Palio straordinario
di lunedì, 5 giugno 1961

Ancora Nicchio, ancora Vittorino, ancora Uberta, il tredicesimo Palio straordinario del secolo consegna alla storia questi tre protagonisti.

I pezzi più ambiti della tratta sono le tre sorelle de Mores, Ciancone rinnova il suo connubio con la Lupa, Vittorino è naturalmente nel Nicchio ma sembra stranamente demotivato, forse perché intende favorire Giove a cui deve molti favori. Nel Nicchio fiutano la cosa e bastano due parole fra Capitano e fantino per far tornare le cose a posto.

La Torre partecipa solo alla prima prova ed arriva al Palio con Bolivia malconcia. La mossa è molto tormentata con Rondone determinato ad ostacolare il Drago. La Contrada di Salicotto è in odore di cuffia e visto lo scarso valore di Bolivia impiega tutte le sue energie per ostacolare la contrada nonna in cui corre l'ocaiolo Lazzaro Beligni detto "Giove".

Già dalla mossa si delinea il duello decisivo, i due migliori fantini con i due migliori cavalli. Nicchio contro Lupa, Vittorino contro Ciancone, Uberta contro la sorella Salomè. È una questione a due, gli altri fanno da comparsa.

Vittorino resta sempre in testa con Ciancone che si impegna in una rimonta poco fortunata. Solo al secondo Casato il fantino della Lupa si avvicina minacciosamente a Vittorino, ma non c'è nulla da fare nel Nicchio è di nuovo festa dopo meno di un anno.

Un'ultima curiosità riguarda la cena della vittoria che si tiene il quindici agosto senza Uberta e Vittorino "impegnati" in altre contrade per il Palio dell'Assunta.

Nel giugno del 1961, il 5 giugno per l'esattezza, il Nicchio vinceva con Uberta e Vittorino un Palio che passò alla storia come il Palio ateo.

Nei giorni precedenti la corsa, infatti, il dipinto non era stato né in Duomo, né in Provenzano e dopo la vittoria, in preda all'entusiasmo, nessuno seppe prendere la decisione in quale chiesa il cencio di Ezio Pollai dovesse essere portato per il Te Deum di ringraziamento. Ma il giorno dopo il popolo dei Pispini volle rimediare e con la comparsa al completo il Palio fu portato solennemente nella basilica inferiore di San Domenico.

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Un altro tradimento fallito riguarda l'accoppiata Vittorino-Lazzaro nel Palio del giugno 1961. Il Nicchio aveva avuto Uberta ed i favori erano tutti per la contrada dei Pispini, ma qualche cosa non quadrava e Cioni era poco convinto del comportamento di Vittorino.

Questi, infatti, appariva molto preoccupato e continuava a ripetere che il Drago con Elena gli faceva molta paura. Il fantino fu sottoposto ad un vero e proprio «terzo grado» e alla fine la verità scappò fuori: nel Drago correva Lazzaro che, forse desideroso come era di cogliere il suo primo successo, aveva chiesto all'amico «il favore» che questi non poteva rifiutare. Scoperto l'intrigo Vittorino fu «costretto» a fare la sua corsa e vinse brillantemente il Palio.

Il secondo Palio consecutivo sotto l'etichetta della straordinarietà inizia con le polemiche della dedica. In Consiglio comunale si fronteggia chi è per effettuarlo a giugno dedicando il Palio all'Unità d'Italia e chi invece è propenso a farlo correre a settembre in onore del gemellaggio con Avignone. Vinceranno i "giugnisti" favoriti anche dalla ristrettezza dei tempi di deliberazione. Il sorteggio avviene infatti il 21 maggio, due settimane prima della data del Palio.

Sembra irreale, o un fotomontaggio; invece la scena è autentica: appena 26 anni fa gli operai spandevano così la terra in Piazza, con semplicità, con calma, assaporando il tempo. Oggi è tutta un'altra cosa, più veloce per fare prima: progresso, che favorisce anche banali polemiche su cadute causa... terra. Le foto dunque ci fanno rivivere un mondo paliesco tutto particolare di appena 26 anni fa.

