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FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI (Siena 1439 - 1502)

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Tratto dal sito www.italica.rai.it

Nacque a Siena nel 1439 e morì nella stessa città nel 1502. Architetto, pittore, scultore e ingegnere militare, si hanno poche notizie sulla sua giovinezza.

Probabilmente quasi del tutto autodidatta, lavorò a Siena nella cerchia di Neroccio di Bartolomeo de' Landi e del Vecchietta.

Passò poi a Urbino, al servizio di Federico da Montefeltro (1477-1489): qui si occupò soprattutto di architettura civile e ingegneria militare; lavorò al Palazzo Ducale di Urbino e alla chiesetta di San Bernardino; collaborò con Federico nella progettazione di piani militari e, dopo la sua morte (1482), si spostò tra Gubbio e Cortona (dove progettò la pianta di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, 1484-85). Scrisse il Trattato di architettura civile e militare.

Nel 1489 fece ritorno a Siena e divenne architetto ufficiale della Signoria. A Milano (1490) poté conoscere Leonardo, con il quale ebbe affinità e interessi comuni.

Fu poi ingegnere militare a Napoli, e nelle Marche al servizio di Giovanni della Rovere (1501).


Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.

Architetto, pittore, scultore, inventore.

N. Siena, 23/9/1439 - m. presso Siena, novembre 1501

Non siamo certamente in errore affermando che si tratta di uno dei più geniali e poliedrici artisti senesi di sempre e di uno dei più fulgidi ingegni del Rinascimento; ricercatissimo in tutta Italia, ovunque si reco, Francesco di Giorgio lasciò il suo sublime e originale messaggio artistico, con decisiva influenza sull'arte a lui posteriore. Se memorabile e rimasta la sua opera di architetto civile e militare, certamente grande e stato il suo contribute anche nel campo della pittura, della miniatura, della scultura, e perfino delle invenzioni.

Nel campo dell'architettura, pur non rinnegando mai la secolare tradizione senese, trasmessa dal Federighi, che pure l'aveva in qualche modo plasmata secondo i modi importati dal Rossellino, Francesco di Giorgio si mostra però straordinariamente sensibile alle nuove suggestioni rinascimentali, e si accosta, primo fra i senesi, al Brunelleschi.

In particolare nell'architettura militare poi, Francesco convertì radicalmente le difese da piombanti in bastionate, in relazione all'uso, ormai diffusissimo, del cannone; fu lui, infatti, a gettare definitivamente le basi delle fortezze con strutture a bastioni e con cortine oblique, costruendo e riattando moltissime rocche (Sassocorvaro, Cagli, Mondavio, San Leo), che si impongono per la bellezza delle proporzioni e la sapiente armonia delle masse e dei volumi, non meno che per la loro funzionalita.

La Repubblica di Siena avrebbe forse fatto meglio a impedire che Francesco di Giorgio restasse tanto a lungo lontano dalla Patria, e avrebbe dovuto servirsi, più di quanto fece, del suo genio di progettatore e restauratore di fortificazioni; se ne sarebbe certamente avvantaggiata al momento di affrontare le artiglierie mediceo-spagnole. Quanto alla sua attività di pittore, che si svolse soprattutto nel periodo giovanile, si sa che fu probabilmente allievo del Vecchietta, ma venne notevolmente influenzato anche da Neroccio de' Landi, di cui fu socio dal 1467 al 1475; è certo, comunque, che finì per risentire sempre più anche della contemporanea scuola fiorentina, particolarmente del Pollaiolo, e forse anche del Botticelli, mentre, intanto, in luogo del fondo oro da cui era partito, andava gradatamente inserendo bellissimi paesaggi.

