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RELAZIONE DISTINTA DELLE QUARANTADUE CONTRADE
Tratto dal libro di Giovanni Antonio Pecci.


La Contrada di S. Pietro in Castelvecchio in Città, che principiando dalla Chiesa Parrocchiale, dedicata a d. Santo, dal quale prende il nome, se ne va nella strada di sopra detta di Castelvecchio, e scende alla Madonna del Corvo, qui passando dalla Postierla, così detta quasi Posticulum, ritorna al d. S. Pietro, e fa per insegna in campo rosso due chiavi d'oro in croce, con S. Pietro sopra, con un Castello nella destra, e nella sinistra le chiavi.
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La Contrada del Casato di sopra, comincia dalla bocca del medesimo Casato in Piazza grande sempre a man destra, va terminando alla Porta all'Arco vicino a S. Pietro in Castelvecchio, l'Insegna è campo a quartieri bianchi, e neri.
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La Contrada d'Aldobrandino del Mancino principia dalla strada di Matasalaja, ora detta il Chiasso del Bargello, e per la strada di Città, arriva alla Postierla, poi per la strada del Piano S. Maria, circonda il Palazzo dell'A.R. di Toscana, e abbracciando tutta la Piazza del Duomo, passa per Piazza Manetti, e per la Strada delle Campane, ritorna alle Case Cerretani; d'onde ha principiato, e prese tal nome da Aldobrandino del Mancino, ch'era di Casa Manetti de' Grandi di Siena, i quali aveano i loro Casamenti dirimpetto allo Spedale di Managnesa: fa per Arma campo d'Oro, con lista azzurra a traverso con tre Gigli d'Oro.
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Queste tre Contrade in occasione degli Spettacoli per lo più s'uniscono insieme, e compariscono in Piazza sotto l'Insegna d'un Aquila. L'anno 1516 comparvero queste Contrade a una Caccia di Tori, che fu fatta nella Piazza grande con un Carro, sopra del quale era un Aquila di smisurata grandezza, e l'anno 1536 allor quando l'Imperador Carlo V onorò la nostra Città colla sua venuta, volsero queste Contrade dimostrarsi a esso vere suddite, e geniali, che perciò gli si presentarono incontro in numero di più di 300 Persone colla loro Insegna dell'Aquila in Campo d'oro, dal quale Imperadore non solamente, furono lietamente accolte, ma onorate d'un singolar Privilegio, quale appunto fu, di potere per l'avvenire inalberare l'Aquila Imperiale con due teste, e però meritatamente nella relazione stampata della Festa fatta in Siena l'anno 1546, viene distintamente onorata del titolo di Nobile, e Privilegiata, allorquando comparve con 77 Uomini a cavallo sotto la condotta di Celio Gabbrielli, e Alfiere il Conte Marcello d'Elci, e per tale ancora vien riconosciuta dall'altre Contrade, come si legge in una lettera scritta a queste da quella dell'Onda. Qual titolo così distinto mai trovasi essere stato dato ad alcun'altra, e perciò con ragione vien posta qui in primo luogo.
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Dalla Madonna del Corvo alle due Porte s'estende la Contrada di Stalloreggi di dentro, così detta da Ostallo, significante Albergo, come il Benvoglienti afferma, che fa per Arme campo a quartieri bianchi, e rossi con quattro stelle, cioè due rosse in bianco, e due bianche in rosso.
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Fuora delle sopraddette due Porte fino alla Porta al Laterino, così detta, perché quasi a latere Urbis, e da altra parte fino alla Chiesa di S. Niccolo de' Mantellini, dove stanno i Padri del Carmine s'estende la Contrada di Stalloreggi di fuora, perché fuora del recinto delle mura, e quasi Borgo, unito poi colla Città nell'ultimo accrescimento: fa per insegna Campo a quartieri bianchi, e rossi con due stelle bianche ne' rossi.
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Quando si son rappresentati spettacoli nel Campo grande, e che v'anno fatta comparsa queste due Contrade, sempre vi son venute con una macchina distinta da una Pantera, la quale probabilmente può essere, che l'abbiano presa per fare onore a' Mercanti Lucchesi per essere l'insegna della Republica loro, che in gran numero abitavano per quelle Contrade nel tempo, che fioriva la Mercatura nella nostra Città, e che la Città di Lucca era in discordia co' Genovesi, e Pisani, perciò venivano a Talamone, Porto in quel tempo famosissimo, e suddito della nostra Republica. Questa Macchina trovasi dalle medesime rappresentata fin dall'anno 1546 dove comparvero alla Caccia de' Tori in gran numero vestiti con ricche livree allusive all'Insegna delle Contrade loro, guidati dal loro Capitano Fabio di Gio: Battista Falconetti. Ragunano i loro Consegli in un'Oratorio dedicato a S. Gio: Battista Decollato, posto alla Porta al Laterino, fabbricato a spese della Compagnia della Morte ad effetto di seppellirvi i Giustiziati, ma accresciuto dalle limosine di più divote Persone di queste due Contrade.
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Dalla Chiesa Parrocchiale dedicata a S. Quirico, prese denominazione la Contrada, così detta, la quale principia dalla Madonna del Corvo, e per la detta strada scende per la costa della Porta del Castello, detta di Mercurio, nella strada di sotto, accanto a' Mantellini inseliciata di pietre detta da quegli Abitatori il Fondaco, dall'una, e l'altra parte, fino alla Madonna del Forcone, e poi solo a destra fino alla Porta S. Marco, l'Insegna della quale è simile a quella dell'antico Castello, cioè campo rosso con Castello bianco, e sopra esso le feste.
