IL PALIO.SIENA .IT

GALGANO (1148-1181)

elenco personaggi

Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.

Santo.

N. Chiusdino, 1148 circa - m. Monte Siepi, presso Chiusdino, 3/12/1181.

Contemporaneo di Papa Alessandro III, S. Galgano, potente figura di eremita del sec. XII, contribuisce non poco a dare lustro alla nutrita schiera dei Santi senesi.

Galgano, proveniente dalla nobile famiglia senese dei Guidotti, nacque a Chiusdino da Guido e Dionisia. Nonostante il continuo incitamento dei genitori ad operare il bene, egli fu traviato dalle cattive compagnie e trascorse una giovinezza assai scostumata e libertina. La morte del padre, avvenuta nel 1178, lo turbo profondamente ma non gli fece cambiare il suo modo di vivere; delibero anzi di trasferirsi a Siena, per godere, oltre che di maggior liberta, degli svaghi e dei divertimenti che poteva offrire la città. Tuttavia, una notte rimase grandemente suggestionato da un sogno in cui gli apparve l'Arcangelo S. Michele che lo invitava a mettersi sul retto cammino.

Tornato presso la madre a Chiusdino, trascorse due anni di penitenza e di preghiera, fatto oggetto di derisione e di scherno dai suoi vecchi compagni; la stessa madre, pur avendo sempre desiderate un figlio giusto, ora si sgomentava, perché non voleva avere addirittura un figlio Santo. Sembra che ella si adoperò per combinare il matrimonio del figlio con Polissena, giovane e virtuosa fanciulla appartenente alla famiglia dei Conti Ardenghi, Signori di Civitella Marittima.

La tradizione popolare riporta che il 21/12/1180 Galgano partì da Chiusdino per andare a trovare la promessa sposa a Civitella Marittima. Tuttavia, durante il viaggio, apparve l'Arcangelo S. Michele che, afferrato il suo cavallo, lo condusse sul Monte Siepi, un'altura boscosa tra Chiusdino e Monticiano. Qui Galgano decise di restare; liberatosi anche delle vesti, che gli ricordavano la sua passata esistenza, piantò la sua spada nel terreno, che immediatamente si indurì e divenne roccia, così che non fu più possibile ritrarla. Avendo anzi assunto l'impugnatura della spada la forma di una croce, Galgano vi si inginocchiò davanti e cominciò a pregare, facendo di essa il simbolo della sua nuova vita.

La leggenda narra che il Demonio in mille modi cercò di distogliere il giovane eremita dalle sue preghiere, senza riuscirvi. In seguito, anche la sconsolata madre, insieme a Polissena, lo andò a trovare per fargli cambiare idea, ma Galgano non si lasciò convincere. Polissena, che era una buona e virtuosa fanciulla, comprese e decise di consacrare a Dio anche la propria esistenza; poco dopo, infatti, fondò a Siena il Monastero Cisterciense di S. Prospero.

Frattanto, la fama dell'eremita del Monte Siepi andava estendendosi e molta gente andava a trovarlo; Galgano aveva per tutti parole di conforto e di speranza e sembra che operò anche miracolose guarigioni. Nella primavera del 1181 egli, a piedi nudi, si incamminò alla volta di Roma, vivendo di erbe selvatiche e di poche elemosine. Al suo arrivo, il Papa Alessandro III, senese come lui e che già aveva sentito parlare delle sue opere, gli concesse udienza e lo ricevette cordialmente, esortandolo a perseverare nelle sue preghiere.

L'incontro tra il Pontefice, grande protagonista della storia del tempo, e l'umile eremita, eroico testimone della Chiesa povera e pellegrina, insostituibile base di sostegno per l'autorità spirituale del rappresentante di S. Pietro, si colorava, in questa circostanza, di toni estremamente suggestivi. Frattanto, durante l'assenza di Galgano dal Monte Siepi, la leggenda narra che tre malintenzionati (forse tre prelati di Chiusdino, invidiosi della fama del giovane eremita) bruciarono la sua capanna e ruppero la spada conficcata nella roccia. Essi furono tuttavia immediatamente puniti dalla Giustizia Divina. Uno di essi fu colpito da un fulmine, uno annegò nelle acque di un torrente ingrossato, un terzo, assalito dai lupi, sopravvisse, ma ebbe tronche le braccia. Si narra che egli, per testimoniare il suo pentimento, si fece appendere al collo i resti delle sue braccia dilaniate dai lupi e, morendo, le lasciò alla Cappella di S. Galgano, dove ancora oggi si possono vedere. Galgano, intanto, tornato sul Monte Siepi, fu assai addolorato alla vista della spada ridotta in tre pezzi, ma, riaccostatili insieme, essi, miracolosamente, si risaldarono. Galgano continuò così a pregare davanti alla sua spada e ad operare miracoli in favore della gente del luogo.

Il 3/12/1181 il Vescovo di Volterra e il Vescovo di Massa Marittima, di passaggio per il Monte Siepi, deliberarono di andare a far visita all'eremita. Però, giunti sul luogo dove viveva, essi trovarono Galgano morto, probabilmente da poco, mentre era ancora appoggiato alla sua spada, come se stesse continuando a pregare. Gli furono rivolte grandi onoranze funebri e, sul luogo di preghiera dell'eremita, si diede mano alla costruzione di una Cappella di forma rotonda, terminata nel 1185, in cui ancora oggi si conserva la spada di Galgano affondata nella roccia fino all'elsa. Nello stesso anno 1185 Papa Lucio III canonizzava Galgano.

La celeberrima Abbazia Cisterciense di S. Galgano fu invece iniziata a costruire, nella vallata sottostante l'altura di Montesiepi, nel 1224, sotto la direzione del maestro di pietra Ugolino di Maffeo, e fu terminata nel 1288.

elenco personaggi
  • Good&Cool
Per migliorare la tua navigazione su questo sito, utilizziamo cookies e altre tecnologie che ci permettono di riconoscerti. Utilizzando questo sito, acconsenti agli utilizzi di cookies e delle altre tecnologie descritti nella nostra informativa sui cookies.
OK