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PROVENZANO SALVANI

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Storia tratta dal libro "che si fa stasera... si dorme?!" di Bruno Tanganelli (TAMBUS)

Provenzano Salvani

Satana ha sempre influenzato nel corso della storia molte delle decisioni dei grandi condottieri.

Provenzano Salvani fu uno di questi, si racconta infatti, che egli fosse un uomo molto superstizioso e che prima di ogni battaglia usasse, con sortilegi vari, interpellare il diavolo, al quale si rivolgeva per farsi profetizzare il suo destino e quello delle sue schiere.

Così fece la notte precedente la battaglia di Montaperti.

Chiusosi in una stanza segreta del suo palazzo insieme ad Alappo Lisi, un frate laico conoscitore di magia, chiamò Sanata, che, apparso sotto forma di gufo, disse: "Tu andrai, combatterai e la tua testa si ergerà al di sopra delle altre".

Questa profezia, influenzò ottimisticamente il Salvani che diede lo spunto per rispondere agli ambasciatori fiorentini mandati a chiedere la resa di Siena, poiché altrimenti ne avrebbero abbattute le mura, rispose: "E noi risponderemo in Campo a voce viva" (Dante).

Infatti il 4 settembre del 1260 egli, in testa al suo esercito, nella piana di Montaperti infliggeva ai fiorentini la più sanguinosa e disastrosa sconfitta (si dice diecimila morti, ventimila prigionieri ed un ricco bottino) tant'è vero che, se al Consiglio di Empoli (dove si decideva la sorte della città gigliata non fossero intervenuti i fuoriusciti fiorentini che avevano combattuto al fianco dei senesi, tra i quali il più autorevole Farinata degli Uberti) Firenze sarebbe stata rasa al suolo.

Salvani fu visto ergersi al disopra di tutti e tornò a Siena accolto trionfalmente. La profezia del diavolo si era avverata nel senso buono.

Negli anni che seguirono, il suo nome corse per tutta la Toscana ed era considerato il più influente e il più forte dei capi ghibellini.

Orgoglioso, despota, duce nel senso più ampio della parola, solo una volta nella sua vita cedè il posto all'umiltà.

Fu quando nel pieno della sua gloria andò nel "Campo", gettando da parte la superbia ed il suo prestigio di grande condottiere, a umilmente elemosinare anche dai nemici politici per raccogliere la somma di dieci mila fiorini d'oro necessari per riscattare il suo amico Mino dei Mini, fatto prigioniero dal re Carlo d'Angiò.

Dante, nella "Divina Commedia", commenta così il suo gesto:

Liberamente nel Campo di Siena,

Ogni vergogna deposta, s'affisse,

E li, per trar l'amico suo di pena

Che sostenea nella prigion di Carlo,

Si condusse a tremar per ogni vena.

A nove anni di distanza, dall'epoca in cui il Salvani era all'apice della sua gloria, si svolse nella Val d'Elsa la battaglia di Colle-Monteriggioni alla quale presero parte le milizie fiorentine e delle altre città toscane contro le truppe senesi e pisane, uniche città rimaste fedeli all'idea ghibellina.

Prima della battaglia, Provenzano interpellò nuovamente Satana, il quale ancora gli profetizzò: "Tu andrai, combatterai e la tua testa si ergerà al di sopra delle altre".

Partì fiducioso e altero come sempre, ma i senesi furono sconfitti sanguinosamente ed egli fu preso, gli fu staccata la testa dal tronco, che infilata in una picca fiorentina fu agitata al di sopra delle altre, fece il giro del Campo come a sottolineare l'atroce beffa della profezia del demonio.

Cadde gloriosamente (ucciso da Cavolino Tolomei fuoriuscito senese di parte guelfa) e con lui la sua gloria si spense nel furor di popolo che in quel momento, a Siena, bruciava le sue case. Tramontava per sempre il grande sogno di Siena Repubblica di parte ghibellina.

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