Il movimento lineare, tuttavia, mentre nei fiorentini era mezzo a profonda drammaticita, in lui diviene ritmo e la luce scorre sulle superfici senza turbare la dolcezza dei colori; la sua arte e stata in qualche modo avvicinata a quella di Girolamo da Cremona. Si può dire, in definitiva, che, nonostante i richiami alla scuola fiorentina, le opere di Francesco di Giorgio conservano un certo spirito sognante e irrealistico, presente da sempre nella tradizione senese. Come scultore, il Martini dovette all'inizio ispirarsi al Federighi, col quale forse compi un viaggio a Roma, sotto il pontificato di Pio II, intorno al 1460, che dovette essere importante per la successiva formazione artistica. Forse è di questo periodo la decorazione delle Logge del Papa a Siena, disegnate dal Federighi.

Il Martini riprese forse anche da Donatello, ma, nei suoi bassorilievi, rese più vario lo schiacciato donatellesco, esaltando lo sfavillio della luce per secondare la lirica agitazione delle figure. Il Martini fu anche ingegnoso inventore; si occupò, in particolare, di problemi balistici. A lui e attribuita l'invenzione della mina a polvere, che venne tuttavia fatta brillare per la prima volta da un certo Pietro Navarro, che se ne servi a scopo bellico durante l'assedio di Castel dell'Ovo a Napoli.

Dare un resoconto delle principali opere di Francesco nei vari campi di attività e opera assai ardua, tenuto conto della vastita della produzione. Qui di seguito viene fatto cenno ad alcuni lavori tra i più significativi. Forse la più antica opera scultorea di Francesco e la statua lignea del «S. Giovanni Battista» (1464), attualmente presso il Museo dell'Opera del Duomo a Siena, proveniente dalla Pieve di Fogliano; si tratta di un'opera di grandissimo valore, probabilmente ispirata all'analoga statua bronzea di Donatello nel Duomo di Siena, ma tuttavia realizzata con stile personale dal giovane Francesco.

E' stato scritto che, con il «Gigante ligneo di Fogliano», Francesco di Giorgio entra di colpo e a buon diritto fra i grandi della scultura. Per passare a opere pittoriche, citiamo una serie di validissimi dipinti, tutti conservati nella Pinacoteca Nazionale di Siena: tavola dell' «Annunciazione» (1470-71); tavola dell' «Incoronazione della Vergine» (1471-72); tavola della «Madonna col Bambino e un Angiolo» (1470-75 circa), tavola della «Nativita, con S. Bernardo, S. Tommaso d'Aquino e due Angioli» (1475), che e la prima pittura in cui Francesco appare ormai veramente conquistato dallo spirito rinascimentale, sia per il carattere classico dell'architettura del fondo, sia per la sicura costruzione plastico-spaziale.

Sarebbe poi lungo dare un elenco delle numerosissime opere di pittura, scultura e architettura che si trovano in Siena, nel Palazzo Pubblico e in molti edifici cittadini, nonché in numerosissime residenze e castelli di campagna, che Francesco talvolta costruì, oppure riadattò o decorò, sempre con grande puntiglio ed acume artistico.

Il primo lavoro in assoluto di Francesco come architetto e forse da ricondurre alla costruzione della piccola Chiesa di S. Maria delle Nevi, nel pieno centre di Siena, assai semplice, ma purissima nel rapporto di piani e di linee. Fu poi probabilmente ancora lui a dirigere, in più riprese, i lavori di ampliamento della Basilica di S. Francesco a Siena, che si protrassero dal 1475 al 1482. Frattanto, nel 1476, insieme a Jacopo Cozzarelli, attendeva alla trasformazione della Basilica dell'Osservanza, presso Siena.

