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ALBERTO SANI (1897 - 19/02/1964)

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Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.

Scultore.

N. Orgia, presso Sovicille, 1897 - m. Siena, 19/2/1964.

Incredibile e singolarissima figura di scultore contadino, profondissimo ed ispirato cantore, sulle pietre tufacee e i marmi che usava scolpire, della vita agreste che lo circondava, ancora capace, in quanto completamente fuori dal suo tempo, di evocare potentemente il senso di una primitività altrimenti perduta.

È certo che resterà per sempre misteriosa la fonte della sua ispirazione; non è infatti possibile pensare che neppure al più puro e sorgivo dei pittori «naifs» possa venire in mente di dipingere senza aver mai visto un quadro, cosa che invece era successa per la scultura al Sani, che, da parte sua, sapeva a malapena leggere e scrivere.

Dopo aver lavorato, nell'adolescenza, come boscaiolo e bracciante agricolo, il Sani partecipò poi alla prima guerra mondiale nelle file della fanteria.

Intorno al 1923 si trasferì presso Casciano di Murlo, per lavorare nella tenuta di Campriano, di proprietà del noto pittore Dario Neri. Quest'ultimo ne intuì la genialità e la vergine, ma potente ispirazione artistica, e gli fu affettuoso protettore e valorizzatore. Ma la notorietà del Sani, oltre che al Neri, suo scopritore, fu dovuta anche all'interesse che manifestò per lui, nel 1950, l'ormai vecchio, ma sempre grandissimo critico d'arte Bernard Berenson.

Questi concluse che i rilievi del Sani appartenevano incredibilmente ad un gusto della plastica riscontrabile nei primi secoli cristiani, quasi come se egli avesse compiuto approfonditi studi, per esempio, sull'arte di Nicola Pisano, del quale invece il nostro scultore non supponeva neppure l'esistenza.

A testimonianza della sua candida ingenuità, ci sembra giusto ricordare un singolare episodio della sua biografia. Condotto un giorno dal Neri davanti al celebre Pergamo di Nicola nel Duomo di Siena, il Sani, evidentemente per compiacere il suo accompagnatore e con incredibile candore, ebbe ad esprimere: «E poi non ci vengano a dire che gli antichi eran coglioni...».

Gravemente ammalatosi alla vista, nel 1955 il Sani si trasferì a Siena, dove, per interessamento del Neri, potè curarsi e vivere comodamente, seppure assillato da una profonda malinconia. La scomparsa della moglie e quella del suo protettore Dario Neri, aggravarono questo disagio e l'artista smise di scolpire.

Riprese verso il 1960 e, nell'autunno dello stesso anno, eseguì un «S. Antonio col porco», grazie al quale vinse il primo premio alla quarta Biennale d'Arte Sacra di Bologna.

Tra le altre sue opere maggiormente significative, tutti basso-rilievi, citiamo: la «Processione» (1926-27); la «Svinatura» (1928); i «Muratori» (1942); la «Mondatura delle castagne» (1942); la «Coglitura delle ulive» (1946); il «Presepe» (1960).

Il Sani morì nel 1964 e fu sepolto, accanto alla moglie, nel Cimitero del Laterino.

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