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Novellette di San Bernardino

Tratte da: G. Carabba editore - Lanciano, stampa 1916

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L'infermo

Se uno fusse infermo, e avesse la febre, elli ha chi il serve, e dirà al suo servo o alla sua fante: "Doh, dammi un poca d'acqua per bere, ch'io ardo." Il buono fante e la fantesca dirà: "Io non voglio darvene, imperocché ella vi farebbe grandissimo male." Elli pure ne richiede, e essi non ne li vogliono dare. Viene egli e dice: "Per certo, se io mi rilevo, io vi cacciarò." Eglino hanno pazienzia alla ingiuria (che questo lor signore lo' dice; che certamente ellino ricevono ingiuria), che ellino sono bastemiati dal loro signore, e tuttavolta gli fanno bene. Viene costui e chiede alla sua donna; e ella che è tènara, va' e sí ne li dà; e per questa acqua elli il fa peggiorare. Chi gli ha fatto meglio, o la donna sua o la fante? Pure la fante, che non ne li volse dare, perché la donna fu cagione di farlo stare sei mesi piú che non sarebbe stato, e dalla fante non rimase che egli non guarisse di subito, sí che tu donna facesti male a darneli, e tu fantesca facesti bene a non darneli. E sai che ne interverrà? Che quando il segnore sarà guarito, elli vorrà meglio alla fante che non gli die' dell'acqua, che se glie n'avesse data. E dicele piú ancora: "Se tu me n'avessi data, io avevo cattivo pensiero di te: a quella m'aveggo che tu m'hai voluto bene." E alla sua donna dirà: "Tu fusti cagione di farmi istare il male piú addosso che non mi sarebbe stato." "Oh, tu me ne chiedesti!" E colui può dire: "Tu vedevi bene ch'io chiedevo quello che mi faceva male: non me ne dovevi dare."

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