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FRANCESCO DI LORENA

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Tratto dal libro "La storia di Siena" di Giuseppe Bortone

La successione dei Lorena ai Medici nel Granducato di Toscana fu una di quelle operazioni tipiche della politica settecentesca, che mirava a garantire l'equilibrio delle potenze senza preoccuparsi dei desideri e della volontà delle regioni e dei popoli spartiti e assegnati unicamente per convenienza diplomatica. Tuttavia la dinastia dei Lorena vantava tradizioni europee, si mostrava sensibile all'influenza delle idee dell'assolutismo illuminato, e, in Toscana, ebbe l'indubbio merito di scuotere il torpore in cui il Granducato si era assopito durante il governo degli ultimi Medici.

Vero è che il nuovo sovrano Francesco di Lorena, marito dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, venne a visitare i suoi nuovi domini solo dopo un anno dalla sua nomina; vi organizzò allora un Consiglio di Reggenza, ma se ne stette spesso lontano dalla Toscana, specialmente in seguito alla sua assunzione nel '45, al trono imperiale, sì che il Granducato fu amministrato come una provincia dell'Impero.

Però il Senese si avvantaggiò ben presto del nuovo governo; perché, presentandosi a Francesco il Bandini (che aveva dedicato al nuovo Granduca, nel 1739, il suo Discorso economico sulla Maremma senese) per ripetere con viva insistenza la vecchia richiesta, potè finalmente vederla in gran parte accolta. Il Granduca, infatti, decretò che, per dodici anni, si fosse fatta libera tratta dei due terzi delle granaglie di Maremma, in via di esperimento: decreto questo che servirà più tardi di base alla più organica legislazione leopoldina che doveva accogliere molti dei suggerimenti contenuti nell'opera dell'economista senese.

Tanto il Granduca quanto il Consiglio di Reggenza si resero conto che uno dei problemi fondamentali del principato era quello della Maremma, ma non seppero risolverlo, nonostante gl'illuminati suggerimenti del Bandini. «Deve lasciarsi - questi scriveva - oprar la natura; deve regolarsi con poche leggi, e queste semplici ed a portata di pastori e di agricoltori; bisogna dilatare il cuore con qualche respiro di libertà per ristorarlo da quelle impressioni maligne che cagionano una vita stentata priva di ogni ricreazione, e nella continua orrenda vista di terre incolte e desolate. I prezzi di bonaccia, quando sono ottenuti artificialmente, sono perniciosi, perché i coltivatori sono costretti ad abbandonare le terre, e siffatto abbandono determina la carestia; onde gli artieri di Siena si scaldano all'incendio della propria casa... ».

Il 1° dicembre del 1746, fu pubblicato l'Editto su la ripopolazione della Maremma senese: una colonia lorenese-tedesca, di un migliaio di lavoratori fu trapiantata in Toscana; ma, purtroppo, nel 1765, non ne restavano che poche diecine, condannati anch' essi agli stenti e alle malattie che avevano avuto ragione dei loro compagni.

Il 18 di agosto del 1765, Francesco di Lorena moriva improvvisamente, e al trono di Toscana ascendeva il figlio terzogenito, Arciduca Leopoldo d'Austria, nato a Vienna il 5 di maggio del 1747.

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