Come per il Palio di Luglio, anche d'Agosto circolavano voci di tumulti. Furono prese misure preventive severissime che furono causa di una scarsissima presenza al Palio da parte del pubblico.
Tutto però filò liscio anche se poi questo clima influenzò i chiocciolini che non poterono festeggiare liberamente il loro "cappotto". Un anonimo diarista dice infatti che alle ore 24 sembrava di essere in una città in stato d'assedio, in gran silenzio ed oscurità.
Dopo una lunga incertezza derivante dagli sconcerti, accaduti nella corsa del passato luglio venne finalmente accordato dal Governo di eseguirlo anche in questo giorno suddetto, prendendosi bensì dei rigorosi provvedimenti onde quelli non potessero essere ripetuti.
Infatti si ordinava a molti individui dei più clamorosi, di assentarsi per più giorni dalla città, ad altri veniva proibito di portarsi in Piazza nel giorno del Palio, ed altri pochi infine furono assicurati nelle carceri. Inoltre si sa pure che nelle altre città del Granducato fu impedito a molti di portarsi alle nostre feste, per timore che qua venissero con poco rette intenzioni. Tutto questo portò buonissimi resultati, come vedremo in appresso.
Dopo essere stata eseguita nel giorno 15 la consueta Corsa alla lunga con tutta la quiete possibile, si venne al momento di dar principio all'altra Carriera alla tonda, e ciò accadde nel modo seguente.
Alle ore cinque pomeridiane, si vedeva già tutta la Piazza messa in bell'ordine di festa, e guarnita da molta truppa toscana (Veliti e Veterani) e dalla gendarmeria, mentre le truppe austriache, di cui erano in Siena quattro compagnie, stavano nei respettivi quartieri per esser pronte a qualunque evento.
Intanto trascurando di parlare del corso delle carrozze, perché può dirsi che non avesse effetto, si dava il segnale di principio della festa col solito mortaletto. Un plutone di Cacciatori a cavallo faceva per la Piazza un doppio giro di perlustrazione all'oggetto di render libero il corso, e quindi aveva luogo l'ingresso delle Contrade e loro comparse con l'ordine seguente.
Preceduti dal detto distaccamento di cavalleria entrarono i dieci tamburi delle Contrade ammesse alla corsa in una sola fila, e di poi gli alfieri di quelle sette che non correvano spiegando le respettive bandiere.
Seguiva la banda dell'imperiale e reale gendarmeria, che oggi con altro nome dicesi fanfara perché composta di soli strumenti a fiato. Venivano poi gli alfieri, e comparse delle dieci Contrade ammesse alla corsa, ch'erano le seguenti; cioè
Chiocciola, Istrice, Aquila, Selva, Drago, Onda, Civetta, Valdimontone, Lupa, Pantera.
Quindi si vedeva la banda comunitativa, i dieci cavalli destinati alla corsa, i fantini tutti insieme, e sopra altro cavallo con gualdrappa, e finalmente il carro adorno delle 17 bandiere, con il così detto drappellone da rilasciare al vincitore. Chiudeva il convoglio altro distaccamento di imperiali e regi Cacciatori a cavallo.
Terminato il giro delle comparse e collocato ognuno ai posti destinati, si dava il segnale consueto, ed i fantini si appressavano alla mossa, di cui giudici erano il nobil signore Giovan Battista della Ciaja ed il signore Didaco Becattini.
Ma correndo troppo pronto il cavallo dell'Onda, guidato da un giovanetto di 13 anni, urtò con forza nel canape e rovesciò a terra, ed il canape stesso per l'urto violento ricevuto (come fu detto) calò a terra esso pure.
Alcuni fantini tra i quali quello dell'Aquila, della Lupa, e della Pantera, partirono allora e fecero due intiere girate, pensando che la mossa si fosse legittimamente data, mentre i più rimasero al suo posto. Fermatisi poi quelli furono di nuovo chiamati tutti al canape. E la mossa si diede regolarmente.
Primo a fuggire fu il predetto fantino dell'Onda il quale era seguito dal Montone, e da tutti gli altri: egli si mantenne primo per due intiere girate, ma all'incominciare della terza girata, venne passato dalla Contrada della Chiocciola, e sebbene per un momento sembrasse l'Onda volersi di nuovo guadagnare il primato, pure non le riuscì, come parimente non fu possibile al Drago che fece il medesimo sforzo, motivo per cui finì la corsa con la vittoria della Chiocciola, che aveva per fantino quello medesimo, che aveva vinto in essa il 2 di luglio scorso, cioè il giovine detto Folaghino; il Drago arrivò secondo, e l'Onda infine rimase la terza.
Fu senza contrasto alcuno consegnato il Palio alla contrada vincitrice, essendo giudici della vincita i signori cav. Carlo Bianchi, nobile Giovan Battista Pannilini, e nobile Ottavio Spennazzi.
Ecco dunque che tranne l'inconveniente della mossa (cosa puramente casuale) non accadde il più piccolo sconcerto, che avesse relazione con le attuali circostanze dei tempi, ed anzi procedé tutto con miglior ordine possibile ad onta di non piccola quantità di spettatori accorsi, ciò che prova all'evidenza l'utilità delle misure preventive adottate dall'autorità governativa e dalla polizia.