Enciclopedia Treccani (di Marco Catucci - Dizionario Biografico degli Italiani)
Nacque a Buonconvento il 9 settembre 1675. Le scarse notizie biografiche sono ricavabili principalmente dall’epistolario di Uberto Benvoglienti conservato alla Biblioteca comunale di Siena. Ventenne, fu cooptato nell’Accademia dei Fisiocritici (25 aprile 1695); nella circostanza recitò un’orazione in lode di s. Giustino, protettore dell’Accademia. A Siena, probabilmente, si laureò e prese gli ordini (Girolamo Gigli nella Scivolata ricorda che l’abate Nelli «studiò ben di critica e ogni soda scienza»: Poesie di eccellenti autori toscani..., 1760, p. 67). Il 4 gennaio 1704 entrò nella colonia senese d’Arcadia, fondata all’interno dei Fisiocritici, con il nome di Filandio Areio.
Fu a Roma per la prima volta nel 1702. Per il carnevale del 1709 gli Accademici Rozzi di Siena recitarono «La serva padrona», sua prima commedia di cui si abbia notizia. Nello stesso anno si stabilì a Roma, dove rimase fino al 1716 come precettore del principe Filippo Strozzi. Nel 1710 i Rozzi misero in scena gli Amori tra gli sposi non conosciuti e l’anno successivo Il Pasquale, rifacimento dell’École des filles di Jacob de Montfleury. Ritenuta perduta, la commedia fu edita per la prima volta da Antonio Di Preta con l’attribuzione a Gigli (Firenze 1973) e in seguito correttamente restituita a Nelli (Strambi, 1992).
Dando conto a Benvoglienti del suo adattamento, Nelli evidenziò le cautele imposte alla scrittura teatrale dall’ambiente retrivo e bigotto: «Io ho cambiato il titolo, ed alcune altre particolarità per offender meno che fosse possibile le orecchie pur troppo scrupolose di alcuni, che vorrebbono sentir nominar vizio alcuno, o pure insegnamenti non buoni nelle Commedie, benché del tutto riprovati, ed in bocca di persone, che non fanno autorità, per essere, e dichiarate di carattere biasimevole, e da non immitarsi; la qual stitichezza, o per meglio dire ignoranza non si può mai accordare colle regole della buona Comica» (Siena, Biblioteca comunale, Epistolario Benvoglienti, E.IX.8, c. 58r).
Grande ammiratore di Terenzio (una delle sue migliori commedie ha per titolo Il tormentator di se stesso), più volte si intrattenne con Benvoglienti sul progetto, mai realizzato, di intraprendere una traduzione dell’autore latino arricchita da note e osservazioni. Tra le sue prime commedie va annoverato anche Il viluppo, ovvero il matrimonio per astuzia, da La fille de bon sens di Jean Palaprat. Il 5 febbraio 1714 venne recitata al Seminario romano La serva padrona, rimaneggiata dall’autore per la rappresentazione in collegio e provvista di intermezzi con balli di Bernardino Toretti. Il copione fu stampato a Roma, anonimo e senza data, da Gaetano Zenobi. Nel 1716, con il nuovo titolo I ripieghi amorosi, fece rappresentare a Roma Il Pasquale, già recitato a Siena, inserendovi le maschere di Pulcinella e del Dottore per le insistenze degli impresari, poiché «in questo paese non piacciono le commedie senza la caricatura di due o tre maschere di differente carattere, e linguaggio» (Epistolario Benvoglienti, E.IX.12, c. 89r). Sempre agli anni romani si può far risalire Gli allievi di vedove, opera assai singolare sia per la qualità dei personaggi (sei fanciulli e tre adulti), sia per il finale inaspettatamente tragico. Sicuramente successiva – vi sono menzionati due attori presenti in diversi ruoli nella precedente commedia – è Il geloso in gabbia, di ambientazione romana.
Seguendo il principe Strozzi, nel 1720 si trasferì a Firenze. Nel 1724 ritornò a Siena, trascorrendo parte dell’anno nella villa di Castellina in Chianti, vicino a Fonterutoli, dove mise in scena le nuove commedie, tra le quali La moglie in calzoni, composta nell’autunno 1727, e I vecchi rivali, rappresentata a Siena dagli Rozzi nel carnevale del 1729. Nello stesso anno, all’insaputa dell’autore, La serva padrona fu stampata a Cremona e a Bologna sotto il nome di Giovan Battista Fagiuoli, sulla base del testo riadattato per la recita al Seminario romano.
Qualche chiarimento sull’originale composizione della commedia è in una lettera a Benvoglienti, in cui Nelli fornisce l’elenco dei personaggi nell’allestimento dei Rozzi e nel riadattamento romano. Originariamente i personaggi erano solo otto, nel rifacimento se ne aggiunsero quattro (Epistolario Benvoglienti, E.VIII.1, c. 295).