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Non molto lontano dalle soprad. v' n'è un altra, che pure essa ancora ha preso il nome dalla Chiesa Parrocchiale di S. Marco, s'estende dalla Porta Oria per la Strada di S. Marco, e delle Sperandie, fino alle mura della Città, della quale l'insegna, che s'è veduta dipinta fino a questo tempo sotto la Madonna del Forcone, è una Branca di Leone bianca in campo rosso, e S. Marco sopra. Ha posseduto fino all'anno 1465 questa Contrada molti Beni, e tra gli altri lo Spedale di S. Pietro, vicino alla Porta, assieme con un Orto fuori della medesima, delle quali cose tutte ne fece un libero donativo alle monache di S. Marta, con obbligo di mantenere in perpetuo d. Spedale, e Chiesa, con non poterla mai alienare.
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Fuori della soprad. porta, vi si comprende la Contrada di Monistero, per antico Privilegio concesso a quel Comune dalla Republica, e dopo da' Sereniss. Principi di Toscana confermatogli, cioè d'essere unito col corpo della Cittadinanza, ed essere considerato per una Contrada della Città, l'Arme della quale si vede a pie la Statua di S. Bartolomeo nella Chiesa Parrocchiale, dedicata a d. Santo, cioè campo a liste bianche, e nere a traverso, con Ghirlanda di Provenca.
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Le tre sopradette Contrade, quasi sempre per antico costume, sono state solite rappresentare una Macchina in modo di Chiocciola, poiché Sigismondo Titio dice: anno 1482 Incoia Vici S. Marci Cocleam ligneam exterìus propio pictam colore fabricari fecere, quam juvenes decem, latentes intus, per Urbem gestantes, ac si molli gressu suo serpere videretur. L'anno 1494 comparve in Piazza a un giuoco di pugna, e l'anno 1516 a una Caccia di Tori, l'anno 1527 a un'altra Caccia di Tori. L'anno 1546 comparve a una Caccia di Tori con sessantadue Giovani tutti vestiti in livrea rossa con banda gialla. L'anno 1650 nella venuta in Siena de' Serenissimi Principi di Toscana rappresentò in Carro Trionfale la favola di Scilla, che da Giove fu precipitata nel mare, e convertita in uno Scoglio, che avea sette teste, e anco vi erano molte Chiocciole fatte con bell'artifizio, il rimanente del Carro era carico di molti Suonatori, e Musici, che cantavano alcune ariette in onore de' Serenissimi Gran Duchessa, e Gran Principe, in accompagnatura gli servivano sessanta Soldati, vestiti a Ninfe, di poi seguiva la Bufala da esporsi al corso, condotta da 12 Uomini vestiti di color giallo, e rosso, quale riportò nel corso gloriosa vittoria, che fu un Palio di broccato d'oro di valuta circa 140 Scudi. L'anno 1671 la Chiocciola ebbe il premio per la comparsa, siccome l'anno 1677 e per non rammentargli tutti, che troppo farebbe, basta solo far menzione della sfarzosa comparsa, fatta a' tempi nostri nel 1714 dove comparve al corso del Palio con maestoso Carro, nel quale si rappresentava Maometto, che gustando le Chiocciole e vedendo rimanere le lor conche intatte, creduto da' Turchi miracolo, vengono da' medesimi offerte al Tempio della Mecca. Nella venuta della Sereniss. Gran Principessa Violante l'anno 1717 l'invenzione della Comparsa conteneva, che sopra un Carro di mirabile altezza, tutto dipinto con trofei musicali a oro, si figurava una spaziosa Campagna, per mezzo della quale scorreva il Fiume Peneo Padre di Dafne, seguitata dal Dio Apollo, che la voleva rapire alle rive del Fiume suo padre, dove implorato il Paterno ajuto, viene dal medesimo cangiata in alloro. Dopo ciò sopra le rame del nuovo alloro vien nutrita una Chioccioletta, quale scorgendola Apollo, la vuoi collocare fra le Costellazioni Celesti, ma vedendola alluminata dal Sole della Virtù, che è la Serenissima Violante Gran Principessa di Toscana, rappresentata per la Virtù sopra il Mondo, rimane attonito, e maravigliato per lo stupore. Potrei numerare ancora tante feste di Fuochi artifiziati, e tante vincite di Palj, quali per non mi diffondere in una Sola Contrada, lasciarolle da parte, solo dirò, che gli Abitatori di queste Contrade si dimostrarono sempre parzialissimi devoti di MARIA Vergine, al che si possono attribuire tante vittorie, al quale con generoso dispendio eressero l'anno 1655 un bene adornato Oratorio, appunto dove vedeasi dipinta l'antica Immagine di nostra Donna da Jacomo Pellicciai, alla quale mancavagli solo al di fuori la Facciata, che però da quelle pie genti quest'anno 1722 è stato largamente supplito, con prospetto di Pietre conce, e di bene intesa Architettura.
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La Contrada delle strade delle Murella, e de' Maestri, dicesi della Porta all'Arco con Insegna rossa, con croce bianca a traverso.
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La Contrada di S. Agata, piglia nome dall'antica Chiesa Parrocchiale (adesso unita con S. Agostino) di S. Agata, la quale dalla Chiesa di S. Niccolo, detta di S. Lucia, s'estende per la strada delle Cerchia, infino alla Porta all'Arco, e va terminando alla Porta Tufi, la quale usa per Insegna campo rosso con Croce bianca a traverso, e sopra S. Agata.
