Salomè ha fatto onore al suo nome emulando la storna che fu reginetta della piazza e dei cuori dei contradaioli senesi. Ha superato tutti quei difetti che il vigile occhio dell'osservatore le aveva riscontrato in questi giorni di prove e ha messo in mostra esclusivamente la sua potenza e la sua velocità guidata con abile manovra e con mirabile sangue freddo.
Il fantino Saro Pecoraro detto "Tristezza", ancora incerottato per la caduta dell'altro ieri è alla prima vittoria dopo ripetuti tentativi falliti e sfortunati e ha trovato nella saura di Alfredo Pianigiani il soggetto adatto per sfatare quello che sembrava divenuto un triste retaggio.
Le bandiere dell'Aquila salutano festose il suo ingresso nell'albo d'oro del Palio di Siena.
Partito in lieve ritardo dai canapi "Tristezza" ha catapultato il cavallo verso il gruppo di testa infilandosi in sesta posizione e passando successivamente al secondo posto.
La Chiocciola era filata via velocissima in coppia con l'Oca e che si era subito liberata dell'avversaria, stava conducendo la gara di due buone lunghezza. Senza dare in smanie nè lasciarsi prendere la mano dal desiderio di acciuffare subito la diretta antagonista, Saro Pecoraro ha condotto l'inseguimento con assoluta padronanza sul cavallo lanciandolo nella dirittura davanti al Palazzo Comunale e successivamente dopo la curva del Casato.
In questo tratto è piombato su Vincenzo Graziano detto "Solitario" che è apparso ingenuamente fermo, passandogli di dietro dopo la Costarella e piantandolo in asso. Nella manovra un tantino azzardata non ha incontrato ostacoli.
Il fantino della Chiocciola, forse disorientato, forse sorpreso, forse inesperto, non ha neppure tentato di pararlo con il cavallo o con il nerbo, ha successivamente reagito perduto ha perso il controllo ed è finito a terra alla curva ma priprio nel tentativo disperato di recuperare il terreno del Casato.
L'Aquila da parte sua stava percorrendo l'ultimo giro senza pericoli a immediato contatto. Il Nicchio, malgrado la gara generosa, che lo aveva portato al secondo posto, non poteva essere pericoloso. Tanto meno la Pantera, che ad onta dei pronostici ha effettuato una corsa interessante, lanciata con foga inusitata alla caccia dell'avversario in giubbotto giallo, che ormai tagliava vittoriosamente il bandierino.
Superiori alle previsioni sono state le prove fornite dall'Oca e dall'Istrice, mentre il Leocorno, che pur apparteneva alla cerchia dei favoriti, non è mai affiorato alla ribalta.
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Alle bandiere dorate della contrada cara a Carlo V imperatore che, guarda il caso, si sono affollate intorno al drappellone dedicato a un fiero e temuto avversario dell'Impero quale fu Alessandro III, si sono aggiunte quelle dell'Oca, del Montone e della Tartuca. La sconfitta della Chiocciola, ha contribuito a allargare i festeggiamenti già in atto nel Casato.
Dalla Pantera, la rivale dell'Aquila, il colpo è stato accusato. E' il secondo e piuttosto duro, a soli tre anni di distanza. C'è di che comprenderlo anche se la rivincita, fra un mese e mezzo, può essere alla portata di tutti. Il sogno può divenire anche realtà come lo è da ieri sera per i contradaioli dell'Aquila.
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Tristezza, felice nonostante i cerotti...
Corsa allo spasimo. Urla, grida, cuori palpitanti. Siena si è risvegliata dal lungo sonno invernale. « Sunto» dall'alto della maestosa Torre, ha distribuito ancora una volta i suoi solenni rintocchi e chiamando a raccolta, come un tempo lontano, i suoi figli.
