Tratto dal libro "La storia di Siena" di Giuseppe Bortone
Gian Gastone de' MediciSuccessore di Cosimo III, nel 1723, fu il secondogenito Gian Gastone.
I primi anni del suo governo furono turbati da frequenti tentativi e da aspre pressioni dell'Austria perché il nuovo Granduca «accettasse la temporanea occupazione de' suoi Stati da parte di truppe imperiali e ricevesse subito la investitura dello Stato di Siena».
Egli non se ne preoccupò troppo, prendendo quei «benefizi del tempo» che le circostanze gli consentivano, fino a che non si arrivò all'accordo franco-austriaco del 1735.
Si spense due anni dopo, il 9 di luglio del 1737, non senza aver intuito le condizioni reali del suo principato, e dopo essersi interessato a qualcuna delle questioni più complesse della vita morale ed economica dello Stato, «spianando la strada - e non è suo piccolo merito - ad alcune delle questioni che più appassioneranno gli animi durante il governo lorenese». Tuttavia, dopo che la sorte del ducato venne decisa dalle potenze europee, si lasciò vincere dall' apatia e dall'indolenza.
Siena si avvantaggiò sopra tutto di alcuni provvedimenti per il suo Studio, in decadenza in quel tempo, co' quali si aumentava il numero delle cattedre e si chiamava a coprirle gl'ingegni più chiari dell'epoca.
Poco prima della morte, si era presentato a Gian Gastone un grande economista senese - Sallustio Bandini - per chiedergli che si concedesse «libertà di tratte per le granaglie della Maremma» - rimedio ch'egli riteneva infallibile per guarire i molti mali ond' era afflitta la sua terra; ma la sua domanda non fu accolta, ed egli fu ritenuto un visionario ed un poeta della scienza economica.
Era in realtà un precursore. Le sue teorie sul libero scambio, sulla moneta, sul commercio dei grani anticipavano quelle che furono poi diffuse in Francia e in Europa dalla scuola economica dei fisiocratici.
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