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Le sopradette due Contrade unite insieme rappresentano fin dall'anno 1546 una Tartuca, allor quando comparvero con 80 persone vestite in abito da Soldati in quella famosa Festa, che al dire del relatore, costò alla Republica quaranta mila scudi, benché da' Forestieri fosse giudicata più di centomila, e l'anno 1599 ne riportò il premio, della qual comparsa non ne parlerò più oltre per esser nota a tutti per le pubbliche stampe, siccome ancora l'anno 1676 ottenne un altro premio per la comparsa, e nel 1717, rappresentò in Carro molti Eroi della Grecia, quali ritrovandosi all'assedio di Troja, inventarono il giucco degli Scacchi, allusivo alla Tartuca, che sopra la sua dura scorsa forma la scacchiera. Gli Abitatori di queste contrade l'anno 1676 separatisi dall'Oratorio di S. Ansano, per loro particolar devozione, eressero un Oratorio in onore di S. Antonio di Padova, bene adornato di stucchi, e Pitture.
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Ritorniamo alquanto indietro, e andiamo in Vallepiatta dove la Contrada cosi detta cominciando dalla Porta di S. Ansano alle Monache Ingesuate di S. Sebastiano, va terminando per la strada di sopra, e di sotto, al principio della via di Diacceto, infaccia all'antica Casa Accarigi, ora Savini, ma in faccia alla Pieve di S. Gio: Battista, occupa le case solamente a man sinistra. È detta Vallepiatta, come afferma il Benvoglienti, quasi lata, che va terminando lentamente, che fa per Insegna, come ancora si vede in una facciata di una Casa: Campo bianco con sei rose rosse, tre sopra, e tre sotto, con lista azzurra, con tre gigli d'oro.
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Quasi appresso alla sopradetta di Vallepiatta è quella di S. Giovanni, che cominciando dalle Case Accarigi, e per la strada di S. Desiderio a man sinistra arriva fin sotto la Sagrestia del Duomo, dove da tutte due le parti per la strada de' Fusari, va terminando al Vicolo ripido di S. Girolamo, dietro le Case dell'Opera, ora Palazzo Archiepiscopale; usa per Arme campo bianco con lista rossa a dentelli, con quattro Gigli in essa.
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Tra queste due Contrade per essere così vicine passa tra loro alleanza, e sotto una sola Insegna compariscono in occasione degli Spettacoli. Conservandosi ancora la fama, che dove sono situate queste due Contrade fossero già luoghi selvaggi, e inaccessibili, perciò anno rappresentato più volte un Albero appesivi l'istrumenti necessarj alla caccia, e godono il privilegio queste Contrade, quando si fanno in Piazza grande, Caccie di Tori, o d'altre bestie feroci, d'esser le prime a comparire col loro Stendardo di Selvalta, e conducono per macchina un Rinoceronte, come fecero l'anno 1546, che comparvero con 80 Uomini tutti vestiti a Cacciatori. Il Rinoceronte, come racconta Plinio nel lib. 8 dei suoi naturali è un animale, che ha un corno nel naso, ed è molto inimico agli Elefanti, che avendo a combattere con loro aguzza il corno ad una pietra, e nella battaglia s'ingegna ferire nella pancia; è lungo quanto l'Elefante; ma ha più corte le gambe, è di color simile al bosso, e la prima volta, che fu veduto in Roma, fu ne' giuochi di Pompeo Magno.
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La Contrada di Porta Salaja, ovvero Solaja s'estende dalla Costarella fino alla Casa Accarigi per la strada detta Galgaria, e poi voltando per Diacceto imbocca nella strada di S. Pellegrino, dove tengono residenza i quattro Consoli dell'Arte della Lana, e poi per il Vicolo Codennacci entra nella strada degli Uffiziali, e ripassando per la Costarella, va a terminare al Vicolo di Mattasalaja, detto Chiasso del Bargello, fa per insegna campo rosso con una Porta bianca a due Archi, con un gallo bianco sopra.
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Questa Contrada introduce nel Campo di Siena per macchina un Gallo, come fece l'anno 1518, e l'anno 1534. Il Tommasi scrìve nelle sue istorie, che si domanda Galgaria, quasi Caligaria esercitandovisi ancor'oggi l'Arte dei Calzolai (soggiunge il medesimo Tommasi) altri scrivono esser detta Salaja, perché quivi si vendesse anticamente il Sale, o Gallinaja, perché innanzi, e fuori di quella si facesse il mercato di simili derrate, il che argomentano dal Gallo, che porta per insegna.
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La strada del Casato, si divide in due Contrade, cioè Casato di sopra, e di sotto, quella di sopra, come s'è detto, va unita sotto la Macchina dell'Aquila, e quella di sotto, s'unisce colla Contrada di S. Salvadore, la quale principia dalla Piazza. grande a mano sinistra, fino alla Porta all'Arco, accanto a Casa Bargagli, fa per insegna campo rosso con lista d'oro a traverso, con tre stelle rosse.
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La Contrada di S. Salvadore, che prende tal denominazione dalla Chiesa Parrocchiale, s'estende dal canto di Malborghetto all'Ostaria della Lupa fino al Portone di S. Agata, dove è adesso la Chiesa di S. Giuseppe, e dalla parte verso il Casato occupa tutte le strade, dette delle Lombarde, de' Percennesi, e del Sambuco; fa per arme campo a onde bianche, e nere.
