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Rime di Cecco Angiolieri

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XCVIII - Tant'abbo di Becchina novellato

Tant'abbo di Becchina novellato
e di mie madr'e di babbo e d'Amore,
ch'una parte del mondo n'ho stancato;
però mi vo' restare per migliore,


ché non è sì bel giuoco tropp'usato,
che non sie rincrescente a l'uditore,
però vogli'altro dir, che più m'è 'n grato,
a ciascuno che porta gentil core.


E ne la poscia' muta del sonetto
i' vi dirò tutto ciò ch'i' vo' dire,
e, chi lo 'ntende, sì sie benedetto:


ch'i' dico ch'i' arrabbio di morire
a veder ricco chi de' esser bretto,
vedendo bretto chi dovrìe gioire.

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