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AGOSTINO CHIGI DETTO "IL MAGNIFICO"

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Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.

Banchiere e mercante.

N. Siena, 1465 circa - m. Roma, 1520

E' uno dei più insigni rappresentanti di una splendida famiglia di banchieri senesi, illustrata, nel corso dei secoli, da tutta una serie di illustri personaggi che seppero mettersi in luce anche in molte altre attività, a cominciare dalla religione, dando alla Chiesa anche un Papa (Fabio Chigi, che prese il nome di Alessandro VII).

La famiglia si scisse in diversi rami, trapiantati in varie località, godendo ovunque di notevole potenza politica e finanziaria. Agostino, figlio di Mariano, portò al culmine la potenza del ramo romano; egli fu il prototipo e il massimo rappresentante della grande tradizione senese nel campo della banca, e seppe essere anche molto influente nel panorama politico del suo tempo.

Nel 1502 aprì un banco a Roma, che ebbe immediata fortuna; nominato tesoriere della Chiesa, ebbe poi da Papa Leone X l'appalto delle dogane, delle saline e delle cave di allume della Tolfa; accresciute enormemente le proprie ricchezze, in questo periodo egli svilluppo anche importantissime relazioni commerciali con tutta l'Europa (fu detto anche «Il Grande Mercante»); con i suoi finanziamenti permise le imprese guerresche di Cesare Borgia e la prodigalità di Papa Leone X, che fu suo amico (fu anche testimone delle sue nozze e del suo testamento, 1519), aiutò i Medici in esilio ed altri Principi.

Per rendersi conto dell'entità delle attività che facevano capo ad Agostino, basta pensare che egli disponeva di ben 20.000 dipendenti; tuttavia, quanto essenziale e senza scrupoli egli seppe essere come mercante e banchiere, eccezionalmente munifico si dimostrò verso i bisognosi e gli artisti e letterati (Bembo, Giovio, Aretino, ecc.), cui fornì protezione e aiuti materiali.

Il Chigi risiedeva periodicamente in Siena e dal Comune della sua città fu insignito del titolo di «Magnifico». Nel 1508 stipulò con Siena un trattato con il quale prese in concessione per 50 anni Porto Ercole e tutto l'Argentario ed in corrispettivo prestò alla Repubblica la somma di 7.500 ducati senza interessi. Egli fece dell'Argentario una sorta di suo feudo personale e, intendendo utilizzare Porto Ercole come sbocco al mare per i propri traffici, ordinò la costruzione di fondachi per le merci, di abitazioni e di strutture portuali necessarie allo scopo.

Dal grande architetto Baldassarre Peruzzi, il Chigi si fece costruire splendide residenze: una a Roma, la celeberrima villa detta «La Farnesina» (che diventerà cenacolo e punto d'incontro per moltissimi artisti e letterati presenti a Roma nel tempo), ed una a Porto Ercole, il cosiddetto «Palazzo del Governatore» che, secondo alcune cronache, non doveva essere affatto inferiore all'edificio romano, cosa che oggi difficilmente possiamo constatare, per via dei successivi rifacimenti spagnoli e delle distruzioni subite a causa dei bombardamenti nell'ultima guerra.

Tra le curiosità inerenti Agostino Chigi, resta da notare che egli aprì anche una tipografia, nella cui produzione va segnalato il «Pindaro» (1515), quale primo libro greco stampato a Roma.

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