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Le sopradette due Contrade anno sempre costumato rappresentare nelle Caccie un Delfino in mezzo all'onde del mare, le quali adesso comunemente vengono appellate dell'Onda, che tali Onde ha sempre usato nel suo scudo la Contrada di S. Salvadore, forse prese a fare per l'ondeggiamento di quella strada. La Macchina di queste Contrade è molto antica, perché si trova esser comparsa in Piazza a un giuoco di Pugna fin dall'anno 1494. L'anno 1546 comparve a una caccia di Tori con 100 Persone vestite a Pastori, che conducevano sopra d'un gran carro in trionfo Diana. L'anno 1599 diede a vedere al popolo con gran generosità una corsa di Bufale esponendo al vincitore per premio un ricco Palio, e due altri Premj per le comparse. L'anno 1612 riportò il premio in una corsa di Somari, quali a forza di pugna erano spinti avanti, che fu la prima, e l'ultima volta, che s'è fatta questa Festa. L'anno 1650 comparve con 70 Uomini a Cavallo, che conducevano sopra d'un gran carro Nettunno Dio del Mare, quale faceva compagnia ad Europa, che cavalcava appresso sopra d'un Toro. L'anno 1680 nella venuta in Siena de' Serenissimi Granduchessa, e Principe Francesco, ottenne parimente il premio per la comparsa. L'anno 1692, in onore del Serenissimo Gran Principe Gio: Castone, condusse in trionfo i principali Fiumi della Germania, festeggianti nel trionfo di Cesare, dove ottenne il Palio, e il Premio; e in ultimo porremo, per non tediare d'avantaggio, che troppo ci vorrebbe a raccontare tutte le comparse di queste Contrade, come l'anno 1717 alla presenza de' Serenissimi Principi Violante Governatrice di Siena, e Gio: Castone Granprincipe di Toscana, condusse in trionfo Nettunno sopra un Carro, accompagnato da' principali Fiumi della Germania, Spagna, Francia, e Italia tutti a cavallo. Adunano queste Contrade i loro consegli in un Oratorio, dedicato alla Visitazione di Maria, e nel giorno nel quale solennizzano la Festa, dotano più povere fanciulle, qual'Oratorio è annesso alla Chiesa Parrocchiale di S. Salvadore Commenda del Priore della Religione di S. Stefano, concesso loro dal detto Priore, ma fabbricata da quelli Abitatori, e per la devozione, che anno sempre portato alla Madonna è stato rifinito di molti adornamenti.
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La strada di Salicotto si divide in due Contrade, cioè dalla parte del Mercato vecchio detto Foro Boario dal Canto di Malcucinato alla Porta Peruzzini a capo salicotto è detta la Contrada di salicotto di sotto, fa per Insegna campo rosso con lista azzurra e tre gigli d'oro in essa.
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Dalla parte di S. Martino, è detta la Contrada di Salicotto di sopra, dallo stesso canto di Malcucinato dove è fondata la Torre di Piazza alla detta Porta Peruzzini, dove vi si comprendono le strade del Vannello dove abitano gli Ebrei, di Coda, e di Luparello, fa per arme campo rosso con lista azzurra, e tre rocchi bianchi in essa.
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Queste due Contrade compariscono agli spettacoli sotto l'Insegna d'un'Elefante, che per essere tali animali di gran robustezza, e grandezza, che sul dorso de' quali vi s'adattano le Torri, piene di Soldati armati, e per la publica Torre del Campo, che vien situata in dette Contrade si nomina dal volgo la Torre. Cominciorno queste Contrade a introdurre tal macchina l'anno 1546 a una Caccia di Tori alla quale servivano per accompagnatura 88 Giovani vestiti con livrea bertina con banda rossa. L'anno 1599 fece correre un ricco Palio, e l'anno 1601 ne riportò vittoria. L'anno 1650 comparve con 60 Uomini vestiti alla Moresca, che conducevano sopra un gran Carro la Luna, da' Mori adorata, e dopo ne seguiva Anibal Cartaginese, che conduceva seco dall'Affrica un'Elefante, e questa fu giudicata la più bella comparsa di quella Festa, che perciò n'ottenne il Premio, che fu un Baccino d'argento, prezzato 60 scudi. L'anno 1676 in onore della Principessa Chigi comparve con molta magnificenza, che però ne riportò un ricco premio. Nel 1709 per pura generosità fece correre un Premio, e dopo terminata la corsa fece vedere al Popolo una gran Torre, che nel principiar della sera partorì un gran numero di fuochi con artifizio lavorati. E in ultimo porremo, come l'anno 1717 comparve con tanto numero di gente riccamente vestita, che conduceva in trionfo sopra un Carro tutto dorato il Sole, per la qual comparsa ne riportò il primo premio. Adunano queste Contrade i loro consegli nella Chiesa de' SS. Giacomo, e Cristofano fabbricata a spese del Pubblico a mezzo la strada di Salicotto in memoria della segnalata vittoria, ottenuta dalla nostra Republica l'anno 1526 nel giorno, nel quale cade la Festa di detti Santi, ma da detti Abitatori accresciuta, e adornata. Si può con ragione dare questo vanto a queste Contrade, che il di loro Popolo molto numeroso dimostrossi sempre di gran valore in tutte le militari Decorrenze della nostra Republica.
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La Contrada di Realto occupa tutta quella strada, detta con tal nome, che di sopra sbocca in S. Martino, e di sotto per due strade in Salicotto, vicino alla Porta Peruzzini, detta così a mio credere, per essere un luogo sollevato in alto, fa per Insegna Campo bianco con lista azzurra, e Leone rosso sbarrato, e tre gigli d'oro.
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La strada di S. Martino si divide in due Contrade, cioè dalla bocca di Porrione in Piazza per la strada della banda di S. Martino, si dice la Contrada di Spadaforte, così detta da Spadaforte uno de' Signori di Sticciano, i quali avevano in questa Contrada il loro antico Palazzo; fa per Arme campo rosso con scala bianca con pezze nere con due spade bianche.