Nella seconda prova spettacolare caduta di Giamburrasca nel Leocorno che sembrava fatale per Belinda. Ma la caduta serve solo ai dirigenti di Pantaneto per il cambio di monta e nella terza prova vediamo già Tristezza nel Leocorno, anche se alla mossa è nettamente ostacolato dal Nicchio.

Un altro Palio che passa alla storia sotto l'etichetta del... "senza storia". Vince alla grande ancora il Nicchio, e vince ancora Vittorino.

Le uniche emozioni arrivano dalla mossa e dai provvedimenti disciplinari che ne seguirono: l'ingresso contemporaneo dei due favoriti Lupa e Nicchio, il danneggiamento della Torre principalmente ai danni del Drago e lo scarto di Tino II (che sarà poi abbattuto) nella Giraffa che fa cadere Rompighiaccio.

La mossa è da ritenersi perfetta con Nicchio e Lupa tempestivi nell'uscire dai canapi e la Torre ad ostacolare con evidente manovra la partenza di Selva e Drago.

Le squalifiche arrivano immediatamente e prima dell'effettuazione del Palio di luglio: Un Palio a Rondone per aver cambiato il posto e un Palio anche a Vittorino per non aver permesso l'allineamento della Lupa. Le polemiche arrivano immediate e "costringono" la Giunta a tornare sui propri passi. Le squalifiche vengono "sospese" a patto che sia Rondone che Vittorino tengano una condotta esemplare nei prossimi due Palii. L'azione di amnistia del Comune non passa però inosservata; concluso il Palio di luglio viene tirato in ballo anche il Prefetto di Siena, ma la pronta replica del Comune spenge l'ulteriore polemica.

La corsa, sotto la minaccia di un temporale che il giorno 4 aveva fatto rinviare tutto, non ha, come già detto, storia con il Nicchio che si mantiene sempre in testa e Lupa a seguire riuscendo anche ad avvicinarsi pur forzando l'ingresso al secondo Casato. Cade la Selva al secondo S. Martino.

Per il Nicchio si tratta di un "cappotto" avendo corso e vinto gli ultimi due Palii ai quali ha partecipato.

Palio Celebrativo del 1° Centenario dell'Unità d'Italia

Furono estratte a sorte per prendere parte a questo Palio le seguenti Contrade: Nicchio, Aquila, Drago, Selva, Civetta, Giraffa, Torre, Tartuca, Leocorno e Lupa.

La Carriera doveva aver luogo Domenica 4 Giugno, ma a causa della pioggia, caduta per tutto il pomeriggio, il Palio fu differito al giorno successivo.

Le Contrade entrarono tra i canapi nell'ordine seguente: Tartuca, Lupa, Nicchio, Civetta, Giraffa, Leocorno, Torre, Aquila, Selva e Drago di rincorsa.

I cavalli erano molto irrequieti ed il mossiere durò non poca fatica per mantenere la disciplina tra i canapi. Dopo due chiamate e due successivi allineamenti, finalmente fu la volta buona.

Prese subito di slancio la testa il Nicchio seguito dalla Lupa: le altre partirono in gruppo. Il Nicchio tenne la posizione per tutti i tre giri. Al secondo giro, a San Martino, il fantino del Nicchio frisò l'ultimo materasso in prossimità della Cappella di Piazza dando l'impressione di venire sbalzato dal cavallo; poco dopo al Casato la Lupa si fece sotto minacciosa, ma si trovava dalla parte dei palchi e la minaccia si rese vana. Il Nicchio giunse primo al bandierino seguito dalla Lupa ad una lunghezza.

In complesso è stata una corsa lineare e senza inconvenienti, una gara di velocità tra due cavalle generose: Uberta de Mores che era nuovamente toccata in sorte al Nicchio e Salomè de Mores toccata alla Lupa (fantino Giuseppe Gentili detto Ciancone). Montava nel Nicchio Giorgio Terni detto Vittorino che era alla sua terza vittoria consecutiva in detta Contrada.