Lo scenario di folla, di passione, di colori si è ripetuto culminando infine in una carriera dai mille motivi agonistici e polemici che ha donato alla Contrada dell'Aquila la sua 23.a vittoria. Folla strabocchevole in piazza del Campo, una folla che è esplosa come sempre, mentre sulla gialla pista di tufo cavalli e fantini erano impegnati in una lotta senza quartiere.
Ha vinto l'Aquila! Alla sera, le gialle bandiere della contrada del Casato hanno sventolato in segno di festa. Sono scene indimenticabili degne di essere vissute. Palio, che passione!
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"Ma questa è la volta bona..." Scattano i canapi per la seconda volta. L'urlo frenetico della folla si alza alto nel cielo. Il galoppo sfrenato si ode appena. Nella conchiglia ribolle una folle colorita, eterogenea ma frenetica. Il calderone scotta.
I volti di più di quarantamila persone seguono l'infernale carosello. La tensione raggiunge un "diapason" quasi indescrivibile. Parte d'impeto la Chiocciola, seguita dall'Oca e dall'Istrice, dal Nicchio. A S. Martino gira prima la contrada di S. Marco, ma l'Aquila si fa sotto e al secondo giro alla Fonte si porta in testa.
E' il momento culminante: dietro, la lotta si fa viva. Salomè e Tristezza volano verso il bandierino. La vittoria si è tinta di giallo!
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Ha vinto Tristezza! Ma la sera del due luglio in mezzo ai contradaioli festanti Rosario Pecoraro era felice. Portato, sballottato, baciato, applaudito, il piccolo fantino, tutto incerottato in volto, per una caduta al canapo, sorrideva. Era felice come non mai.
Il sogno cullato per ben tre giorni di lotte, si era avverato. Tristezza in quel momento, portato in trionfo da una massa imponente di aquilini, non ha tenuto fede al suo nome. Bisogna comprenderlo, però. Dopo una vittoria simile c'è da impazzire dalla felicità!
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All'imbrunire, mentre la folla si disperde, ondeggia, si pigia, verso le uscite, Siena è ormai un insieme coreografico di canti, di beffe. La piazza si svuota, sui merli cotti dal sole incominciano ad accendersi le fiaccole della vittoria. Poco lontano, nel rione del Casato una campana suona
a distesa, lanciando nell'aria serena i suoi squilli argentini.
E' una campana impazzita di gioia che annuncia gaiamente a tutta Siena la vittoria dell'Aquila. La notte è vicina, fra poco abbraccerà nel suo manto vellutato vinti e vincitori. Questa è Siena! Questo è il Palio!
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Per tutta la notte del due luglio nel Casato si è celebrata la Vittoria. Nella stalla Salomè De Mores mangia zucchero e biada, attorniata dai « fedelissimi» che non si stancano di accarezzarla.
Ieri comparsa al completo, drappellone, popolo e fantino hanno girato la città in lungo e in largo, per portare il saluto ai protettori e alle contrade amiche.
Il corteo festante si è snodato per Siena in un tripudio di canti e di gioia. A tre anni di distanza il popolo dell'Aquila celebra degnamente una nuova e bellissima vittoria.
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Sono le 20. Naso di cuoio, ovvero Rosario Pecoraro detto Tristezza ha terminato da poco la sua vittoriosa galoppata. Al grido di "Daccelo" il "cencio" viene calato dal palco dei Capitani e consegnato nelle mani degli aquilini. Bandiere al vento, rulli di tamburi salgono in alto nel cielo illuminato debolmente dagli ultimi raggi infuocati.
Su una trifora del Palazzo Comunale garrisce al vento la gialla bandiera della contrada vincitrice. In un trionfo di luci e di colori il corteo festante si avvia verso Provenzano per il "Te Deum" di ringraziamento. Naso di cuoio, come Tristezza è stato ribattezzato si avvia anch'egli verso il meritato trionfo nelle braccia di tutto il popolo del Casato. La sfortuna è stata vinta. Era l'ora!