IL PALIO.SIENA .IT

BRANDANO - BARTOLOMEO CAROSI

elenco personaggi

Storia tratta dal libro "che si fa stasera... si dorme?!" di Bruno Tanganelli (TAMBUS)

Bartolomeo Carosi (il pazzo di Cristo)

Capita spesso, nel dialogo corrente di noi senesi, di rammentare per inciso il nome di "Brandano" e i detti più popolari di questo grande senese. . .

"Quando le carrozze andran senza cavalli il mondo sarà pieno di travagli", questo l'anatema più conosciuto e più divulgato fra il popolo; ma scavando più profondamente- vediamo che le sue prediche avevano il colore e il sapore della profezia, basti ricordare quella fatta sul Grande Tempio che i senesi avrebbero eretto alla Madonna di Provenzano.

Seppe prevedere la prigionia di Clemente VII e il sacco di Roma del 1527, inoltre l'esaltazione di Michele Bisleri, Pio V. Ma chi era questo personaggio tanto discusso? Cercheremo nel poco spazio consentitoci di mettere a fuoco qualche particolare della sua vita, del suo tempo nel quale egli visse facendo parlare tanto di sé da meritarsi l'appellativo di "Pazzo di Cristo".

Evidentemente Bartolomeo Carosi - detto Brandano - per il suo modo trasandato nel vestire, non era nato per lavorare la terra anche se i suoi genitori Savino Carosi e Bartolomea detta "Meia" erano contadini di Petroio dove egli nacque nel 1486 (si citano altre due date: 1480 e 1490).

Infatti vani furono gli sforzi del padre per farlo divenire un bravo contadino; egli zappò la terra sempre di malavoglia e fu proprio una zappata data distrattamente a cambiare il corso della sua vita.

Ma andiamo per ordine. Trasferitosi a Montefollonico, per sfuggire alle grinfie del vecchio padre, egli conduceva in quel luogo ed in quel tempo una vita dissoluta: giocava, si ubriacava e andava a donne trascurando la propria moglie Cecca e le tre figliolette.

Era di temperamento litigioso, carattere che conservò anche quando avvenne la sua trasformazione spirituale.

Un giorno mentre zappava - cosa che capitava raramente - una scheggia di pietra lo ferì violentemente alla testa. Fu curato dalla moglie e nel periodo di convalescenza, avvenne la metamorfosi: dal giorno della sua guarigione incominciò a riavvicinarsi al lavoro, alla famiglia, alla chiesa, destando stupore nei vicini e grande gioia nella moglie e nelle figlie.

Questa sua trasformazione si acuì di giorno in giorno e all'età di 38 anni, Bartolomeo Carosi, era ormai completamente trasformato dal peccato alla virtù.

Si vestì da Terziario Agostiniano e, costruitasi una croce di rozzo legno, abbandonò interessi e famiglia per dedicarsi ad una vita di preghiere e di tremende punizioni corporali dimenticando tutti i piaceri delle cose terrene.

Di tutti gli amori di questo mondo l'unico che egli conservò fino alla morte fu l'attaccamento sviscerato alla sua Siena e per questa sua passione d'amore verso la città natale, si creò infiniti nemici più o meno potenti.

Questo amore alla sua città gli costò tante persecuzioni e spesso conobbe la galera.

In breve divenne popolare, le sue prediche - violentissime e irriguardose contro i potenti, regnanti, principi, papi - gli accattivarono la simpatia della povera gente.

Il popolo amò e odiò questo strano predicatore ora disincantato e dolce, a volte furioso e violento, pietoso e crudele ad un tempo. Durante una predica che egli tenne a Radicofani fu duramente percosso a sangue ed in segno di spregio gli venne tracciata sulla testa una croce nera e tutti, da quel tempo, lo incominciarono a chiamare il "Pazzo di Cristo".

Ma egli non venne meno mai alla sua, sia pure esaltata, fede spirituale, e continuò il suo lungo cammino.

Girava le campagne, i borghi, i paesi, le città sempre attaccando violentemente i potenti ma, sopratutto, Papa Clemente VII che, aveva il torto di essere cittadino di Firenze e dichiarato nemico della Repubblica Senese, fu il suo grande nemico. Egli lo attaccò violentemente tanto che il Papa fece arrestare più volte il turbolento frate e, per mezzo di sicari, tentò perfino di farlo affogare nel Tevere.

Ma la potenza del Pontefice fiorentino non valse a nulla contro la parola e la vitalità di Brandano. È questo un brevissimo profilo di un grande di Siena che gli storici hanno giudicato severamente sopratutto per le sue aspre parole rivolte nei confronti del clero e dei principi, specie riguardo a Clemente VII.

Scorrendo i vecchi libri, consumati del tempo, vi si legge perfino che egli fosse un ignorante fanatico, un vilissimo plebeo, ma quando, scorrendo le pagine della sua storia, si legge che egli, in fin di vita il 14 maggio 1554, ringraziava il Signore di non farlo assistere alla caduta della sua patria adorata (ormai le truppe del Marchese di Marignano e di Carlo V erano alle porte della sua Siena) non si può fare a meno di considerarlo uno dei grandi di Siena che amò questa città fino all'ultimo respiro.

Aveva nel sangue la fazione, che del resto,diciamolo francamente, scavando bene in noi senesi di oggi, si conserva anche se affievolita.

Undici mesi dalla sua morte avvenne la storica capitolazione della libera Repubblica Senese.

elenco personaggi
  • Good&Cool
Per migliorare la tua navigazione su questo sito, utilizziamo cookies e altre tecnologie che ci permettono di riconoscerti. Utilizzando questo sito, acconsenti agli utilizzi di cookies e delle altre tecnologie descritti nella nostra informativa sui cookies.
OK