Nel 1731 Marescandoli di Lucca stampò il primo tomo delle Commedie, comprendente La serva padrona, La moglie in calzoni e I vecchi rivali. Nel 1732 La serva padrona fu portata in scena a Firenze al teatro del Cocomero. Ancora negli anni Trenta e Quaranta si rappresentarono al collegio Nazareno degli scolopi in Roma, adattate per la recita degli studenti, alcune commedie originariamente destinate agli Accademici, come La Serva padrona, o alla rappresentazione a Castellina, come I vecchi rivali e La moglie in calzoni. Il 22 marzo 1733 fu deputato dai Fisiocritici a organizzare l’accademia funebre in onore di Benvoglienti, che si svolse il 27 settembre dello stesso anno.
Nel 1734 lo stampatore cremonese Pietro Ricchini procurò una nuova edizione de I vecchirivali, testimonianza del discreto favore riscosso dal teatro di Nelli in Lombardia. Nel 1735 furono rappresentate alcune sue commedie nella villa di Boffalora del conte Giorgio Giulini, al quale scrisse da Siena il 26 dicembre promettendogliene altre entro qualche mese, fra le quali una composta nella villeggiatura in Castellina di quell’anno. Nell’estate 1738, di nuovo a Roma, inviò alcune commedie al senese Luigi Bossi, corrispondente di Giulini.
Nel 1744 diede alle stampe a Torino La grammatica per insegnare ai giovinetti la lingua toscana, nella quale si fa cenno anche a una sua grammatica latina «che da ottimi professori di detta lingua è stata giudicata profittevole» (p. VI). L’edizione delle Commedie riprese invece solo negli anni Cinquanta, quando Francesco Rossi di Siena, subentrando a Marescandoli, pubblicò i tomi II-V degli otto previsti: Gli allievi di vedove, Le serve al forno, Il geloso in gabbia (II, 1751); La suocera e la nuora, Ilforestiero in patria, Il tormentator di se stesso (III, 1755); La dottoressa preziosa, L’amante perdisprezzo, Il geloso disinvolto ovvero Il geloso in maschera (IV, 1756); Il viluppo, ovvero Il matrimonio per astuzia, Il faccendone, L’astratto (V, 1758). Un’edizione milanese delle Commedie, con gli stessi titoli, fu procurata dallo stampatore Giovan Battista Agnelli nel 1762. Altre commedie (Il misantropo disingannato, Il cercatore di tesori,La creduta schiava, Gli sposi travestiti,Il mondo alla rovescia) e una tragedia in versi, Il Pompeiano, mai date alle stampe, sono da considerarsi perdute.
Il 29 aprile 1759, con l’elezione di Sallustio Bandini a principe dell’Accademia dei Fisiocritici, fu nominato assessore. Il 12 settembre 1759 recitò in Accademia un Discorso esortativo a comporre anco in filosofia morale; il 7 settembre 1760, deputato dai Fisiocritici, lesse la prolusione per l’accademia funebre in onore di Bandini.
Morì a Siena il 21 gennaio 1767. Rivestito dell’abito clericale fu sepolto nella chiesa dei padri del Carmine.
Tradizionalmente la critica, considerandolo un modesto imitatore di Molière e precursore di Goldoni, ha visto nella sua produzione teatrale, accomunata a quella di Gigli e Fagiuoli, il tentativo non riuscito di operare quella riforma della commedia che sarebbe stata portata a compimento solo dal commediografo veneziano. Gli studi più recenti si sono invece soffermati sugli aspetti linguistici peculiari del suo teatro. Manca ancora, tuttavia, un’indagine complessiva sulle componenti più specificatamente teatrali di una produzione drammaturgica tuttora pienamente godibile e varia – spesso ricca di interessanti spunti metateatrali – sempre dignitosa e con non rari esempi di notevole qualità e spessore.
A Nelli viene anche generalmente attribuita, a partire dall’Ottocento (Poggiali, 1813, II, p. 246), la cura e il completamento del Vocabolario cateriniano interrotto da Gigli nel 1717 alla voce raguardare: l’edizione completa fu stampata senza indicazione di anno a Lucca, ma con falso luogo di Manilla nell’Isole Filippine, certamente dopo la morte di Gigli. L’assenza di manoscritti rende difficilmente determinabile la natura, il peso e la qualità degli interventi di Nelli sui materiali lasciati da Gigli. Non ancora segnalata, salvo errore, è la testimonianza coeva di Giovanni Antonio Pecci nell’Indice degli scrittori senesi (Siena, Biblioteca comunale, A.VII.35, c. 121r), che menziona un manoscritto di Nelli contenente la continuazione del Vocabolario insieme con diverse sue composizioni poetiche. Una postilla specifica che l’edizione di Manilla fu stampata a Lucca da Filippo Maria Benedini nel 1765.
Lettere di Nelli sono conservate alla Biblioteca comunale di Siena: Uberto Benvoglienti, Epistolario, E.VIII.1, c. 295; E.IX.8, cc. 42-81; E.IX12, cc. 97-100; Giovanni Girolamo Carli, Epistolario, E.VII.5, cc. 218-220; Giovan Claudio Pasquini, Epistolario, D.VI.12, c. 240. All’Archivio di Stato di Milano è conservata una lettera di Nelli al conte Giorgio Giulini (Giulini Araldica, cart. 40).