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Dalla parte in faccia la sopradetta strada piglia nome di Contrada di S. Giusto, dalla Chiesa già Parrocchiale dedicata a d. Santo, ora annessa a quella di S. Martino, e termina alla Porta Peruzzini. Questa Contrada l'anno 1447 faceva in S. Francesco la Festa di S. Apollonia, fa per Arme Campo rosso con liste a onde bianche, e rosse, e sopra S. Giusto.
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Queste tre Contrade rappresentano negli Spettacoli sopra d'un gran carro una Vipera, come fecero l'anno 1516, in una superba festa fatta in Siena ne' tempi, che reggeva la Repubblica il Cardinale Raffaello Petrucci, come racconta il Tizio, che a' tempi suoi non fu veduta la più bella, e magnifica di questa. Comparvero ancora con tal Macchina l'anno 1518 e molte altre volte.
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La Contrada del Borgo S. Maria occupa una strada sotto il Mercato vecchio, fino alla Porta Giustizia, le Case della quale si facevano fabbricare per ordine della Republica da quelli, che erano ammessi alla Cittadinanza; era pieno detto Borgo, adesso quasi distrutto d'artefici, che fabbricavano le fibbie, e chiavi, ed era così detto perché l'Opera di S. Maria aveva lo Juspadronato della Chiesa di S. Luca, che era in d. Borgo, e però fa per arme la Madonna col Bambino in braccio, e sotto il Bove di S. Luca d'oro in campo rosso.
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La Contrada di S. Agnolo a Montone, così detta da Montone Piccolomini, dal quale ne discende detta Fameglia, che era Signore di quel luogo, ovvero come vuole il Tommasi dalla grandezza del Monte, detto Montone, s'estende dalla Porta Peruzzini, accanto alle Monache di S. Girolamo, fino a dove fu la Chiesa di S. Agnolo, e a quello di S. Clemente e S. Leonardo, e per la strada dietro la Maddalena, ritorna agl'Ingesuati, e fa per Insegna un Castello bianco in campo rosso, e sopra un Montone.
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Colle due sopradette, negli spettacoli s'unisce la Contrada di Samoregi, nome corrotto da S. Maurizio, quale dal Ponte, arriva per la strada dritta, fino a Porta Romana, l'arme della quale è campo compartito a spine bianche, e rosse.
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Usano per Macchina unite insieme tutte tre quelle Contrade negli spettacoli un Montone, preso per la similitudine del nome a quello del Padrone d'esso Castello, ovvero del Monte, ed è molto antica questa loro Macchina, che fin dall'anno 1516 si trova da esse rappresentata, e nel 1546 comparve con 63 Persone vestite di drappo, tanè con trine d'oro, ed era loro Capitano Volunio d'Agnolo Tantucci, e Alfiere Ottaviano Martini, che maneggiava un'Insegna azzurra.
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La strada dell'Abbadia (così detta per essere un'Abbazzia di Vallombrosani dedicata a SS. Jacomo, e Filippo, sotto la protezione de' quali Santi già militavano queste Contrade) si divide in due Contrade, cioè di sopra, e di sotto, quella di sopra dalla Colonna del Ponte per fiera nuova, e vecchia, e per la strada dell'Uliviera, e per la strada dritta si conduce da tutte due le parti, fino al Forcone, e poi a man destra fino alla Porta S. Eugenia, fa per Arme campo rosso con due liste bianche, e con due stelle bianche.
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La Contrada dell'Abbadia nuova di sotto, va cominciando dalla Chiesa di S. Maurizio, e poi accanto a S. Giorgio entra nella strada di S. Spirito nel Poggio Farolfo, e fino alla Crociata occupa le case da tutte due le parti, dove lascia quelle da man destra, e arriva fino alla Porta S. Eugenia, fa per arme campo rosso con una lista a spino azzurra, e bianca, e due rocchi bianchi in detto campo.
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Queste due Contrade compariscono agli spettacoli con una Macchina a foggia d'un gran Nicchio, rappresentato dalle medesime, come che quasi vogliono condurre in trionfo la Valle, che cominciando da S. Francesco, viene a esser chiusa da quest'altra parte del Borgo dell'Abbadia nuova, racchiudendo in mezzo la pianura di Follonica, detta a Fullonibus, copiosa d'acque, e di Fonti, che pare appunto un bel nicchio formato dalla natura. L'anno 1546, comparve con detta Macchina del Nicchio, sopra della quale era Nettunno col Tridente accompagnata da 88 Giovani vestiti con livrea bertina con banda rossa, e 20 Persone a Cavallo, vestite alla Turchesca. L'anno 1612 in una corsa di Bufale condusse sopra d'un Carro in trionfo Europa, che accompagnata dalla Toscana, dall'Austria, e dalle Città loro, veniva a ringraziare le Serenissime Altezze di Toscana della gloria, e de' benefizj, che da esse le medesime Provincie ricevono, e insieme a pregarle del loro favore verso della Contrada del Nicchio. Molte sono le Comparse fatte in piazza da queste Contrade, e tra l'altre quelle del 1674 e del 1695 e quella del 1715 dove rappresentò la pesca delle Perle, e in tutte queste ottenne il Masgalano, in ultimo metteremo la comparsa fatta l'anno 1717 dove rappresentò la Città di Siena condotta dalle Ninfe de' suoi Fiumi. La devozione di questi Abitatori verso S. Gaetano è così grande, che in onore del medesimo l'anno 1683 eressero un maestoso Oratorio fatto a loro proprie spese, e di molti loro affezzionati per celebrarvi la Festa in onore di detto Santo e raunarvi i loro Consegli, che per l'avanti si raunavano nella Chiesa della Compagnia di S. Stefano.