Ancora insieme a Jacopo Cozzarelli, dal 1477 circa, per un decennio, Francesco di Giorgio fu quasi costantemente ad Urbino, quale ingegnere civile e militare al servizio di Federico da Montefeltro e, in seguito, del successore Guidobaldo. Tra l'altro, sono riconducibili quasi tutte a questo periodo le sue migliori opere scultoree, tra le quali citiamo: i bassorilievi della «Deposizione dalla Croce», attualmente presso la Chiesa di S. Maria del Carmine a Venezia, provenienti da Urbino; i rilievi in terracotta della cosiddetta «Discordia», attualmente nel Victoria and Albert Museum di Londra, provenienti da Urbino; i rilievi della «Flagellazione di Cristo» nella Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia, forse provenienti anch'essi da Urbino; la statua del «San Cristoforo» attualmente al Louvre di Parigi; vari stucchi nella Collezione Chigi Saracini di Siena. Nel periodo dal 1477 al 1482 Federico da Montefeltro commissionò al Martini ben 136 edifici, tra cui probabilmente anche la Chiesa di San Bernardino a Urbino.

Il Martini successe inoltre a L. Laurana nella costruzione del Palazzo Ducale di Urbino e certamente la sua cultura architettonica si arricchì di elementi lauraneschi; egli contribuì non poco a rendere splendido il sontuoso edificio.

Nel 1478 Francesco era comunque a Siena, dove dimostrò ancora una volta il suo lodevole attaccamento alla Patria, e conquistò grandissima fama di ingegnere militare; egli, infatti, nella guerra allora in corso contro Firenze, riuscì in breve tempo, con una serie di accorte manovre, ad avere partita vinta nell'assedio di Castellina in Chianti, superando agevolmente le fortificazioni predisposte da Giuliano da Sangallo, ed infliggendo un grave smacco a Lorenzo dei Medici. Dal 1485 ebbe anche l'incarico di Ingegnere Ufficiale della Repubblica di Siena.

Un suo capolavoro architettonico della maturità è considerata la Chiesa della Madonna del Calcinaio, presso Cortona, realizzata nel 1485, i cui lavori furono ultimati nel 1515, dopo la morte di Francesco; la costruzione è sormontata da una stupenda cupola poliedrica, in cui sottili cornici spartiscono armoniosamente le superfici.

Nel 1486 Francesco di Giorgio progettò il Palazzo Comunale di Jesi e probabilmente ebbe parte importante anche in quello di Ancona e nel Palazzo Ducale di Gubbio. Nel 1487, per conto della Repubblica di Siena, portò a termine la rocca di Porto Ercole ed eseguì tutta una serie di fortificazioni dislocate nell'Argentario.

Nel 1490 il Martini fu richiesto a Milano dal Duca Gian Galeazzo Sforza; la Repubblica di Siena, per mantenere i buoni rapporti che intercorrevano col Duca, accondiscese di buon grado ad inviarlo. A Milano il Martini dette preziosi consigli per la costruzione del Duomo e soprattutto riuscì a trovare il sistema più idoneo per voltarne la cupola, incarico fino ad allora fallito dai migliori architetti.

Egli, inoltre, conobbe a Milano Leonardo da Vinci, del quale divenne amico; senza nulla togliere all'ineguagliabile genio di Leonardo, qualcuno ha ipotizzato che diverse ingegnose invenzioni di quest'ultimo sarebbero state il frutto delle conversazioni con Francesco di Giorgio. In seguito, Francesco di Giorgio tornò di nuovo a Siena, per lavorare nel Duomo, dove, nel 1495-97, eseguì gli splendidi «Angeli» bronzei reggicandelabro, animati da un ritmico fluire di linee.

Dal 1498 fino alla morte fu Capomaestro dell'Opera del Duomo di Siena. La sua lunga esperienza costruttiva è compendiata nel suo celebre «Trattato di architettura civile e militare», testo basilare per lo studio dell'architettura rinascimentale; scrisse inoltre varie opere di diversi argomenti.

Proveniente da umile famiglia, Francesco di Giorgio incarnò, per la versatilità e la raffinatezza del suo genio, i più alti ideali del Rinascimento. Morì nel novembre del 1501, nei pressi di Siena, confortato dall'amicizia personale di Pandolfo Petrucci, Signore della città, e onorato e stimato da tutti i cittadini.

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