La marchesa Maria Pace Misciattelli preparava questo colpo dal settembre 1960. Aveva in mano il mazzo dei migliori fantini, e disse loro: "Voglio dare la gioia alla mia Contrada". I nostri eroi capirono l'antifona. Erano il Gentili, in Piazza "Er goloso"; Vittorino, Tristezza, Rondone. Non era il caso di fare orecchie da mercante, perché dal 1960 c'era questo giro di soldi. E chi ci sputa sopra?
Tratta al cardiopalma. Uberta de Mores va alla Tartuca, che monta Tristezza; la sorella Salomè de Mores alla Torre, con Vittorino; la bizzosa Capriola all'Oca, con Beppe Gentili; Elena nel Montone con Rondone. Questi i quattro che tireranno alla morte per vincere il Palio di mezz'agosto.
Prove nervose, ma senza incidenti di sorta. Intensissimo il lavoro delle tenenze di Contrada, specie quella della Torre, le cui casse di Sant'Anna sono pronte a prosciugarsi per spianare la strada della vittoria da tutti gli ostacoli.
La Torre va al Palio con cautela, i tasselli del mosaico devono andare esattamente al loro posto, e nulla viene lasciato all'imprevisto.
A busta aperta, le Contrade entrarono nei canapi nel seguente ordine:
1) Onda, cavallo Marisa, con Enzo Ceciarelli detto Pennello;
2) Aquila, cavallo Beatrice, con Francesco Cuttoni detto Mezzetto;
3) Bruco, cavallo Balsanina, con Leonardo Viti detto Canapino;
4) Lupa, cavallo Briosa, con Antonio Trinetti detto Canapetta;
5) Giraffa, cavallo Rosella, con Remo Antonelli detto Rompighiaccio;
6) Tartuca, cavallo Uberta de Mores, con Saro Pecoraro detto Tristezza;
7) Istrice, cavallo Belinda, con Umberto Castiglionesi detto Biba;
8) Montone, cavallo Elena, con Donato Tamburelli detto Rondone;
9) Oca, cavallo Capriola, con Giuseppe Gentili detto Ciancone;
10) Torre, cavallo Salomè de Mores, con Giorgio Terni detto Vittorino.
Stupore, meraviglia, apprensione. Oca al nono posto e Torre di rincorsa.
Si dice che una volta usciti i fantini dall'Entrone e avviati alla mossa, Vittorino, passando davanti a un palco, fosse avvertito della sua posizione... La chiacchiera si era digià sparsa. Vero, falso, chi può dirlo?
Il cronometrista dottor Migliorini disse: "Stasera si fa buio e si va a letto. Se ne riparla domani". Il mossiere Carlo Andrea Fagnani era anche lui in grossa apprensione. E si vide come l'esperienza e la bravura lo sorreggessero. Urlava "Vittorino, stai al verrocchino". E Vittorino sapeva esattamente che doveva cercare di cogliere di sorpresa l'avversaria. Come Beppe Gentili mise il cavallo dentro il primo canape, Vittorino urlò fortissimo: "Va' via!" Capriola, ombrosa come lo è sempre stata, si rigirò verso il Casato lasciando via libera alla rivale.
Ma la pericolosa Uberta era già uscita prima dai canapi e comandava la corsa. Vittorino le era già addosso al primo Casato, e qui un piccolo dramma. Durante il Corteo Storico, un soprallasso aveva vuotato la... vescica capace proprio in quel punto della pista, che Vittorino prese in pieno, scivolò e rimbalzò sul cavallo.
E qui Tristezza, dice il Doretto, perse i suoi soldi. Perché alzò il nerbo? Apriti cielo, spalancati terra. Si racconta che lui non s'era accorto che quella che lo incalzava era la Torre. Ha l'aria di una grossa scusa. La verità lo tradisce perché si voltò prima di alzare il nerbo. E non poteva vedere lucciole per lanterne. C'è chi dice che sarebbe stato generosamente ricompensato dall'Oca se avesse impedito alla Torre di passare. Chi può dire il contrario?
Lotta tra le due sorelle, Uberta nella Tartuca e Salomè nella Torre, e lotta tra marpioni della Piazza, Tristezza e Vittorino. Ganascia aveva detto a Vittorino: "Vuoi vincere? Stai addosso a Uberta, tallonala da vicino e vedrai che cede".
Il terzo San Martino decise. La ormai stanca Uberta strinse troppo e Tristezza cadde. Via libera per la Torre ormai vittoriosa. Momento più bello per me, per la mia Contrada non poteva essere. Grazie Marchesa, grazie Vittorino e a tutti di questa meravigliosa impresa.
Campane a distesa, tripudio di popolo e viavai nottetempo di dirigenti e fantini per riscuotere alla banca di Sant'Anna e San Giacomo Maggiore dopo la corsa. Le regolari spettanze andarono ai posti bassi del canape, Onda, Aquila, Bruco e Lupa.
La foto salvò Remo Rompighiaccio nella Giraffa: era in verità rigirato al Casato, e la colpa di aver mandato via la Tartuca toccò al Biba dell'Istrice, che non riscosse quanto pattuito. Rondone, senza infamia e senza lode, non fece proprio niente.
Rimase il Beppe. Dopo la corsa fece dichiarazioni sul comportamento negativo di Capriola, e pareva, dico pareva, che quanto detto da lui fosse stato compreso da tutti. Ma le sue affermazioni non trovarono troppa accoglienza in Contrada, perché fu sonoramente picchiato. Lo salvò la Polizia da guai peggiori e si fece una bella vacanza in Ospedale. Durò più a lungo, invece, il suo esilio dalla Piazza, si dice voluto dall'Oca: cinque lunghissimi anni. Si rivide in groppa a un cavallo nel 1966.
La paga di Tristezza? Lo tradì il suo nerbo alzato, ma fu la Capitana, la vera Signora Maria Pace Misciattelli Chigi a sistemare le cose nel tempo.