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La Contrada di S. Giorgio s'estende dalla Chiesa, dove piglia il nome a mano destra, fino alla Piazza della Staffa, ovvero fino a S. Virgilio, fa per arme campo rosso con S. Giorgio a cavallo in atto d'uccidere il Drago, e due spade nel detto Campo.
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La Contrada in faccia a quella di S. Giorgio, dalla strada de' Pagliaresi vicino al Ponte da quella parte fino alla strada Renaldini detta Chiasso largo, si nomina la Contrada di Pantaneto, e fa per arme campo azzurro con Leopardo d'oro in esso, e con gigli d'oro per tutto.
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Le due Contrade di S. Giorgio, e Pantaneto anno rappresentato più sorti di Macchine, cioè quando una Stella, e quando un Alicorno, o sia Leopardo, come fecero l'anno 1546 nella Caccia di Tori fatta nella gran Piazza, dove sotto il loro Capitano Bartolommeo Piccolomini comparvero in n. di 57 vestiti di drappo cremisi. L'insegna era tutta rossa con Liocorno bianco, quale portava Muzio Landucci, ed aveano la Macchina in forma di Liocorno, e tale Insegna presero dalla Contrada di Pantaneto, usata dalla medesima molto dall'antico.
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La Contrada di S. Vigilio principia dalla Piazza della Staffa, e se ne viene per la strada dietro il Castellare Ugurgieri sempre a mano sinistra, e arriva fino all'Arco de' Rossi, dove per la Piazza Tolommei accanto a S. Cristofano a capo Calzoleria, ritorna in dietro alla Chiesa, da dove prende il nome; fa per Arme Campo azzurro con Grifo d'oro con unghie rosse.
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Dalla Parrocchiale di S. Pietro alle Scale, oggi detta S. Pietro in banchi, piglia nome la Contrada, che cominciando dal vicolo Renaldini circonda la Piazza fino alla Costarella, dove tornando in dietro per la strada di Banchi sempre a mano destra arriva a Piazza Tolomei, e volta per la strada di S. Vigilio, e ritorna al d. Vicolo Renaldini, fa per Arme campo azzurro con scala d'oro a traverso, e con quattro chiavi d'oro, due sopra, e due sotto in Croce.
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Queste due Contrade fin dal 1546 anno sempre costumato rappresentare per loro Macchina nelle Caccie una Civetta, e in d. Anno comparve con 54 Persone, Capitano delle quali era Grazio Ugurgieri, e Alfiere Girolamo Bindi, che maneggiava un'Insegna di color rosso, bertino, e bianco. L'anno 1673 rappresentò sopra d'un Carro Minerva per essere la Civetta a lei dedicata, e n'ottenne per tal comparsa il Premio.
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Dalla Chiesa di S. Cristofano prende nome la Contrada, che principiando da Piazza Tolomei a man sinistra volta verso il primo Arco de' Rossi, ed entra nella strada detta Piazza dell'Erba da tutte due le bande delle case fino a S. Pellegrino, dove volta a man sinistra per il vicolo Codennacci, e entra nella strada degli Ufiziali, e ritorna alla detta Piazza Tolommei; fa per Arme campo azzurro con Leone d'oro, e rastrello rosso da capo con tre gigli d'oro.
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Questa contrada di S. Cristofano trovasi aver rappresentato per macchina un'Orso, come fu l'anno 1516 in quella famosa caccia di Tori, descritta da Sigismondo Titio, e l'anno 1532 in un'altra caccia fatta per S. Maria d'Agosto, dove comparvero sopra vinti Macchine tutte da varj animali distinte.
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La Contrada di S. Pietro a Uvile di sopra comincia dal Portone, e Prato di S. Francesco, e sempre a man sinistra arriva fino alla strada, che sbocca vicino all'Arco de' Rossi dietro le Case de' Marchesi Bichi, dove volta per la strada dietro il Castellare, fino alla strada di Provenzano, ora allargata è detta la strada nuova, e passa per la strada di Provenzano, scendendo al Fosso, e ritorna al Portone di S. Francesco, l'arme della qual Contrada si vede nella facciata della Fonte di S. Francesco, la quale fu fatta fabbricare a spese comuni da questa Contrada, e quella di S. Pietro a Uvile di sotto, in questo modo, campo rosso con Leone d'oro con spine d'argento a traverso, e rastrello bianco con tre gigli.
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Questa contrada rappresenta una Macchina contrassegnata da una Giraffa, ed è invenzione molto antica, poiché scrive Sigismondo Titio all'anno 1482, dopo aver parlato della Chiocciola per applaudire al ritorno de' Cittadini Reformatori: Eadem quoque Incoia S. Petri ad Ovilia, quorum Insigne Camelopardalis, Cerausa nuncupata factitavere, e poco dopo: Officiales Baliae emptam vitulam, et cophinos panis oblongos cum vini dolio ad Incolas S. Petti ad Ovilia dono trasmisere, tubis precedentibus duabus, etfamulis quibusdam. Comparve ancora con tal Macchina nel 1494 a un giuoco di pugna, nel 1516 a una caccia di Tori. Nel 1556 a un'altra Caccia di Tori, dove terminata la Festa, venne in contesa con quella dell'Oca, e poi all'arme. L'anno 1546 comparve con 67 Persone vestite in livrea di Drappo turchino sotto il Capocaccia Gio: Maria Berti, e l'Alfiere era Francesco Capacci, che maneggiava un'Insegna di colore azzurro, e rosso. L'anno 1692 nella venuta del Serenissimo Gran Principe di Toscana, condusse in trionfo sopra d'un Carro Orfeo, che col di lui suono fece comparire la Giraffa festeggiante per la venuta del detto Serenissimo Principe. Scrive Plinio, che il Camelopardile da noi detto Giraffa si nominava dagli Etiopi Nabuna, il quale ha piè di Cavallo, gambe di Bove, e capo di Camelo, è rosso indeniato di bianco, e per questo è chiamato Camelopardile, e da altri Pecora salvatica per essere di poca fierezza, e la prima volta, che fu veduto in Roma fu ne' giucchi Circensi di Cesare Dittatore. L'anno 1703 gli Abitatori di questa Contrada eressero un Portico a guisa di piccolo Oratorio per riparare dall'ingiurie del tempo l'antica Immagine, che si vedeva dipinta nella crociata della strada del fosso, a' giorni nostri molto celebre per gli spessi miracoli.
