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TINO DI CAMAINO (Siena 1280 - Napoli 1337)

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Tratto dal sito www.storiadellarte.com

Tino di Camaino nacque a Siena 1280 circa. Figlio dello scultore e architetto Camaino di Crescentino, si formò alla scuola di Giovanni Pisano. Le sue opere sono a metà tra le forme statiche e plastiche della tradizione, e il dinamismo lineare del maestro Giovanni Pisano.

Durante la sua carica di capomastro al duomo di Pisa eseguì il Monumento funebre per l'imperatore Arrigo VII, nel 1315. Probabilmente, sempre a questo periodo appartiene la Madonna in trono di Santa Maria della Spina.

Nel Monumento funerario del Cardinal Petroni, che si trova nel duomo di Siena, le parti più notevoli sono la figura del giacente e le cariatidi sottostanti, che differiscono notevolmente dalle altre parti dell'opera che risultano più leggere rivelando l'evidente traccia dell'arte senese.

Intorno al 1320 e il 1330, l'artista si trasferì a Firenze dove eseguì il Monumento funerario del vescovo Orso che oggi però è smembrato. Singolare risulta la figura del vescovo Orso rappresentato morto, ma seduto, con un modellato che da un senso di pesantezza e con vesti preziosamente ricamate.

Tino di Camaino si trasferisce a Napoli intorno al 1323, dove lavorò Tomba di Caterina d'Austriacome architetto alla certosa di San Martino e castel Sant'Elmo e come ingegnere per l'allargamento dell'arsenale e del porto.

Tra le opere che eseguì in questa città vi sono: la Tomba di Caterina d'Austria che si trova nella chiesa di San Lorenzo Maggiore, il Sepolcro di Maria d'Ungheria che si trova in Santa Maria Donnaregina, il Monumento del duca di Calabria e il Monumento di Maria di Valois che si trovano in Santa Chiara.

L'artista morì a Napoli nel 1337.


Tratto da "Senesi da ricordare" di Marco Falorni.

Scultore e architetto

N. Siena, 1280 circa - m. Napoli, 1338 circa

Figlio dello scultore Camaino di Crescentino, Tino fu allievo del padre e anche direttamente di Giovanni Pisano.

E' considerato a ragione il più importante scultore senese del sec. XIV, o comunque, il più valido seguace di Giovanni Pisano insieme a Lorenzo Maitani; come quest'ultimo, però, in antitesi con le forme potentemente drammatiche di Giovanni, oppose la sua arte pacata e serenamente contemplativa.

Nel periodo giovanile Tino dovette lavorare per il Duomo di Siena, prestando la sua opera per l'architrave del portale maggiore della facciata, nel 1304 circa. Dal 1306 circa, probabilmente al seguito di Giovanni Pisano, il Nostro fu a Pisa, dove gli viene attribuita la Cappella di San Ranieri nel Duomo della stessa città.

Il suo nome, tuttavia, comparve ufficialmente soltanto nel 1312, su di una iscrizione posta su un Fonte Battesimale per la Cattedrale pisana, andato poi parzialmente distrutto, e di cui restano alcuni frammenti nel Camposanto e nel Museo di Pisa. In questo periodo Tino dovette probabilmente collaborare anche alla edificazione del pergamo del Duomo.

Nel 1313 circa realizzò una statuetta raffigurante la «Madonna in piedi col Bambino», attualmente nel Museo Civico di Torino, opera ancora molto influenzata dallo stile di Giovanni Pisano, da cui Tino seppe tuttavia allontanarsi nel periodo immediatamente seguente. Egli realizzò infatti, con stile maturo e personale, nel 1315 circa, il complesso di sculture che il Comune di Pisa gli aveva affidato per onorare la memoria dell'Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, che era da poco morto a Buonconvento, nei pressi di Siena.

Tino, assolse assai bene l'incarico, eseguendo il celebre monumento sepolcrale di Arrigo nel Duomo di Pisa, e l'altrettanto celebre gruppo di statue raffigurante «L'Imperatore Arrigo VII con quattro suoi consiglieri» nel Camposanto della stessa città.

