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Novellette di San Bernardino

Tratte da: G. Carabba editore - Lanciano, stampa 1916

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Esempi e detti morali

Contro le vanità donnesche (I)

O donne, donne, oh che vergogna è egli la vostra, che la mattina, mentre che io dico la messa, voi fate un rumore tale, che bene mi pare udire uno monte d'ossa, tanto gridare! L'una dice: Giovanna! L'altra chiama: Caterina! L'altra: Francesca! Oh, la bella divozione che voi avete a udire la messa! Quanto ch'è a me, mi pare una confusione, senza niuna divozione e riverenzia. Non considerate voi che qui si celebra il glorioso corpo di Cristo figliuol di Dio, per la salute vostra? Che dovareste stare per modo, che niuna non facesse un zitto. Viene madonna Pigara, e vuol sedere innanzi a madonna Sollecita. Non fate piú cosí. Chi prima giògne, prima macini. Come voi giognete, ponetevi a sedere e non ce ne lassate entrare niuna innanzi a voi....


Fralle altre vanità che io ho veduto, non trovai niuna cosí grande, quanto qui a Siena; che voi mi parete tanto grandi donne, che voi avanzate l'altre, quando voi sete intrampalate con panni trascinanti; che mirandoli io, mi dimostrano di voi tanto vituperio, che io temo che solo per questo voi non facciate venire qualche grande isterminio in questa città. E dice colei: La spesa è pure fatta, che doviamo fare? La cosa che è fatta non può tornare adietro.


Dici vero. Ma ditemi? Uno che stesse in su la torre, se egli desse il salto fuore, e, dato il salto, egli vedesse e conoscesse come egli ha fatto male, egli non può però tornare a dietro, che e' li si converrà che egli facci il fracasso in terra. Cosí mi credo che interverrà a voi de' vostri vestiri, a voi che dite: "che se ne fa, poi che la cosa è fatta?" Io non lo so già io, se non che io aspetto qualche fracasso; che quando io considero le cose vane tanto multiplicate, e le spirituali mancate, non so vedere che bene ve ne possa seguitare. Egli non ci so' piú gli uomini spirituali come solevano essare, e come già se ne vidde; e anco delle donne, che ce n'erano assai e nella città e nel contado, tutto pieno qui di fuore. Non so che si voglia dire; pure veggo che le possessioni vostre si lavorano, le quali solevano essere delle chiese: come si sieno andate, voi il sapete voi meglio di me. Simile, quando io guardo le chiese, li spedali, che solevano essere uffiziati, io veggo quine essere mal capitata; in quello spedale non esservi letta da potere ricévare i pellegrini; quale è caduto, quale ha uno difetto, e quale n'ha piú. I mali veggo multiplicare, e il bene mancare. Veggo i prigioni non avere aiuto da coloro che possono; veggo le vedove e pupilli èssare abbandonati, e ogni misericordia venuta meno. Dall'altro lato veggo méttare in pompa e in vanità. Anco viddi le compagnie vostre stare già molto bene: non so io come ora si stanno. Anco mi ricordo di quanti buoni religiosi d'osservanza c'erano, che ora non sono: tutti venuti meno; che pure quegli ch'io viddi in queste compagnie, era una devozione l'osservanza loro. Del bene si díe dire bene. Dico che di donne a Milano ci so' due munisteri d'osservanza: el numero so' in tutto di quaranta donne, sotto l'ordine che diè santo Francesco a santa Chiara; donne di grandissima devozione. Anco a Crema vi sònno di quelli del terzo ordine di santo Francesco; e quanto frutto vi fu! Forse è tre mesi e meno che credo che da cinque miglia battenti vi fussero di disciplina; che tutti si battevano con catene di ferro, e uscivane sangue, che a vedere era una devozione. Non pare che si facci cosí qui, che quando io mi partii, io mi credeva che voi fuste tutti santi. Ora non dico cosí. Voi mi siete cosí cascati di collo, quanto niuno popolo che io bazzicasse mai. Ora a Perugia sono circa trenta giovani, renduti a tanta buona vita, che è uno miracolo, tutti vestiti di nostro abito. Non dico degli altri; che so' molti che si comunicano ogni settimana, quando dieci, quando venti, quando trenta, o circa: non dico delle confessioni, che è una cosa santa. E però dico a voi, uomini: aiutate le vostre donne. E voi, donne aiutate i vostri mariti non a pericolare, e non vogliate méttare il vostro avere ne' gòffani, là dove tu vedi che ti fanno peccare te, e anco il marito tuo, il quale ti contenta di quello che tu gli chiedi; che facendo tu e lui cosí, l'uno aita a pericolare l'altro.

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