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L'altra Contrada, che si nomina S. Pietro a Uvile di sotto occupa tutte le coste dette di mozzo degli Asini, e di mezzo, fino al Piano d'Uvile, dove è la Chiesa di S. Biagio, e per la strada di sopra dal Portone di S. Francesco a man destra, dove la Fonte nella crociata è a comune colla sopraddetta, arriva fino all'Abbadia di S. Michele, dove stanno i Carmelitani scalzi, sotto la Dogana, colle strade degli Orbachi, fa per arme campo rosso con lista bianca, nella quale è la Provenca con rastrello da capo con tre gigli d'oro, e Leone bianco sbarrato, quale si vede nella Fonte di S. Francesco.
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Cominciò a inalberare questa Contrada per insegna un Bruco, quando che (come raccontano l'Istorie) l'anno 1370 gli Abitatori di questa Contrada in numero di 300 armati corsero al Palazzo Pubblico, e gli sortì di mutare il governo, e riformarlo a modo loro, da' quali poi son discese molte Fameglie dell'Ordine del Riformatore. Questa Contrada l'anno 1546 comparve con 84 giovani vestiti di Drappo nero con liste bianche a traverso, e aveano due Insegne, una verde, e l'altra bianca, portate da due Giovani, uno chiamato Baldassarre, e l'altro Matteo, vestiti di velluto nero con passamani d'oro. L'anno 1680 eressero un Oratorio a mezza la strada, detta di mezzo, e lo dedicarono al SS. nome di Dio, invenzione gloriosa del nostro S. Bernardino, dove ragunano i loro consegli.
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La Contrada di S. Donato allato alla Chiesa, occupa tutta la costa di Vallerozzi con Borgo Franco, e circonda le Case Salimbeni, ora Dogana, fa per Arme Campo a spino bianco, e nero.
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Da Capo Vallerozzi tutta la strada detta dalla Posta fino alla Casa Buoninsegni, ora del Taja dirimpetto a quella de' Francesconi, e poi da man destra fino alla Piazza del Conte, e alla strada degli Umiliati, dove sono le Monache di S. Petronilla, e poi a S. Lorenzo, fino a Borgo Franco, si dice la Contrada di S. Andrea, e fa per Arme campo bianco con Leone rosso rampante.
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Queste due contrade per aver fatto fabbricare il Publico l'anno 1511 nella Costa di Vallerozzi la Chiesa di S. Rocco, e inalberatovi l'Insegna, che usa in memoria della Colonia, cioè la Lupa, perciò la rappresentano per macchina negli spettacoli, la quale l'anno 1582 l'eressero ancora in una Colonna dirimpetto alla sopraddetta Chiesa. Molte sono le sfarzose comparse di queste Contrade, tra le quali quelle del 1546 che messe in campo 66 giovani vestiti in Livrea bianca, e nel 1599 che rappresentò Marte, e Venere accompagnati da Saturno, del che ne riportò il Premio. Ottenne pure un altro Premio nel 1601 e nel 1650 nella venuta in Siena de' Serenissimi Principi comparve con 60 Uomini, che accompagnavano un Carro, sopra del quale era Marte, Venere, e Vulcano che co' suoi Ciclopi batteva sopra d' un'ancudine, e in faccia del medesimo Carro v'era una Lupa, e Remolo, e Remo, che l'accarezzavano.
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Dalla Parrocchiale di S. Stefano piglia nome la Contrada, così detta, dalla qual Chiesa s'estende a mano destra per la strada principale fino a Casa Francesconi, dove volta, e occupa tutto il Poggio di S. Prospero, dove presentemente è la Fortezza, fa per arme campo bianco con lista nera a traverso, simile a quella della Fameglia Ghiazzani, quale aveva l'juspadronato di detta Chiesa per averla fondata.
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S. Vincenti occupa dalla Chiesa, così detta, tutta la strada di Campansi fino in Monte Guathiano, poi per Piazza Paparoni ritorna alla detta Chiesa Parrochiale di S. Vincenti; fa per arme campo rosso con lista bianca con dentellini rossi.
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L'anno 1516 rappresentorno queste Contrade sopra d'un gran Carro un Leone, come scrive Sigismondo Titio, il quale cosi parla, Leo aureus ingens posterìoribus innixus pedibus rectus incedebat, et ne videretur Florentinorum Insigne stellam Pecciorum in manu gestabat nè è di maraviglia, perché i Pecci nel 1440 abitavano in quella Contrada, e usano nel loro scudo il Leone rampante d'oro con stella sopra una branca, privilegio concesso loro da Sigismondo Imperatore.
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La contrada della Magione, dalla strada accanto alla Chiesa di S. Pietro, arriva alle mura della Città, dove per la strada di Ficareto, che v'è la Madonna di Fonte Giusta, dove era la Porta di Pescaja, passa per la strada detta il Vicolo di Carlo V accanto a S. Vincenti, e poi per Piazza Paparoni arriva in Monte Guathiano fino alle mura della Città, accanto alla Porta Camollia, e qui da man sinistra ritorna alla Magione, fa per scudo in campo bianco una sbarra rossa.
