Corsero: Montone, Giraffa, Tartuca, Selva, Nicchio, Aquila, Lupa, Torre, Oca e Chiocciola. Non parteciparono a questo Palio della visitazione di Maria SS. le Contrade: Istrice, Pantera, Drago, Leocorno, Civetta, Bruco, Onda.
Il 29 giugno sorteggiati i cavalli e i migliori toccarono a: Nicchio, Giraffa, Aquila e Selva.
La 1ª Prova, la sera dei SS. Pietro e Paolo, fu assai emozionante. Al 1° giro infilarono in S. Martino, senza conseguenze, Giraffa, Selva, Tartuca e Montone; al 2° giro, sempre a S. Martino, cadde l'Oca, mentre la Chiocciola, prima per 3 giri, fu passata dal Nicchio al bandierino della mossa, all'ultimo istante.
Il 30 giugno, al mattino, dopo accanita tenzone per le posizioni di testa fra Aquila, Nicchio e Oca, quest'ultima vinse la prova. La Selva cadde a S. Martino al 2° giro. Magnifica la 3ª prova che vide serrata gara fra Oca, Chiocciola, Nicchio, Aquila: questa che trovatasi in testa veniva superata dal Nicchio che riuscì a vincere brillantemente.
La 4ª prova registrava la vittoria della Giraffa.
Dopo lo sfilamento del corteo, ridotto come sempre nell'edizione di luglio, si svolse la corsa. Partì prima l'Oca, subito passata dalla Chiocciola che al 2° giro al Casato scese da cavallo simulando vincere mentre il barbero proseguiva la corsa, tosto superato dal Nicchio che, non più raggiunto vinse. Si registrò una accanita lotta a nerbate fra Oca e Torre, al 3° giro.
L'arrivo fu il seguente: Nicchio, Chiocciola (scosso), Oca, Torre, Montone.
Deputati della Festa: prof. Domenico Barduzzi e Ing. Francesco Zanaboni. La pittura del drappellone ancora affidata ai Sigg. Merlini e Loli Piccolomini.
Capitano del Nicchio il Nob. Antonio Palmieri.
Sindaco Cav. A. Lisini.
Corsero i seguenti fantini: Montone - Alfonso Menichetti, Giraffa - Ansano Giovannelli (detto Ansanello), Tartuca - Guido Duchi (detto Martellino), Selva - Girolamo Vigni (detto Momo), Nicchio - Domenico Fradiacono (detto Scansino), Aquila, Ernesto Felli, Lupa - Francesco Menchinelli (detto Pallino), Torre - Francesco Ceppatelli (detto Tabarre), Oca - Giuseppe Noci (detto Beppino), Chiocciola - Emilio Lazzeri (detto Fiammifero). Costui per il gesto inaspettato e ingiustificabile di fellonia, determinò disorientamento e sdegno fra gli spettatori. Sottratto all'ira del popolo, e specie dei Chiocciolini, il Lazzeri fu portato in questura e poi al carcere sotto l'imputazione di truffa per aver procurato a sé un ingiusto profitto (vendendosi) con danno alla Contrada per cui montava.
Seguirono cause davanti al giudice e infine la cavalla fu attribuita addirittura in piena proprietà della Chiocciola, con conseguente quasi paradossale conclusione: invece di vincere il Palio con la cavalla avuta in sorte, vinse la cavalla a prezzo della perdita del Palio.
«Fiammifero» fu punito con l'espulsione a vita dal Palio.