Palio dell'Assunta
di venerdì, 16 agosto 1946

Il Palio dedicato all'avvento della Repubblica si corre alla presenza del Presidente Luigi Einaudi.

Dopo le roventi polemiche di luglio sale sul verrocchio Guglielmo Ricci, già presente nove volte negli anni trenta e nel luglio 1945.

Nella prove c'è da segnalare molto movimento nelle Contrade favorite. Nella Lupa su Folco viene preferito l'esordiente Nino a Renzino, intimorito da alcune minacce istriciaiole dopo la quarta prova.

La Giraffa sceglie Ciancone, al posto dell'Arzilli, per montare Piero. Nell'Oca c'è un vero e proprio valzer, si inizia con Amaranto, poi arriva Pirulino, poi Porcino che viene sceso dopo la provaccia e per il Palio su Salomè torna Amaranto.

Dopo una mossa annullata partono primi Giraffa, Montone e Oca che riesce a prendere il comando a San Martino mantenendolo per un giro.

Al secondo San Martino, Ciancone passa in testa, amministrando il suo vantaggio da veterano riporta la gioia in Provenzano dopo i due secondi posti del 1945. Anno da dimenticare per l'Oca e per lo sfortunatissimo Amaranto, sempre secondi.

Da segnalare infine il titolo del numero unico giraffino "Reale Imperiale Repubblicana", a sancire i tre titoli conquistati sul campo, il Palio Reale nel 1887, il Palio Imperiale nel 1936 e quello della Repubblica nel 1946.

Il malato ha preso un brodo. Questo Palio, dato il numero dei soggetti presentati, farà sperare ai contradaioli in una scelta con più serenità. 21 cavalli, e nei dieci prescelti non figurano novità di rilievo. Solo si dice che una certa Salomè, già visionata nel luglio con l'Aquila, potrà dare una svolta al Palio, anche se sono presenti il solito Folco e il portentoso Piero, mentre gli altri non sembrano dare garanzie di rilievo. Staremo a vedere.

La Lupa torna in Vallerozzi con Folco, e monta tal Gambelli; all'Onda va Zola, e il Ciancone fantino dell'Onda va a montare il forte Piero nella Giraffa. L'Oca si porta in Fontebranda Salomè, e Amaranto ci riprova. Ganascia torna nel Montone, e alla Torre tocca Fulmine, che è fulmine da temporale. Che volete che dica di questo Palio? Che fu appannaggio di quel Beppe Gentili nella Giraffa che avendo sotto il sedere quel Piero, gli fu facile esaudire il suo primo desiderio. Con questa corsa vittoriosa si ripagò del naufragio dell'anno precedente montando Mughetto, sempre per i colori di Provenzano. Da allora il suo nome lo abbiamo fin troppo conosciuto. E questo fu l'ultimo Palio e fine carriera (tutta da dimenticare) del mossiere Lorenzo Pini.

La tratta questa volta è «ricca»: 21 soggetti con i favoriti che fanno esultare Oca (con Salomè), Lupa (Folco) e Giraffa (Piero). Dopo il Palio di luglio l'Oca si ritrova nella stalla un cavallo, anche se non ancora vincente, che in precedenza, specialmente alla mossa, aveva fatto ben sperare.

L'alternanza dei fantini in Fontebranda, da Amaranto, a Pirulino, al Funghi (con il giubbetto di Fontebranda fino alla provaccia) focalizza l'attenzione; questo continuo provare di fantini denota l'incertezza che deve aver tenuto impegnati i dirigenti dell'Oca. Alla fine il giubbetto tricolore sarà vestito ancora da Amaranto, e per lui si tratterà di un altro Palio da protagonista.

Le foto della mossa della seconda prova ci mostrano i paraocchi ai cavalli tutti posti sulla sinistra per evitar loro... distrazioni in curva.

Al Palio Oca e Giraffa, dopo una mossa annullata nella quale il Gentili era partito in testa, sono le prime a fiancare ed anche se la Giraffa riesce a partire davanti, sarà l'Oca a girare in testa a S. Martino.

Fontebranda riuscirà a restare in testa solo fino al primo giro; poi l'azione continua ed incessante del Gentili avrà la meglio e per il fantino laziale sarà questo il primo successo al suo terzo Palio corso.

Il 10 luglio 1946 la Giunta approvò la presenza dei soprallassi delle Contrade che non correvano e l'apposizione delle bandiere sul Carroccio, la nomina del Maestro di Campo, coadiuvato da un maggior numero di rotellini, in sostituzione del Maresciallo di Campo, figura da tempo caduta in disuso, un tempo massimo (2 minuti e 30 secondi) per le sbandierate e la nuova collocazione del drappellone sul Palco dei Giudici. Riguardo quest'ultima decisione, a conferma dei problemi di ordine pubblico che in quel momento assillavano le autorità, fu bocciata la proposta di esporre il drappellone alle finestre comunali "perché ancora più a rischio in caso di rissa". A seguito della proposta di Silvio Gigli di vestire in costume medievale gli spazzini, fu deciso di "provvedere in modi meno appariscenti alla nettezza della pista", mentre fu, per fortuna, bocciata l'idea dei cavalli per trainare il Carroccio.