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VENTURA SALIMBENI DETTO IL "CAVALIER BEVILACQUA"

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Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.

Pittore e incisore.

N. Siena, 1567/68 - m. Siena, 1613

Figlio di Arcangelo, e fratello uterino di Francesco Vanni, Ventura fu il più valido rappresentante di una famiglia di artisti operosi in Siena a cavallo dei secoli X.VI e XVII, e deve essere considerate senz'altro uno dei massimi artisti senesi della fine del secolo XVI. Fu allievo sia del padre che del fratellastro, ma risenti notevolmente anche del Beccafumi; diversamente dal Vanni, ebbe temperamento gaio ed esuberante, poco incline al sacro; artista fecondissimo, fu molto apprezzato, soprattutto come freschista, e fu conosciuto e richiestissimo in tutta Italia.

Reduce dalla Lombardia, in età giovanile, Ventura si reco a Roma, dove si trattenne dal 1588 al 1593; qui egli trovo attivissima la scuola dei manieristi, e subì particolarmente l'influsso di Federigo Barocci, che egli, educato al gusto del colore raffinato e leggero ed alle preziose fantasie del Domenico Beccafumi, dovette gustare, capire ed assimilare come forse nessun altro. A Roma il Salimbeni lavorò, tra l'altro, in S. Agostino, in S. Giovanni in Laterano, al Gesù, in S. Maria Maggiore (legatissima al nome ed al ricordo di tanti senesi), e lasciò alcuni dipinti in un salone della Biblioteca Vaticana. Fu anche a Perugia, al servizio del Cardinale Sforza e del Cardinale Bevilacqua, dai quali ebbe varie onorificenze; tra l'altro, nel 1600, il Cardinale Bevilacqua lo nomino Cavaliere dello Speron d'Oro e gli concesse il cognome.

Nella sua Siena Ventura dipinse, nel 1595-1602, la volta nella Compagnia della Trinità; nel 1600 compiva gli affreschi con «Storie di S. Giacinto» nella Chiesa di S. Spirito, nei quali si dimostra eccellente frescante, aperto alle impressioni di luce e di colore, rese con padronanza di mezzi e con originale senso compositivo; nel 1602 compiva gli affreschi con «Storie di S. Bernardino» nell'Oratorio inferiore di S. Bernardino; nel 1603 eseguiva la tela dell'«Apparizione della Madonna a S. Rocco» nella Contrada della Lupa, opera molto raffinata, che dovette essere apprezzatissima, a giudicare dalle numerose copie che furono prodotte (particolarmente imitata l'immagine del cane in calce al dipinto, stupendo brano naturalistico). Altre delle numerose opere in Siena: il dipinto «Maria al Sepolcro» nella Chiesa di S. Quirico e l'« Adorazione dei pastori» nella Chiesa del Carmine.

Opere in grande quantità si trovano anche nel contado senese, come a Rapolano, Lucignano della Chiana, S. Quirico d'Orcia, ecc. Notevole la traccia lasciata a Firenze, dove Ventura dipinse gli affreschi nel chiostro grande dell'Annunziata (1605 e 1608). Infaticabile, il Salimbeni eseguì importanti opere anche a Lucca, Pisa, Genova, Foligno, Ferrara e altre città.

Artista dotato di eccellenti qualità di decoratore, proclive a uno stile leggiadro e raffinato, piuttosto che a espressioni di forza, mostrò grande talento nel conciliare la maniera del Barocci e dei suoi seguaci con la tradizione senese, specialmente col Beccafumi.

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