Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.
Pittore, xilografo e storico.
N. Murlo, 22/5/1895 - m. 28/3/1958.
Il Neri interruppe gli studi tecnici a cui la famiglia lo aveva indirizzato per dedicarsi all'arte, sotto la guida del pittore e incisore ascolano Adolfo De Carolis. Si presentò in seguito a varie esposizioni nazionali ed estere, riscuotendo sempre il favore della critica e soprattutto del pubblico.
Realizzò tutta una serie di quadri, affreschi e schizzi eseguiti con varie tecniche, di ottimo valore; degna di particolare menzione la raccolta di xilografie dei castelli del piacentino.
Visse quasi sempre nelle crete senesi, di cui, con la sua pittura, fu l'interprete insuperabile. Sposò una figlia di Achille Sclavo e, dopo la morte di questi, fu a capo del celebre Istituto Sieroterapico Sclavo, svolgendo, in quel ruolo, una proficua attività imprenditoriale.
Fu anche appassionato di editoria; fondò e diresse la Società Editrice Electa, specializzata in pubblicazioni d'arte, ancora oggi pienamente attiva.
Il Neri amò moltissimo Siena e collaborò anche a ricerche storiche e araldiche sulla città. Esemplare è la pubblicazione del monumentale volume «Il Palio di Siena» (ediz. 1958), realizzato in collaborazione con Giovanni Cecchini, per conto del Monte dei Paschi di Siena; l'opera è ancora oggi ritenuta tra le più documentate e precise sull'argomento Palio.
Non ultimo merito del Neri, inoltre, è quello di essere stato lo scopritore e il valorizzatore dello scultore contadino Alberto Sani.
Tratto dal sito della Contrada Capitana dell'Onda
“Di recente credo di aver scoperta l’anima di Siena”. Così Dario Neri agli inizi degli anni 40 del 1900 in una lettera all’amico Antonio Maraini. E non bastassero le numerose incisioni, le xilografie, il profondo legame con questa terra e l’amore per i primitivi (il Lorenzetti del Buongoverno in primis), sarebbero i molti anni trascorsi nella dirigenza dell’Onda, i quindici anni da capitano dal 1937 al 1952, la vittoria nel 1950, la cura e la realizzazione dei nuovi costumi della comparsa, un indimenticato volume sul Palio, a suffragare sufficientemente questa affermazione.
In una vicenda biografica caratterizzata da un tardivo approdo al mondo dell’arte a scapito di una iniziale formazione di carattere commerciale e tecnico, la sempre presente attrazione caratteriale di questo nativo di Murlo (1895) verso ambiti d’interesse molteplici, anche extrartistici, comunque orientati verso la tutela e la valorizzazione delle risorse del territorio, è dimostrata efficacemente dall’attività svolta fra il 1935 e il 1944 come amministratore dell’Istituto Sieroterapico e Vaccinogeno Toscano “Sclavo”, allora di proprietà della madre della moglie Matilde Sclavo.
Anni caratterizzati dall’impegno assiduo e quasi esclusivo a riorganizzare ed espandere l’attività industriale di un’azienda che sotto la sua guida si porrà ben presto all’avanguardia nel settore, ma anche dalla fine di quell’intensa attività di incisore utilmente intrapresa sotto la guida di Adolfo De Carolis a Bologna nel corso degli anni 20 del 1900, seguendo la traccia lasciata da quattrocentisti e cinquecentistì, e proseguita con successo attraverso numerose realizzazioni eleganti e di grande effetto.
Al suo posto la ricerca insistita di un percorso pittorico personale, di un legame più forte e duraturo con la terra delle sue origini perseguita dall’amata tenuta di Campriano, ma soprattutto un’ intensa attività amministratrice: Commissario prefettizio al Comune di Murlo fra il 1938 e il 1941, direttore del senese Istituto d’Arte fra il 1939 e il 1943, membro della Consulta Municipale per le Belle Arti, della Commissione Edilizia, Presidente della Commissione Provinciale per la Tutela del Paesaggio, dal 1951 infine membro della Deputazione Amministratrice del Monte dei Paschi.
Solo digressioni comunque all’interno di un’attività artistica che lo vide protagonista in numerosissime rassegne in Italia e all’estero e che nel dopoguerra lo spinse, in un’utile sintesi di mentalità imprenditrice e artistica, a rilevare la proprietà della casa editrice fiorentina Electa, indirizzata, dopo le prime esperienze giuridiche, verso la pubblicazione di raffinati testi d’arte. Mangia d’oro nel 1954, Dario Neri muore improvvisamente a Milano nel 1958.