A dì 2 luglio 1703
In questo sopradetto dì si corse il solito Palio in Piazza dalle Contrade in numero di quindici; doppo haver battagliato alcune Contrade per un erore fatto dal cavallo del Drago, vinse il Palio la nostra. Il quale palio era di damascho bianco fiorito di oro con fregio di lama di argento e trina d''oro, il tutto buono e foderato di lustrino rosso e biancho.
Riceuta che fu detta victoria inaspetata, fu pensiero de' nostri abitatori di far qualche festa in publico, sì che fu determinato dal nostro Priore e sua Sedia radunare il Capitolo con il contemppo dei nostri Protetori.
Determinata la giornata, fu invitato li abitatori da uno de' donzelli de l'eccelso Senato; vi intervennero ancho i nostri Protetori; il nostro Priore espose come per la vitoria riceuta, se si dovesse far festa o sì o no, e fu determinato in detto Capitolo di far correre in Piazza un bacile di argento che valesse quaranta piastre e questa festa si dovesse fare il 16 agosto, giorno di Santo Roccho; di poi fu fatto più e diversi Proveditori e sopra di ciò di detta festa acioché le cose caminassero con buono ordine; tra li altri furo fatti quatro sopra l'invito delle Contrade, i quali invitarono in voce e con memoriale le solite a correre.
Solo la Contrada della Torre, doppo haver fatto tre Capitoli nella loro chiesa, terminorono di non corere a detto Palio, e per dimostrare magior rancore l'istessa sera del lor ultimo Consiglio fecero alcune feste con fuoci matti, razzi, trombe e tamburi e una bella cena; ma però questo non guastò la nostra festa. Fra tanto s'andava metendo in ordine detta festa, e giunti al giorno determinato di Santo Roccho, nella solita ora comparve in Piazza sei trombe a cavallo, a livera, e appresso vi era il premio di detta festa.
Di poi comparve una bellisima cavalcata fatta dalla nostra Contrada in numero vinticinque coppie con bellisime bardature e sopra di essi cavalli, tutti vestiti alle eroica con alti cimieri di penne in capo, e doppo di essi comparve un bellissimo carro dove vi era alquante persone nobilmente vestite, le quali rapresentavano Europa rapita da Giove in forma di toro, come dal sonetto che quivi ò incluso sentirete.
Di poi comparve tutte le Contrade con bel'ordine, e fatte le loro funtioni solite, fu ordinato il mastio della ritirata e, messe ai suoi posti e mandato che fu i cavalli alla mossa e toccho la tromba a suo tempo doppo le tre girate, vinse il Palio la Contrada della Lupa, che nella lor chiesa vi si conserva il nostro drapellone e nel quale vi è dipinto la Visitatione di Maria Vergine e Santa Elisabetta; di poi vi è dipinto quatro armi de' nostri Protettori e sotto di esse vi è l'arme della nostra Contrada con due delfini apresso.
Dai nostri Deputati fu fatto stampare alcuni sonetti in seta e atornno trinati di oro buono e mandati a Roma ai principi Chigi nostri Protetori, e il principe don Auso scrisse alla nostra Contrada questa lettera che qui vedete; poi da' medesimi nostri Proveditori fu determinato fare una festa per i morti, sì che fu fatto un bellissimo ufitio nella nostra Cappella con numero ottanta messe; il sopradetto signore principe Chigi si ritrovò in Siena alla sopradetta festa, e subito fatto detta corsa partì per Roma, e detto Signore diede per mancia al nostro fantino dieci testoni.