nel 1660 si provvede all'interro della Piazza, forse a causa degli incidenti ai barberi nel Palio precedente. Per la prima volta parte dalla Biccherna l'ordine ai comunelli delle Masse di portare, solo per il 2 luglio, la terra in Piazza.
L'organizzazione del Palio è decisamente allo stato embrionale e non ci si deve sentire traditi dai nostri avi se a quei tempi si correva un Palio "tecnicamente" diverso da quello attuale.
Se non si trasporta la nostra attuale mentalità all'aspetto festajolo e giocoso di quei tempi si ha una visione del tutto opposta alla realtà.
A quei tempi il Palio non era come ora l'apice della vita contradaiola, bensì solo una festa completa della città, che si vestiva a nuovo attorno alle proprie Contrade.
Nei rioni si viveva, contrariamente a quanto avviene adesso, tutti i giorni e tutti i giorni la Contrada "correva" un proprio Palio; non si aspettavano i giorni del Palio per ritrovarsi tutti assieme semplicemente perché non ce n'era bisogno.
Il Palio organizzativo, nei confronti dell'attuale, era una barzelletta; non c'era la tratta perché le Contrade si portavano i cavalli; non c'era il canape e quindi non si doveva inventare la mossa; non c'erano i materassi, né le prove, intese come vengono intese oggi; non c'erano squalifiche e di conseguenza mancavano i ricorsi al T.A.R.; non c'erano né automobili, nè addetti stampa c'era solamente un Palio, o meglio una "giostra" in cui tutto era permesso, anche buttare di sotto il fantino di altra Contrada.
Non esistevano i giubbotti, né gli zucchini; c'erano però le fruste e si doveva cavalcare a pelo e compiere tre giri.
Ecco, questi ultimi due aspetti sono storici e danno validità al Palio della metà del secolo XVII; sono due aspetti "tecnici" che verranno sottolineati, come vedremo, dai Bandi successivi.