Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.
Pittore.
N. forse a Siena, 1392-400 circa - m. 1/4/1450
Se non raggiunge i livelli dei «grandissimi» del secolo precedente, il Sassetta può comunque essere considerato senz'altro il massimo rappresentante della pittura senese del sec. XV. Probabilmente allievo di Paolo di Giovanni Fei, che continuava e sviluppava decorosamente la tradizione gotica senese, Stefano di Giovanni fu artista di tempra elettissima, di mestiere esemplare e di fantasia instancabile, capace di trasfigurare liricamente, per mezzo di linea e colore, gli elementi narrativi dominanti nel gusto senese della fine del sec. XIV.
La sua formazione artistica è fondamentalmente senese, ma egli, in gioventù, ebbe modo di conoscere le ricerche formali della scuola fiorentina, ed in seguito si mantenne informato degli sviluppi del gotico internazionale. Tuttavia, egli manifesta un certo ritardo stilistico rispetto ai contemporanei, che in realtà non è che una sapiente congiunzione della tradizione senese con le rivoluzionarie novità del primo Rinascimento.
L'intelligenza vivace e sperimentatrice del Sassetta approda a risultati peculiarissimi; tra le righe delle novità rinascimentali, e singolare riscoprire, nella sua pittura, la diretta discendenza dalle inclinazioni astrattive proprie della tradizione senese, nonché le derivazioni dell'arcana e sublime ritmica lineare di Simone Martini, rinnovata, peraltro, con gusto sensibile e personalissimo.
Alla scuola del Sassetta si formarono, oltre al figlio Giovanni di Stefano, moltissimi validi artisti, tra i quali Giovanni di Paolo, il Vecchietta, Sano di Pietro.
La produzione artistica fu molto vasta, ed e oggi conservata, oltre che a Siena e nel territorio, in varie collezioni italiane e straniere. La prima opera del Sassetta e considerata lo smembrato polittico per l'Arte della Lana di Siena (1423-26), di cui si conservano alcuni pannelli nella Pinacoteca Nazionale, tra cui citiamo la tavola con «L'ultima Cena» e la tavola con «S. Antonio Abate bastonato dai diavoli». Questi pannelli, non troppo tocchi dal gotico, sono eseguiti con raffinatezza degna delle migliori opere della scuola del Martini e mostrano, nelle architetture, un senso prospettico di derivazione lorenzettiana.
Del 1428-29 circa è la minuscola tavola dell'«Adorazione dei Magi» nella Collezione Chigi-Saracini a Siena; l'opera, per l'armoniosa composizione, per la squisita bellezza dei colori, per la nobilta dei personaggi raffigurati, assurge al ruolo di autentico capolavoro, ed e la vera perla della raccolta in cui si trova. Ancora nella Collezione Chigi-Saracini, citiamo la tavola del «S. Martino che divide il mantello col povero», e le tavole della «Madonna piangente» e del «S. Giovanni piangente».
Del 1430-32 è un polittico per il Municipio di Chiusdino. Ancora del 1430-32 è la bella tavola della «Madonna della Neve», eseguita per il Duomo di Siena e attualmente conservata nella Collezione Contini-Bonacossi di Firenze. Da una vasta composizione di cui doveva far parte anche l'«Adorazione dei Magi» della Collezione Chigi-Saracini, proviene il prezioso «Viaggio dei Magi», attualmente presso la Collezione Maitland e Griggs di New York. In Siena il Sassetta ha lasciato opere in varie Chiese, tra cui ricordiamo un «S. Giorgio» nella Chiesa di S. Cristoforo. L'artista lavorò anche nel territorio senese, come a Pienza, e altrove.
Del 1437-44, poi, è la sua opera forse fondamentale: il grande polittico, purtroppo smembrato, per la Chiesa di S. Francesco a Borgo Sansepolcro. La parte centrale del polittico è conservata nella Collezione Berenson di Settignano, mentre vari pannelli con «Storie francescane» si trovano nella National Gallery di Londra e nel Museo Conde di Chantilly.
Per rendere l'idea dell'importanza di quest'opera, si può dire che il «Polittico dei Francescani» sta alla pittura senese del Quattrocento come la «Maestà» di Duccio sta a quella del Trecento. Il Sassetta morì di polmonite nel 1450.