Il Priore della Tartuca in carica era il sacerdote Agostino Raffaelli e il capitano Francesco Maria Pizzi. Il fantino vittorioso Giovan Battista Papi detto Ruglia, che montava il cavallo Montalcino della Posta di Siena, fu pagato la metà del solito, ossia con 35 lire anziché 70, perché il premio vinto a mezzo era ovviamente la metà del suo valore.
Giudici sopra il Palio erano stati nominati Alfonso Marsili, Bartolommeo Bandinelli, Antonio Bellanti e Arturo d'Elci. l Giudici della Mossa erano Francesco Buoninsegni e Giulio Gori Pannilini. Per quanto riguarda il premio, dagli atti risulta che il 5 agosto i Deputati della Chiocciola inoltrarono alla Biccherna la richiesta della Contrada che recitava: "Avanti le Signorie Vostre Illustrissime adì cinque agosto comparvero li Magnifici Stefano Regoli e Bartolomeo Morelli Deputati della Contrada della Chiocciola [...] ha deliberato far correre nella pubblica Piazza un Premio di scudi quaranta moneta il dì 16 stante e di ciò ne ha ottenuta alla effettuazione del Palio da sua Altezza Reale con suo benigno rescritto del 27 Luglio prossimo caduto".
Il giorno 13 è poi riportato che comparve il Magnifico Stefano Regoli uno delli suddetti Deputati e relasciò in deposito in mano di Me Marcello Martini Attuario di Corte li scudi quaranta moneta per consegnarsi a quella Contrada che vincerà il Palio in atto però che restituirà il baccile che si porrà in mostra, quale la detta Contrada doverà restituire e ricevere per premio li detti soldi quaranta, in ogni.
Fatta eccezione per l'importo, il premio è dunque simile a quello normalmente messo a disposizione per il Palio di luglio, come conferma la successiva scrittura del Deputato della Chiocciola: Io Stefano Regoli ho riceuto il Baccile che era per mostra al sopra detto Paglio. Risulta quindi evidente che, in analogia con quanto fatto dalla Biccherna a luglio, la Chiocciola aveva disposto che insieme al bacile da restituire vi fosse un tessuto che viene definito Paglio, che sarebbe dovuto rimanere di proprietà della Contrada vincitrice e che è ben visibile nel quadro dipinto dal Nasoni che raffigura il corteo che precedeva questa carriera.
Com'è noto la vittoria venne in un primo tempo assegnata all'Onda che era giunta prima fermandosi al palco dei Giudici che per l'occasione era posto al Casino degli Uniti, ma, dietro ricorso presentato dalla Tartuca, il cui cavallo aveva invece oltrepassato il palco, si aprì una questione su quale fra le due Contrade avesse diritto a detto Palio, con sua mazza e drappellone.
In un primo tempo i 40 scudi furono sequestrati dal Coadiutore di Corte, poi la decisione finale spettò all'Auditore Fiscale che il 10 settembre decise la spartizione in misura uguale fra le due Contrade, così come lo spartimento del taffettà che era a torno al baccino, che stava per mostra del detto premio, ed anche la metà del nastaro, che era accappiato il detto taffettà. Il taffetà, di certo bianco e nero, era dunque il tessuto che attorniava il bacino d'argento. L'Auditore Fiscale sancì inoltre che il drappellone e la mazza, insieme ad un'offerta di cera, fossero donati ad una chiesa del Terzo di Città. E fu quella di San Giuseppe, che a quell'epoca non era ancora l'Oratorio della Contrada dell'Onda.