso libbre tre, sostenuto da mazza, da cui pendea il drappellone coll'Arma delle reali altezze e sotto l'Impresa degl'Uniti della Conversazione del Casino.