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ROBERTO DE NOBILI (1577-1656)

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Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.

ecclesiastico, missionario.

N. Montepulciano, 1577 - m. Milapur, presso Madras (India), 1656

Entrato nell'Ordine dei Gesuiti nel 1597, e dopo aver studiato a Napoli e a Roma, il De Nobili partì missionario per l'India, dove si trattenne dal 1605 al 1645, ritornandovi poi prima della morte.

Egli fu senza dubbio il primo occidentale a comprendere interamente l'essenza e la ricchezza dell'esperienza religiosa indiana; per adempiere la sua missione, seguì infatti il cosiddetto «metodo d'accomodazione», accogliendo, e facendo accogliere dagli altri missionari, gli usi e i costumi della popolazione indigena.

Si vestì come i locali e visse come loro; si servì della dolcezza e dell'esempio come metodo di persuasione; imparò perfettamente le lingue indiane del sanscrito, del tamil e del telogu, e in queste lingue scrisse una ventina di opere di teologia e di filosofia.

Con il suo sistema e l'uso corrente delle lingue locali, il De Nobili ottenne strabilianti risultati, convertendo moltissimi indigeni, mentre molti studiosi prendevano intanto ispirazione dal suo comportamento per enunciare nuove teorie in fatto di metodi didattici.

Tuttavia un tale comportamento, in un certo senso rivoluzionario, almeno rispetto all'immobilismo e all'ottusità politico-religiosa della Chiesa del tempo, non poteva essere passato sotto silenzio, soprattutto da parte di vari confratelli invidiosi per i successi ottenuti dal De Nobili.

Il nuovo metodo fu infatti denunciato e condannato a Roma (1613) come pericoloso per la fede; esso fu tuttavia efficacemente difeso, oltre che dallo stesso De Nobili, dal suo concittadino Cardinale Roberto Bellarmino, il quale promosse una severa inchiesta e, per una volta, non si mostrò su posizioni rigidamente reazionarie.

L'inchiesta si risolse infine a tutto vantaggio dell'accusato. Sottoposto a successivi giudizi (1615 e 1623), il nuovo metodo ottenne infine l'approvazione pontificia di Gregorio XV nella Cost. apost. «Romanae sedis Antistes» (31/1/1623).

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