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BEATO AMBROGIO SANSEDONI (1220-1286)

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Ambrogio Sansedoni (Siena, 16 aprile 1220 - 20 marzo 1286), il personaggio più noto della nobile famiglia che fu proprietaria del palazzo attualmente sede della Fondazione Mps, entrò nell'Ordine Domenicano a diciassette anni ed ebbe a Colonia, come maestro, San Alberto Magno e come compagni di studi San Tommaso d'Aquino e Pietro di Tarantasia, il futuro papa Innocenzo V.

Chiamato a Parigi ad insegnare, Ambrogio si fece conoscere per l'efficacia della predicazione sia nelle chiese che nelle piazze.

Ebbe doti eccezionali di persuasore, e fu anche grazie a lui che non scoppiò uno scisma in Germania, nel 1245, per il dissidio tra il concilio di Lione e l'imperatore Federico II. Alla morte di quest'ultimo, suo figlio Manfredi tentò di recuperare i territori imperiali nel Sud d'Italia. Siena si schierò con lui e per questo motivo papa Clemente le inflisse l'interdetto (divieto di celebrare i riti sacri). Ambrogio Sansedoni corse allora dal Papa, che si trovava ad Orvieto, per difendere i concittadini. Lo fece con tale vigore da convincere il pontefice. La sua abilità oratoria fu apprezzata a Parigi, in Germania e nelle tante città italiane che lo videro impegnato per ammorbidire conflitti, costruire tregue, fermare le armi. Dopo tanti viaggi, Ambrogio tornò a Siena, ricominciando a predicare. E nella sua città morì, colto da un malore proprio durante una delle sue celebri orazioni.

Siena lo ha ricordato collocando un suo busto sulla facciata del Duomo e, fino a metà '500, facendo correre un Palio a lui dedicato. Nel 1597 papa Clemente VIII lo incluse nel Martirologio romano.

Il Beato Ambrogio è anche il soggetto del drappellone del 2 luglio 1986, dipinto da Carlo Cerasoli, disegnatore e pittore umoristico, e vinto dal Drago. L'occasione della dedica fu il settimo centenario della morte. L'iconografia è ripresa dall'affresco di Sano di Pietro che si trova nella Sala delle Lupe del Palazzo Pubblico.


Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.

N. Siena, 16/4/1220 - m. 20/3/1286

Beato.

Vigorosa figura di religioso, ottimo cultore di teologia e al tempo stesso abile diplomatico, spesso impegnato a salvaguardare gli interessi politici della Patria nel momento per essa più delicato; predicatore di chiara fama, fu popolarissimo in Siena e ovunque tenne le sue prediche, anche a Parigi.

La leggenda narra che Ambrogio nacque deforme, ma risanò miracolosamente quando fu esposto dalla nutrice di fronte all'altare della Chiesa di S. Domenico.

In gioventù, ricevette una solida formazione culturale, studiando a Parigi, dove ebbe per maestro S. Alberto Magno, e quindi a Colonia; insegnò anche nello Studio di questa città, ma per umiltà non volle accettare il grado di Maestro; fu anche condiscepolo di S. Tommaso d'Aquino, del quale subì l'influenza; scrisse varie opere e sermoni, in gran parte perdute, ma la sua importanza storica è legata soprattutto alle missioni diplomatico-politiche.

Dal 1237 entrò a far parte dei Domenicani; tornato in Italia, rifiutò il vescovato offertogli da Gregorio IX. Dopo la scomunica lanciata contro Federico II dal Concilio di Lione (1245), il Sansedoni svolse una ininterrotta missione di pace nell'Impero tedesco, trattenendosi al nord fino al 1265. In seguito, Clemente IV se ne servì molto per opere di pace (tra l'altro, a S. Gimignano, nel 1266), ed infine, su intercessione del Sansedoni, concesse l'assoluzione per Corradino di Svevia (1268).

A Roma, Ambrogio ricoprì molte importanti cariche; fu anche Maestro del Sacro Palazzo e insegnò presso lo Studio Pontificio (1265-68). Fu anche a Firenze, a Genova e a Venezia, dove tenne prediche in favore della pace e delle crociate. Ricoprì molte cariche all'interno del suo Ordine e fu anche Priore della Chiesa di S. Domenico in Siena.

Sotto il pontificato di Gregorio X, il Sansedoni ottenne la revoca dell'interdetto per Siena (1273); nella città, in onore di Frate Ambrogio, venne corso un Palio; così, dopo la sua morte, si continuò a correre un Palio, per onorarne la memoria, il «venerdi di Lazaro» (prima della domenica di Passione), e l'usanza venne mantenuta fino alla metà del sec. XVI.

Il Sansedoni morì nel 1286 in seguito ad una emorragia interna; nel 1443 fu beatificato dalla Chiesa, e l'arte senese lo ha glorificato per secoli.

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