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FERDINANDO I DE' MEDICI (1549-1609)

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Tratto dal libro "La storia di Siena" di Giuseppe Bortone

Ferdinando I de' Medici

Successore di Francesco I fu il fratello Cardinale Ferdinando, più saggio e più indulgente di lui.

Caposaldo del programma del nuovo Granduca fu l'affrancamento dalla soggezione spagnuola: grave conseguenza dell'annessione della repubblica di Siena. Belisario Vinta, ministro del Granduca, scrivendo al Re di Francia, accenna a «un vassallaggio che il signore ha con li Spagnuoli per lo Stato di Siena; et volendo egli essere un Principe leale et onorato, et tale lo deve desiderare anco V.M., et perciò non deve astrignerlo mai a far cosa contro la fede et obbligatione che deve per lo Stato di Siena... ».

Però, non pare che abbia raggiunto il suo intento, dal momento che, nel suo testamento - che è del lO ottobre del 1606 - trovasi ancora il canone, per così dire, pregiudiziale di Casa Medici: «...non manchi... Di essere verso S.M. cattolica et la corona di Spagna obsequente et divoto, conforme all'obbligatione che seco si tiene, maxime per lo Stato di Siena... ».

Egli emanò una serie di disposizioni per il popolamento e la bonifica del Senese, della VaI di Chiana e del Grossetano. Appena salito al trono, il 16 dicembre 1587, pubblicò un bando dalle larghe vedute, col quale, fra l'altro, si concedeva «a chi verrà ad abitare in Siena e Distretto terreno franco di terratico in Maremma per cinque o sei anni almeno, e di più franchigie dalli debiti dei forestieri e di quelli che havessino fatto per il passato, cioè dal 10 ottobre indietro» con i sudditi fiorentini: e, quattro mesi dopo, una serie di importanti privilegi veniva concessa a coloro che si fossero trasferiti nel territorio senese. Chi poi, è detto in un bando del 9 luglio 1588, verrà ad abitare in Maremma, «artefici e marraioli di qual si voglia sorte che lavoreranno... In detta Maremma sia libero dalla tassa antica dei bullettini solita a pagarsi per le arti e i forestieri in Siena».

Conseguenza di queste e di altre provvide disposizioni fu che lo stato di Siena, devastato dalla guerra e mai più riavutosi durante gli anni del dominio di Cosimo I e di Francesco I, andò riorganizzandosi sotto il governo di Ferdinando nonostante i non mai sopiti rancori della vecchia Repubblica contro la tirannide della Casa fiorentina e nonostante che l'ignoranza di alcune delle più fondamentali leggi economiche relative al prezzo e al commercio delle vettovaglie rendesse, in qualche momento, sterile o non pienamente feconda la pur ricca legislazione del terzo Granduca.

Quando Ferdinando morì, il Granducato era in condizioni molto migliori di quelle in cui lo aveva ereditato; pur non essendo ancora scomparsi i pericoli in mezzo ai quali esso era nato: pericoli interni ed esterni; tanto più che, «nel Senese, era ancora troppo recente la sanguinosa traccia della perdita della libertà ».

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