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La Contrada di S. Bartolomeo s'estende poco, poiché prima occupava la Castellaccia fuori della Porta Camollia nella strada Francigena, la quale nell'ultima guerra di Siena fu distrutta, vi rimangono solo quelle Case, che dalla Chiesa Parrocchiale di detto Santo a man destra sono ancora in piedi, fa per Arme due branche di Leone nero con unghie rosse in campo bianco.
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Fin dal 1516 costumarono queste due Contrade comparire con macchina distinta da un'Istrice, e nel 1546 comparvero con 70 Uomini vestiti onoratamente di Pavonazzo, e giallo, sotto il Capocaccia Pompeo Paccinelli, e l'insegna loro era a liste bianca, e nera con croce rossa portata da Giulio Venturi. In altri tempi poi ha dato a vedere al Popolo più spettacoli, tra' quali ne vengon descritti alcuni del 1581 con particolar relazione da Evandro Benvoglienti.
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S. Donato da Montanini occupa le case dal Palazzo Buoninsegni incontro a' Francesconi sempre a mano destra per la strada della Posta, fino al second'Arco de' Rossi, dove volta nella strada di dietro, detta de' Galli, e rimbocca nella strada dritta all'Arco de' Malavolti, accanto alla Chiesa di S. Maria della Neve, fabbricata da Casa Cinughi a capo Vallerozzi; fa per arme campo a quartieri d'oro, e sopra un Drago.
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S. Egidio dal Poggio Malavolti s'estende fino in Campo Regio, e poi a S. Antonio in Fonteblanda, dove per la strada della Sapienza ritorna nel Poggio Malavolti, nel quale adesso vi sono le Cappuccine; fa per Arme campo a quartieri d'oro, e rossi con S. Egidio sopra.
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Le due Contrade sopradette sotto la Macchina d'un Drago compariscono agli spettacoli, qual Drago presero dalla Contrada di S. Donato Montanini, che sempre l'usò a memoria di S. Caterina Benincasa, della qual fameglia è un Drago per iscudo. Trovasi tal Macchina fin dall'anno 1494 nel qual tempo fece comparsa a un giuoco di Pugna. L'anno 1546 comparvero in Piazza queste Contrade in numero di 64 vestiti in livrea di raso giallo, siccome era gialla ancora l'Insegna, e conducevano un Carro tirato da più Ninfe, sopra il quale era un Drago, che a' piedi del Palazzo della Signoria gittò molti fuochi artifiziati. Nel 1650 rappresentò Èrcole in atto d'uccidere il Drago, che stava alla custodia del Giardino dell'Esperidi, quale invenzione sopra d'un gran Carro vedeasi, che farebbe mio pensiero di descriverla tutta, ma per non troppo diffondermi lasciare alla curiosità del Lettore il poterla vedere nella Relazione di detta Festa descritta da Guglielmo Palmieri, solo dirò, che servivano per accompagnatura a questa comparsa 60 Persone vestite alla Moresca.
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L'intera Crociata di Fonteblanda si nomina la Contrada di S. Antonio Abbate; s'estende dalla Chiesa Parrocchiale di detto Santo dalla parte di sopra fino alla strada delle Terme, ora dell'Arte della Lana, e da quella in faccia fino in Diacceto, e di sotto fino alla Porta Fonteblanda, fa per Arme campo rosso con due liste d'oro, e due Palle d'oro con S. Antonio sopra.
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In ultimo porremo la contrada di S. Pellegrino, che dalla detta Chiesa Parrocchiale occupa tutta la strada delle Terme, detta dell'Arte della Lana, fino alla Sapienza, fa per Arme Croce rossa in campo bianco con due piccoli scudi, in uno l'Arme del Comune, nell'altro quella del Popolo.
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Queste due Contrade unite insieme rappresentano una Macchina distinta da un'Oca, acclamata per Insegna per la moltitudine dell'Oche, che gli Abitatori commodi all'acque allevavano per quelle Contrade. Questa Macchina d'un Oca è antica fin dal 1536 quando comparve in Piazza a una Caccia di Tori, e dopo terminata la festa, venne in contesa, e poi all'armi colla Giraffa. L'anno 1546 comparve con 130 Giovani vestiti d'abito incarnato con banda verde, e l'Insegna era tutta verde con fregio d'oro, dentrovi un'Oca d'argento, e conducevano una gran macchina in forma d'Oca bianca. L'anno 1650 condusse un Carro, sopra del quale era Glauce famosa Cantatrice del Re Tolommeo d'Egitto, che col suo leggiadro canto fece innamorare l'Oca, ed era accompagnato da molti Cantori, Sonatori, e Ninfe superbamente vestite, del che ne riportò un ricco Premio. Molte sono le feste, che ha dato a vedere al Popolo questa Contrada, come fu l'anno 1673 che fece vedere una gran Macchina di fuochi artifiziati in segno di allegrezza per la Vittoria ottenuta. La Gioventù di queste Contrade è stata sempre la milizia più valorosa, che abbia servito la Republica di Siena, e particolarmente nella guerra di Camollia l'anno 1526 dove fu cinta d'assedio la nostra Città da' suoi Fuorusciti, ajutati, e fomentati da molte potenze Italiane, che in tale occasione messe in arme 900 Uomini, che furon principal motivo di quella segnalata Vittoria. Per la devozione particolare, che sempre dimostrarono queste Contrade verso la nostra Santa Concittadina Caterina, fu loro dal Publico conceduto l'Oratorio fabbricato dal medesimo l'anno 1465 in onore di detta Santa, dove appunto avea Bottega di Tintoria Jacomo Benincasa Padre della medesima.

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