Nel 1315 Tino veniva menzionato anche come Capomaestro del Duomo di Pisa, ma, nello stesso anno, se ne andò improvvisamente dalla città; da buon patriota, infatti, egli si unì all'esercito dei guelfi senesi che si scontrò con quello dei ghibellini pisani nella battaglia di Montecatini del 29 agosto 1315. Tornato a Siena, Tino lavorò per il Duomo, alle dipendenze del padre, e, insieme con questi, nel 1317-18, eseguì la stupenda tomba del Cardinale Riccardo Petroni.

A Siena Tino eseguì probabilmente anche varie sculture per la parte inferiore della facciata del Battistero di San Giovanni, a cui peraltro lavorò certamente per la progettazione dell'interno, nonché alcune sculture oggi conservate nel Museo dell'Opera del Duomo. Al periodo senese, forse al 1319 circa, dovette appartenere anche la realizzazione della tomba del Patriarca di Aquileia Gastone della Torre, morto a Firenze nel 1318, opera oggi conservata nel Museo di Santa Croce a Firenze.

Nel 1320 Tino fu Capomaestro del Duomo di Siena, ma, nello stesso anno, si recò a Firenze. Nel Duomo di questa città, nel 1321, eseguì il monumento sepolcrale del Vescovo Antonio d'Orso, noto personaggio politico di parte guelfa. Questo monumento si segnala per la notevole suggestione che emana, e per il magnifico e plastico bassorilievo sul fronte del sarcofago.

A Firenze, Tino eseguì anche altri importanti monumenti. Ricordiamo, tra l'altro, la celebre «Madonna Sedes Sapientiae» conservata nel Museo Nazionale del Bargello, e varie statue attualmente presso il Museo dell'Opera del Duomo della città. Nel 1321-23 eseguì anche la bellissima statua della «Carità», di provenienza ignota, oggi presso il Museo Bandini di Firenze. Ricordiamo anche che varie statue di Tino sono conservate pure nei Musei di Francoforte sul Meno, Londra e Washington.

L'ultimo e più fulgido periodo di attività dello scultore si svolse tuttavia a Napoli, dove egli si recò nel 1323. Nelle opere napoletane, eleganza sinuosa di linee e saldezza costruttiva raggiunsero il loro più armonioso equilibrio; in esse appare pienamente l'ideale di serena classicità di Tino, particolarmente nei volti delle statue, modellati con lineamenti pacati e bellissimi. Tino ebbe anche il merito di creare a Napoli una eccellente scuola di scultura, con decisiva influenza sulla locale arte gotica successiva, contribuendo così, grandemente, a diffondere lo stile senese in tutta l'Italia meridionale.

Nel 1325-26 Tino realizzò il grandioso mausoleo della Regina Maria di Ungheria, madre del Re Roberto e morta nel 1323, situato nella Chiesa di Santa Maria Donnaregina a Napoli. Quest'opera, in cui il linguaggio gotico si sposa in maniera particolarmente felice ad un sereno ideale di bellezza classica, è da considerare, oltre che il capolavoro dell'autore, anche una delle massime realizzazioni nel campo dei monumenti funebri del sec. XIV.

Altri monumenti sepolcrali di notevole importanza del periodo napoletano sono da considerare la tomba di Maria di Valois nella Chiesa di Santa Chiara, e la tomba di Caterina d'Austria, nella Chiesa di San Lorenzo Maggiore, della quale, peraltro, probabilmente, Tino non compose la struttura architettonica, ma soltanto le sculture. Tino svolse a Napoli anche una notevole attività di architetto. Tra l'altro, fu Capomaestro della Certosa di S. Martino, e attese anche alla costruzione della Certosa di Trisulti, del castello di Belforte, oggi detto di Sant'Elmo, del ponte di Castel Nuovo.

Sopraintese pure all'esecuzione di un ciclo di affreschi in una Cappella di Castel Nuovo, incarico che era stato svolto, precedentemente, anche dal celebre Giotto di Bondone. Ricordiamo ancora il suo contributo ai lavori di ampliamento dell'arsenale e del porto di Napoli. Prima di morire, Tino, nel periodo 1332-37, realizzò anche le splendide tombe del Duca Carlo di Calabria e di sua figlia, entrambe nella Chiesa di S. Chiara a Napoli.

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