Era Capitano del Nicchio Mario Cioni.

Altro Palio straordinario, corso questa volta in occasione dell'Unità d'Italia.

Nella mia vita di senese e contradaiolo, lunga perché cominciai a entrare in Piazza e vedere il Palio dal 1919 ad oggi, ritengo che questo fu uno dei Palii più belli ed entusiasmanti, per la parte che ebbero due fantini ritenuti da me degni dei grandi del passato.

Chi sono? Giorgio Terni detto Vittorino e Giuseppe Gentili detto Ciancone, dotati di mestiere e di esperienza.

Veduto il responso della tratta, che assegna al Nicchio Uberta de Mores, montata da Vittorino, mentre la Lupa ha in sorte la sorella Salomè II, che monta Ciancone. Sempre della famiglia de Mores, la terza, Elena, va al Drago, che monta Lazzaro Beligni detto Giove. Sono questi i tre elementi migliori che offre la tratta in questa Carriera. Gli altri sono soggetti tutti nuovi del tufo e da vedere per essere giudicati.

Non si sa mai, può uscire fuori la sorpresa. Comunque, la focosa irrequieta Belinda del Giachetti va al Leocorno con sopra Tristezza; un tal cavallo Tino II (trequarti sangue) va alla Giraffa con Remo Rompighiaccio; Rosella alla Civetta con sopra Bozzolo; Bimba mia all'Aquila con Ceciarelli; Serenella tocca alla Tartuca che monta Canapetta; Briosa alla Selva con Canapino; Bolivia alla Torre con Rondone.

Nelle prove, se c'è una sacrificata nelle disgrazie è proprio la Torre, perché fa solo una prova e il cavallo è fuori uso, tanto che si presentò la sera del Palio solo per onor di firma e fare l'atto di presenza. (Doretto, sorvoliamo, sennò ti dicono che scrivi troppo alla torraiola), e scusate se è poco, se vincesse il Drago la Torre piglia la "Cuffia"...

Il Drappellone è dipinto da Ezio Pollai. Mossiere il solito, temibile Andrea Fagnani, che dové faticare molto, tanto fu il disordine nei canapi, ma ottenne ciò che desiderava, contentare tutti nel possibile.

Il caso fa capitare ancora accanto i due marpioni, Lupa al secondo e Nicchio al terzo. Ora qui il bello del dramma. Lazzaro nel Drago è di rincorsa, e dato che è ancora la spalla di Vittorino, mi chiesi: "Ora quello che idee avrà?". I dirigenti torraioli avevano detto a Rondone nella Torre: "Fai il possibile nel meglio che puoi, perché prendere la Cuffia è uno scherno, un disonore, e Via della Pancaccia esulterebbe".

Cosa fece la Torre? Dal settimo posto, allo scatto dei canapi taglia la pista a cercare il Drago, e lo ferma parandolo. Intanto l'esperto Vittorino scatta primo, ma alle spalle c'è Beppe Ciancone. Si accende subito un drammatico duello per tre giri, incontrastati dominatori della corsa. Commovente il grande mestiere di Beppe, la corsa della bravissima Salomè, ancora una volta umiliata dalla grande Uberta. La Piazza è in delirio, i tre giri entusiasmarono tutti per la dimostrazione di alta professionalità che i due posseggono. Roba da leccarsi le dita.

Niente da fare fu di nuovo Nicchio. E Lupa seconda, ma certamente il Gentili non demeritò. Anzi! Palio che è rimasto nel tempo sempre da ricordare. Che cosa dire ancora? Magari si rivedesse oggi. Campa cavallo...

E nel dopo corsa? Vittorino si fece ripagare da Beppe i soldi del 1960. E la battaglia continua sotto un famoso uragano che si scatenò a cose fatte.