Ferdinando III, granduca di Toscana con la figlia Maria Luisa, provenendo da Arezzo, la sera del 12 agosto fece ingresso in Siena, ove si trattenne fino al giorno 20 successivo. E il 17 dello stesso mese presenziò la festa del palio, che non fu celebrata il giorno precedente, a causa della pioggia.
Corsero le contrade: Giraffa, Aquila, Bruco, Drago, Civetta, Onda, Torre, Leocorno, Istrice e Lupa.
Secondo l'uso del tempo, prima che cominciasse a sfilare il corteo del Palio, ebbe luogo il corso delle carrozze delle famiglie nobili della città. Appena questo fu terminato e la folla si fu ritirata dalla pista, dalla Bocca del Casato comparvero otto tamburi e otto trombetti vestiti all'eroica seguiti, a due a due, dagli alfieri con bandiera e due suonatori di cornetto, ai quali teneva dietro il carro trionfale che rappresentava l'Arbia esultante per la presenza dei sovrani.
Sedevano sul carro graziose dive vestite all'eroica, che dispensavano un sonetto improvvisato dallo Sgricci. Teneva dietro al carro la banda cittadina, che avrebbe dovuto invece precederlo, ma, per il carattere vivace dei cavalli che lo tiravano, ombrosi e inquieti, fu dovuta posporre.
Dopo la banda a due a due, vestiti del loro abito da corsa, sui soprallassi marciavano i fantini seguiti dai cavalli da corsa gualdrappati dai colori delle respettive contrade e condotti, a due a due, dai barbereschi vestiti da lacchè.
Chiudeva il corteo un gruppo di cacciatori a cavallo, che, dopo aver seguito il corteo stesso fece un altro giro attorno alla pista per far ritirare il popolo.
"Spulito il corso - continua il cronista Bandini - il lacchè della Comunità di Siena, si partì dal palco dei giudici e andò alla voltata di S. Martino per ordinare che fosse tirata la solita bomba e fece anch'esso la girata ritornando al suo posto, presso i giudici della mossa."
"I fantini montarono a cavallo e si presentarono al canape tumultuariamente, appettarono e furono respinti: ritornati indietro si accostarono nuovamente al canapo meno che tre."
"Tirato giù il canapo scapparono l'Istrice, con un cavallo morello di Giacomo Magnelli assai forte e grosso, insieme alla Lupa e al Drago. Fino alla voltata di S. Martino si mantennero in gruppo, però la Lupa voltò pulitamente e fu prima per quasi due girate, ma finalmente il forte cavallo dell'Istrice scappò e riportò il Palio di due cavalli staccati."
"All'ultima girata cadde il Leocorno e il cavallo si sbrigliò girando senza fantino e senza briglia, fino alla terza girata. In conseguenza di tale caduta gli andarono addosso altri due cavalli e fantini, ma nulla si fecero, e la carriera terminò con poca soddisfazione del concorso popolo."
La nostra Contrada, nell'esultanza della vittoria, come prima cosa si recò a rendere omaggio e particolare onoranza al Sovrano, il quale personalmente avvicinò il gruppo festante e donò 5 zecchini alla Contrada e tre al fantino, Francesco Morelli, detto Ferrino Maggiore.